Nazione Forte Pian dell'Antro

Forte Pian dell Antro

Cenni storici

Sorge a nord dell'abitato di Venas di Cadore a quota 1050 m. I lavori iniziarono nel 1910 per finire nel 1914. Opera facente parte della Fortezza Cadore-Maè. Già alla fine del 1800, gli austriaci avevano riconosciuto nella zona di Venas e Vodo, uno dei punti deboli delle fortificazioni italiane. Le già esistenti opere di Col Vaccher, Monte Ricco e la Batteria Castello, non erano certo in grado di fermare un'infiltrazione da Cortina. Nel 1898 ci fu la prima proposta di una batteria corazzata a Pian dell'Antro ma il progetto rimase lettera morta. Per un certo periodo si pensò di dover scegliere quest'opera e quella di Monte Rite, ma poi furono approvati ambedue i progetti. Tuttavia allo scoppio della guerra, il fronte nord-ovest non presentava un notevole grado di resistenza, a causa dei ritardi nella costruzione del forte Rite. Il 23 maggio l'opera fu dichiarata in stato di difesa e il 25 in stato di resistenza. Come altri forti della zona, fu obiettivo di discutibile depauperamento di armamenti e munizioni varie. Il 7 novembre 1917 la popolazione di Venas e Cibiana, asportava parte dei generi alimentari del forte, mentre il resto veniva disperso dagli stessi soldati in fuga. Come gli altri forti del Ridotto Cadorino, anche questo non oppose quella resistenza che sarebbe stata auspicabile per il rallentamento del nemico. Tuttavia anche in questo caso non ci furono ordini precisi per una azione di fuoco valida, da parte dei comandanti. L'opera era comandata dal capitano Avogadro. Il complesso dell'opera è formato da una serie di costruzioni collegate tra loro da una rete di gallerie, postierle e camminamenti protetti. La struttura perimetrale dell'edificio è molto rifinita, tanto da costituire uno dei migliori esempi di architettura militare in Cadore. E' in muratura di pietrame e malta, con i sassi esterni lavorati a scalpello e sagomati nei fori delle porte e finestre. All'interno, muri e soffitti tirati ad intonaco a grezzo e fino. I solai del piano superiore con struttura portante in putrelle di ferro a forma di H. Tutte le stanze erano dotate di canna fumaria per il riscaldamento nella stagione fredda. Dalla caserma, percorrendo la galleria di collegamento (lunga 47,5 m), si raggiunge, in fondo sulla sinistra, la scala per cui si accede alla quota della batteria. Qui, al termine della rotaia, sulla destra, si trovava il dispositivo dell'elevatore dei proiettili: esso era del tipo manuale, con coppe portamunizioni in ottone, e portava le granate alla quota della successiva rotaia, servente le riservette della batteria. La batteria corazzata, a forma di U rovesciata (m 56 x 15-20 circa), presentava il fronte principale verso nord-ovest e si protendeva con il fronte di gola verso il piazzale retrostante con due avancorpi posti alle estremità. Una delle entrate alla batteria, oltre a sfogare sul corridoio retrostante i pozzi, conduceva ad un pianerottolo e quindi alla gradinata in galleria, lunga 16,50 m che serviva la postazione di mitragliatrice a scomparsa e l'osservatorio blindato, situati 9 m sotto la quota della batteria. Il corridoio dei pozzi (55 x 3 m) percorreva la batteria nella lunghezza complessiva e da esso si accedeva anche alle riservette che esistevano tra i pozzi. In un locale era ospitato il compressore manuale per le apparecchiature scacciafumo delle cupole. All'estremità del corridoio si dipartiva una galleria lunga 52 m che arrivava alla postazione blindata a scomparsa della mitragliatrice. Un complesso osservatorio-mitragliatrice a scomparsa, posto circa 30 m a sud-ovest della batteria, era accessibile sia dalla gradinata interna, sia dal camminamento esterno che dava sul rovescio. Era dotata di di due riservette di munizioni. A sud della batteria, a strapiombo sulla Val del Boite, proprio sopra la tagliata sbucavano le tre cannoniere delle postazioni per artiglieria in caverna volute per controllare la valle in direzione di Cortina. Le cannoniere erano collegate tra di loro da una galleria. Tra la caserma e la batteria, in prossimità della camera di manovra dell'acquedotto, si dipartiva infine una trincea tramite la quale si accedeva ad un pozzo rimasto incompiuto, probabilmente programmato per ospitare un osservatorio o una mitragliatrice blindata.

Armamento

4 cannoni da 149A su cupola corazzata girevole di tipo Armstrong di acciaio al nichelio con spessore di 140 mm equidistanti tra di loro
3 cannoni da 149G in postazione in caverna oltre a due mitragliatrici in postazione blindata a scomparsa.