Secondo attacco italiano contro Burgstall e Seikofel

6 Settembre 1915

L'ultimo grande attacco italiano nella zona di Montecroce si verifica il 6 settembre e di diverso rispetto agli attacchi fino ad ora perseguiti si possono registrare tre aspetti principali:
1. lo scopo non è più lo sfondamento verso la Val Pusteria, ma piuttosto la conquista della linea avanzata austriaca, dal Roteck (Monte Rosso) a Cima Vanscuro
2. il maggiore impiego di fanterie
3. il minore utilizzo dell'artiglieria
Il gen. Nava aveva ordinato al gen. Piacentini (comandante del I Corpo d'Armata) la conquista della cresta montuosa di confine ad est del passo di Monte Croce; all'operazione vennero destinati i reggimenti 69° e 70° (brigata Ancona, col. Porta), 91° e 92° (brigata Basilicata, gen. Ferrero) e 55° (brigata Marche). Quindi la Ancona attaccherà con 12 compagnie la linea Burgstall - Seikofel, la Basilicata con 7 battaglioni la linea Roteck - Cima Vanscuro, mentre altre 6 compagnie rimangono a presidiare la linea avanzata a cavallo della rotabile che sta a cavallo del passo di Montecroce. La sede del Comando di Divisione è sulla Cresta di Vallorera. Lo schieramento austriaco è il seguente: 3 compagnie del Leibregiment sul fianco sinistro della Valle di Sesto, a cavallo della rotabile e sul Seikofel; 3 compagnie ungheresi di ciclisti ungheresi sul Roteck. Il resto della linea è difeso da Standschützen (2 compagnie sul Burgstall e sul Seikofel, tre sul Roteck, tre sulla Schöntalhöhe, due sulla cresta Schöntalhöhe - Eisenreich, tre sulla cresta Eisenreich - Frugnoni - Vanscuro). Il comando austriaco ha inoltre previsto l'attacco ed ha inviato tre battaglioni di rinforzo dalla bassa Val Pusteria. Complessivamente 33 compagnie italiane si lanceranno all'attacco di posizioni difese da 19 compagnie austriache, tedesche ed ungheresi, ma, nota il Berti "qualora si si consideri il terreno d'attacco straordinariamente arduo e la linea di difesa organizzata sul filo di una lunga cresta, un quantitativo di attaccanti meno che doppio di quello dei difensori non può apparire che numericamente oltremodo sfavorevole. [...] Passerà un mese e alla fine di settembre il generale Krafft von Dellmensingen [...] studierà un attacco contro le posizioni italiane del Col Quaternà. [...] Vi rinuncerà, riconoscendolo impossibile."
L'attacco principale fu comunque sferrato contro il Roteck.
Presso il Seikofel (Monte Covolo) alle 0.30 (alle 3 secondo Berti) gli artificieri italiani fanno esplodere dei tubi di gelatina per distruggere i reticolati per un raggio di una decina di metri. Fino alle 5 le due artiglierie si scambiano colpi, dopodichè scattano all'assalto i fanti italiani, ma il fuoco del presidio austriaco, supportato da mitragliatrici, lanciabombe ed anche lanciafiamme, stronca l'attacco italiano verso le 7. Alle 8 gli italiani chiedono una tregua per seppellire i morti, ma viene rifiutata. In zona Burgstall (Castelliere) si era frattanto svolto un altro combattimento nel corso del quale la 6ª/70° cercò di conquistare la posizione austriaca. Alle 4.30 esplodono due tubi di gelatina e subito dopo inizia il fuoco di fucileria e delle mitragliatrici postate sulla Gobba Grande di Popera. A circa 100 metri si palesano gli italiani che però vengono respinti fino al Weissbach (Rio Bianco) dalla 4ª compagnia bavarese e dalle mitragliatrici del s.ten. Brunner che lasciano sul campo 64 vittime e 154 feriti. Sotto la parete est della Croda Rossa è completamente fallita l'azione di concorso di altre due compagnie di fanti.

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