Nazione Fabbri Augusto

Grado Tenente Generale

Mostrina  55° Brigata Marche

Ritratto

Nato il 18 maggio 1858 a Ravenna

Morto il 31 marzo 1940 a Roma

Decorazioni

Decorazione Ordine Militare di Savoia

Con grande perizia di Comandante preparņ accuratamente dapprima e diresse poi sapientemente le operazioni che condussero alla conquista di Monte Paterno, Oberbaken(*) e Sextenstein.
Paterno, Oberbaken(Val Fiscalina) e Sextenstein, 19 agosto 1915

Note biografiche (Archivio Franco Licini)

Prima della guerra

Augusto Fabbri nasce a Ravenna il 18 maggio del 1858. Intrapresa la carriera militare, nel 1882 e sottotenente nei granatieri e dopo aver frequentato la Scuola di Guerra entra nello Stato Maggiore dell'esercito sabaudo. Promosso maggiore nel giugno del 1900, presta servizio quale capo di Stato Maggiore della Divisione di Padova, la 10a, agli ordini del generale Incisa di Camerana. Tenente colonnello nel settembre 1905, rimane in carica al posto occupato in precedenza fino al 1911 quando, a febbraio, ottiene il comando del 58° reggimento di fanteria Abruzzi.

La guerra di Libia

Tra il 1912 ed il 1913 e in Libia al comando del 23° reggimento operando dapprima nel Garian, meritando poi ad Assaba la croce di cavaliere in quanto: "Con grande intelligenza e con grande valore, guidava vittoriosamente le truppe da lui dipendenti nella giornata di Assaba-Monterus, dimostrando singolare perizia. Monterus, 23 marzo 1913".
Rientrato in Italia assume l'incarico di Capo di Stato Maggiore del II Corpo d'Armata e nel 1915 viene promosso maggior generale.

La Grande Guerra

Nella Grande Guerra e Capo di Stato Maggiore della 4a Armata sul fronte cadorino e dolomitico ed il 1° di aprile del 1915 e gia a Pieve di Cadore per predisporre le operazioni nel settore Ansiei, avendo ai suoi ordini la brigata Marche, i battaglioni alpini Pieve di Cadore e Val Piave, il Gruppo "Belluno" di artiglieria da montagna ed il XX Artiglieria da Campagna. Il 18 aprile si trasferisce ad Auronzo ed il 23 maggio 1915, vigilia della dichiarazione di guerra, e a Casa San Marco verso Misurina. Dal 15 al 20 luglio 1915 dispone il primo attacco in forze contro il Monte Piana e, sempre in quel mese, ordina l'installazione, sulla vetta della Cima Grande di Lavaredo, di un grande faro riflettore destinato ad illuminare il campo di battaglia delle truppe che in agosto dovranno avanzare ai piedi delle Tre Cime.
Tra agosto e settembre, ai suoi ordini, vengono occupate la testata del Rienza, il Rifugio Tre Cime, Zsigmondy ed una buona parte dell'Alta Val Fiscalina. Per le operazioni condotte nell'agosto 1915, ottiene la croce di ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia.
Nella seconda meta di ottobre dello stesso anno, nominato Capo di Stato Maggiore della 4a Armata, rimane in missione speciale sul fronte dolomitico, in Val Padola, a predisporre l'attacco al Passo della Sentinella che il suo successore, il generale Venturi, portera con successo a compimento.

Il 31 agosto 1916 e promosso tenente generale ed il 6 dicembre del 1916 passa al comando della XXV Divisione di Fanteria. Nell'aprile dell'anno successivo e a capo del XXVI Corpo d'Armata meritando, piu tardi, una Medaglia d'Argento al Valore: "Comandante di un Corpo d'Armata sull'altipiano di Asiago, nei momenti piu gravi della nostra guerra, seppe con la calma cosciente e con l'azione personale fra le truppe, tenere alti gli spiriti. Fronteggiando fermamente l'offensiva del nemico del novembre-dicembre 1917 nel tratto affidatogli; ne respinse energicamente gli attacchi dimostrativi, dando valido concorso alle truppe collaterali impegnate nelle aspre lotte dalle Melette al Sisemol e, piu tardi, nella controffensiva su Monte Val Bella - Cima Ecker - Col del Rosso; esempio e sprone a tutti i dipendenti colla diaturna presenza sulle prime linee e colla imperturbabile coraggiosa serenita in ogni piu aspro cimento. Altopiano di Asiago, novembre-dicembre 1917, gennaio 1918".
Regge tale incarico fino al 28 marzo dello stesso anno quando diviene Capo di Stato Maggiore della 3a Armata. In tale veste e insignito dell'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Militare di Savoia con la seguente motivazione: "Capo di Stato Maggiore di un'Armata, dimostro in circostanze particolarmente difficili, abilita, perizia ed elette virtu militari, sia nella organizzazione preventiva della difesa, sia, e piu specialmente, nella Battaglia del Piave, nella quale fu collaboratore efficace e devoto del suo comandante, dando prezioso contributo d'intelligenza, di saggezza e di fede incrollabile al conseguimento della vittoria. Piave, 15 maggio - 6 luglio 1918".

Il dopoguerra

Pluridecorato, il generale Augusto Fabbri al termine della guerra assume il comando del Corpo d'Armata di Roma e viene messo a riposo nel 1937 con la promozione a generale di Corpo d'Armata nella riserva. Con la moglie Tullia e il figlio Umberto, a Roma trascorre il resto della vita spegnendosi, all'eta di 82 anni, il 31 marzo del 1940.
A firma di Antonio Berti, "L'Alpino" del 1° aprile del 1940, rievoca la figura del generale Fabbri: "Chi scrive ricorda oggi con commozione intima un giorno di estate, mentre appollaiato su di una cengia della Cima Piccola si godeva il sole, e per la prima volta gli apparve il suo gran Generale. Lo vide, cento metri piu giu, procedere completamente solo, con passo solido e lento, con una gran carta spiegata in mano, su per i Piani e lo spalto di Forcella Lavaredo, e oltrepassare tutti i presidianti fino alla vedetta piu avanzata, e poi fermarsi, ritto, presso un gran masso, in vista di tutto il fronte, e scrutar d'ogni lato consultando la carta, lunghissimamente. [...] Le operazioni dell'intera fronte dolomitica, dal 15 novembre 1915 al 5 dicembre 1916 portano impresso il suggello della geniatita del Generale. Poi egli passa ad altri vasti orizzonti, ma un lembo del suo cuore - chi scrive lo attesta - lo lascia tra gli alpini."