Gli italiani in cima al Col di Lana

8 novembre 1915

Il gen. Carpi (comandante della 18ª Divisione) sollecitava il t.col. Garibaldi in data 1 novembre affinchè venisse completato il possesso del Col di Lana e "profeticamente" aggiungeva: "Sempre avanti e credo che questa volta faremo proprio sventolare il tricolore lassù ... L'ha pronto un bandierone grande ... grande? Però se ci andiamo bisogna starci, magari in caverna ... ci pensa che figura si farebbe a tornare indietro?" Il 2 novembre il Garibaldi risponde e delinea in dettaglio il piano dell'azione decisiva che prende avvio il giorno 7; assieme all'azione principale ne vengono eseguite anche sui fianchi. Sul Costone di Salesei le truppe vennero accolte a colpi di shrapnell e di conseguenza vennero rallentate così come i reparti del 92° Basilicata che attaccavano la linea Corte - Sief. Sul Costone Castello due compagnie del 52° Alpi vennero arrestate dal terreno gelato. A destra dell'ex fortino austriaco, un battaglione del 3° bersaglieri (t.col. Grifeo) attese oltremodo di iniziare il movimento verso il Vallone del Sief. Così ricorda il Mezzetti:
"Il reggimento sostava in attesa che altri reparti compissero azioni che non conoscevamo. Dal nemico non subivamo molestie, nè potevamo dargliene. Cecchini invisibili colpivano spesso quanti di noi dovevano attraversare i canaloni che solcavano, con zone scoperte, i boschi nei quali eravamo appostati. Il vero nemico però era il freddo, contro il quale non eravamo equipaggiati e difesi e che c'inflisse in congelamenti negli arti, assideramenti e ammalati perdite talmente gravi che il reggimento dovette, dopo sei giorni di questa vita, tornare a Salesei. Gli ammalati dalla media giornaliera di 50-60, salirono ad oltre 350 e toccarono i 390 e, a tale media, si mantennero per qualche giorno dopo che il reggimento fu rientrato agli accampamenti."
Il presidio austriaco di cima Lana era costituito da:
 comandante del presidio il cadetto Mischitz;
 1 plotone della 14ª/III Landesschützen;
 2 mitragliatrici dello sbarramento Buchenstein;
 1 mitragliatrice della sezione mitragliatrici della 1ª/III Landesschützen;
 1 ufficiale di artiglieria, 1 cadetto di artiglieria e 2 artiglieri;
 12 uomini della 7/14ª compagnia zappatori;
 10 pionieri del 3° Kaiserjäger.
Gli obici italiani da 210 iniziarono la loro azione alle 9 per terminarla verso le 11.30; poi per un'altra ora spararono cinque batterie da campagna. Sotto questa copertura di fuoco avanzarono alcuni plotoni del III/60° Calabria: alle 11 il 1° plotone (s.ten. Romualdi) preceduto dalla pattuglia del serg. Corna, si inerpica lungo la cresta rocciosa, seguito di rincalzo dal 3° (s.ten. Rao). Il 2° ed il 4° plotone si spostarono a loro volta sulle posizioni occupate in precedenza dagli altri due plotoni. Il comandante di compagnia (cap. Sacchetti) aveva fatto costruire tracce di sentiero in modo da facilitare l'avanzata. La pattuglia di punta giunse alle 12.05 sotto la trincea austriaca che sbarrava il Costone di Agai ed iniziò il taglio dei reticolati. Alle 12.15 giungeva il resto dei due plotoni mentre gli altri due si appostavano a 150 metri dalla vetta. Gli austriaci vennero sorpresi dall'improvviso attacco e dopo una breve resistenza si arresero: 48 prigionieri e 20 fuggiaschi.

Garibaldi
Disegno di A. Beltrame per la conquista di Cima Lana (Arch. Morell)

Gli italiani disposero subito per il rafforzamento della posizione: il 3° plotone (s.ten. Rao) venne inviato sul cocuzzolo avanzato per trincerarsi di fronte al Sief. Già partono i primi fonogrammi di congratulazioni. Il gen. Carpi scrive al t.col. Garibaldi: "Mi compiaccio con Lei e con le sue truppe, che lo hanno così brillantemente coadiuvato nell'azione odierna, cui, per la gloria d'Italia, non poteva essere dissociato il suo nome."
Il comando austriaco ordina a tutte le artiglierie disponibili (agli ordini del t.col. von Glasser erano a disposizione 2 cannoni da montagna vecchi e 4 moderni, 16 cannoni da campagna moderni, 2 cannoni da 80, 6 obici da campagna moderni, 2 obici corazzati da 100, 6 cannoni da 120, 9 obici da 150 moderni, 2 mortai da 150, 2 da 240, 1 da 305 per un totale di 51 pezzi) di concentrare il fuoco sulla posizione perduta ed affida l'incarico di rioccupare la cima al V/III Landeschützen del cap. Valentini. Il bombardamento durò dalle 16 alle 18 dopodichè iniziò l'attacco. Il presidio italiano sulla vetta era costituito dalla 10ª/60° Calabria (cap. Falzarappa) che era stata inviata lassù verso le ore 16 ma era giunta alla spicciolata e lamentando numerose perdite. Verso le 20, il cap. Falzarappa, resosi conto dell'entità del contrattacco, schierava le truppe sulla cresta di q.2414 ed inviava il s.ten. Bernini al comando di battaglione per chiedere rinforzi. Inoltre chiamò il s.ten. Bonaguidi con un plotone della 9ª. Durante una pausa nel fuoco austriaco, ordina al s.ten. Garzonotti di prendere collegamento col s.ten. Rao (q.2464) ma questi non fece mai ritorno. Nel frattempo giungevano due plotoni di rinforzo (serg. Pirotti e s.ten. Bonaguidi). Un altro attacco austriaco venne respinto. Alle 24 giunge di rinforzo anche il plotone del s.ten. Raineri, ed alla spicciolata giunsero uomini delle diverse compagnie con il s.ten. Lupi; all'alba giunse il serg. Grassini con venti uomini della 9ª ed il s.ten. Rabagli della 10ª con altri trenta uomini. Nel frattempo lo sparuto drappello del 52° (ten. De Amicis) che stava sulla vetta si dovette ritirare, pur cercando di mantenere il contatto con le truppe del Costone Castello.

Cima Lana
La cima del Sief vista da Cima Lana (Arch. Morell)

Contro questa difesa raffazzonata gli austriaci lanciarono una ineccepibile manovra a tenaglia. Due plotoni della 14ª compagnia (cad. Mayer) si erano mossi lungo la cresta che collega il Sief a Cima Lana. Sul lato opposto, lungo il pendio occidentale della montagna, al riparo del "Camminamento B", si apprestava a muoversi la colonna principale formata dalla 16ª del ten. Guggenberger. Alcune pattuglie della 15ª si erano appostate ai due lati del vecchio camminamento del Col di Roda con il compito di favorire l'avanzata. Il plotone Mayer alle 20.30 giunse al culmine del pendio e piazzata una mitragliatrice ed un fucile d'assalto con caricatore di 25 colpi (Muschette) coprì efficacemente il gruppo di Guggenberger permettendogli di rioccupare la cima del Col di Lana. Il presidio italiano ebbe circa 70 morti e 170 feriti contro 1 morto e 4 feriti austriaci. Questa la "giustificazione" del Mezzetti: "In effetti, anche dopo che gli austriaci ebbero ripresa la loro linea di resistenza, noi restammo aggrappati alla cima meridionale e, pertanto, sul tronco di piramide che forma il complesso da tutti chiamato cima del Col di Lana. Ciò spiega come potessimo affermare di essere sulla Cima del Col di Lana, mentre, e a più giusto titolo, gli austriaci, che occupavano la vetta estrema, potessero dirsene i padroni."

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