Nazione Buttini Ernesto

Grado Sottotenente

Mostrina  2ª / XX / 3° Bersaglieri

Ritratto

Nato il 28 ottobre 1890 a Pontremoli (MS)

Morto il 9 luglio 1915 sul Col di Lana per un colpo alla fronte

Decorazioni

Decorazione Medaglia d'Argento

Dirigeva con calma ed energia il fuoco del suo plotone appoggiando efficacemente l'azione di altri reparti fortemente impegnati. Ricevuto ordine di ripiegare rimaneva ultimo sulla posizione ove cadeva colpito in fronte.
Col di Lana, 9 luglio 1915

Note biografiche (Archivio Franco Licini)

Ernesto Buttini nasce al numero 45 di via Garibaldi, a Pontremoli, in provincia di Massa Carrara, il 29 ottobre del 1890. Suo padre Odoardo è un trentatreenne, apprezzato nella sua città come farmacista, autore di testi specialistici pubblicati su varie riviste scientifiche. Sua madre, la nobildonna Cleofe Venturini, all'anagrafe si dichiara semplicemente "benestante". Quando battezzano il loro figlio nella chiesa dedicata a Santa Maria del Popolo, gli impongono i nomi di Ernesto, Venturino, Erberto. Cresciuto tra gli agi familiari, all'età di 24 anni Ernesto non si sottrae dal dovere di mettersi al servizio della Patria e frequentato il corso allievi ufficiali di complemento, col grado di sottotenente è inviato a Livorno al 3° Reggimento Bersaglieri. Inquadrato nella 2ª compagnia del XX battaglione, ancor prima della dichiarazione di guerra, raggiunge le Dolomiti nei pressi del Passo San Pellegrino. Dopo aver partecipato ai combattimenti contro le postazioni austriache di Cima Uomo ed il 18 giugno contro quelle del Passo delle Selle, il reparto del sottotenente Buttini scende a Cencenighe ed il 4 luglio, per Caprile, risale l'alta Val Cordevole per essere impiegato pochi giorni più tardi contro lo sperone del Col di Lana. Per due giorni le artiglierie hanno battuto le trincee nemiche ed i fanti, assieme agli alpini, si sono inutilmente sacrificati nel tentativo di conquistare le pendici di quel monte che si meriterà il nome di "Col di Sangue". Ora, a versare il loro tributo, sono chiamati anche i bersaglieri che, ammassati nel vallone di Larzonei, nei pressi di Livinallongo, la sera dell'8 luglio risalgono verso Salesei. Lì si uniscono all'8ª compagnia del 52° fanteria con la quale si lanceranno all'attacco. Con la 2ª compagnia bersaglieri anche il plotone del sottotenente Buttini si schiera sulla sinistra; alla destra si dispone invece la 6ª. Lungo il Costone di Agai i bersaglieri ed i fanti salgono verso le trincee di Ciadinei dove li attende il fuoco di due mitragliatrici e quello di tre plotoni di jäger bavaresi e di un centinaio di territoriali. Dopo l'assalto, il sottotenente Bertacchi scriverà a Ottorino, il fratello di Ernesto, raccontandogli i tragici avvenimenti: "Il giorno 9 di luglio una parte del battaglione per cause impreviste, restò isolato dal resto. [...] Restammo aggrappati alle pendici di un monte, vicinissimi al nemico, soggetti a tiri da tutte le parti. Per salvare noi, per impedire che il nemico ci sterminasse o ci facesse prigionieri, occorreva che da una posizione retrostante un reparto eseguisse un fuoco efficace contro le mitragliatrici e le trincee del nemico. Tale compito, di sua iniziativa, capì ed assunse Ernesto Buttini. Calmo, energico e sereno, tenne inchiodati sulla posizione i suoi uomini. A lui, a lui solo, alla sua calma, al suo coraggio, al suo sacrificio noi dobbiamo la vita. Ricordo ancora quei momenti tragici. Appiattato sotto un sasso fra il grandinare dei colpi udivo la voce metallica di Buttini che comandava il fuoco. Mi ricordo che lo chiamai, rispose. Gli gridai che non ci abbandonasse. Rispose:«Stai sicuro!». E tale risposta rianimò noi tutti e ci diede la speranza di salvezza. Io poi che lo conoscevo bene assicuro che, quando udii la voce di Buttini respirai e mi parve sicuro, non solo il nostro scampo, ma anche la riuscita dell'azione. Così, mentre salvava i suoi compagni, fra i suoi bersaglieri, sereno, calmo, splendidamente eroico, Ernesto Buttini è stato colpito da un proiettile avversario alla fronte. La morte è stata istantanea, non se ne deve essere nemmeno accorto. E' rimasto col suo sorriso sprezzante sulle labbra, col viso rivolto al nemico, bello; alla bellezza fisica si aggiungeva l'aureola della gloria. Là noi, dopo il combattimento, lo abbiamo raccolto. Lo abbiamo portato via con noi, con religiosa cura. La salma del nostro fratello è stata trasportata in Italia, a Caprile. Ora dorme là, nel tranquillo cimitero di montagna."
Fra bersaglieri e fanti, quel giorno hanno perso la vita 80 uomini, tra i quali, oltre a Buttini, il capitano Domenico Scarano. Un mese più tardi la salma di Buttini sarà traslata nella città natale ed il 9 agosto il Resto del Carlino riferirà la cerimonia funebre svoltasi nella cattedrale di Pontremoli: "Questa mattina nella nostra Cattedrale, presenti le autorità politiche, civili e militari, una rappresentanza del Reggimento del valoroso caduto, la musica «G. Verdi» ed il Circolo Giovanile Monarchico con bandiera e numerosissimo popolo si è celebrato un solenne funerale per il sottotenente Ernesto Buttini dei bersaglieri eroicamente morto sul campo della gloria. La messa è stata detta dal M. R. Can. Calocaccia. In fine fu impartita la benedizione al tumulo che si ergeva magnifico in mezzo alla cattedrale ai cui lati erano state poste una corona degli Ufficiali del 3° Reggimento Bersaglieri ed un'altra degli zii Signori conti Frio e Giovanna Venturini. All'intorno vi erano quattro carabinieri in alta uniforme."
Al sottotenente pontremolese Ernesto Buttini, caduto da valoroso alla testa dei suoi soldati, sarà conferita la medaglia d'argento.