Nazione Iodice (Jodice) Marino

Grado Sottotenente

Mostrina  55° Brigata Marche

Ritratto

Nato l'1 giugno 1894 a Napoli

Morto il 20 luglio 1915 su Monte Piana

Decorazioni

Decorazione Medaglia d'Argento

Ferito, seguitava a combattere, finché veniva nuovamente e mortalmente colpito.
Monte Piana, 20 luglio 1915

Note biografiche (Archivio Franco Licini)

La vita prima della guerra

Marino nasce a Napoli nel quartiere Montecalvario il 1° giugno del 1894 dalla baronessa Silvia Menale, moglie del Questore dott. cav. Vincenzo Iodice, nobile di origini amalfitane.
Il ragazzo cresce tra gli agi familiari prima a Napoli e poi a Pisa dove suo padre è stato nel frattempo trasferito per ragioni di servizio. Regolare negli studi presso il Seminario di Nola, si reca quindi a Torino per frequentare il Liceo “Vittorio Alfieri” e volendosi dedicare alla carriera militare, entra subito dopo all’accademia di Modena dove l'1 giugno del 1915 consegue il grado di sottotenente.

La Grande Guerra

La guerra italo-austriaca è appena cominciata e Marino, desideroso di dare il proprio contributo per la grandezza della Patria, chiede di poter raggiungere al più presto il fronte dove già si trovano a combattere altri tre suoi fratelli, tutti ufficiali. Rinuncia al congedo che gli è stato concesso ed il 10 giugno si trova già ai piedi delle Dolomiti assegnato al 55° Reggimento della Brigata Marche.
In una delle sue prime lettere dalla zona di guerra, scrive a suo padre: “Attendo con ansia il mio turno di combattimento per compiere con slancio e nel modo migliore che mi sarà possibile, tutto il mio dovere di soldato italiano. Viva l’Italia!”.
In Val Popena il 15 giugno riceve il battesimo del fuoco e dopo aver sostenuto il primo combattimento, scrive di nuovo a casa: “ ... ho visto più volte gli austriaci fuggire al più bel fuoco di fucileria dei miei soldati. Oh, come sono essi tormentati dal freddo, dalla pioggia, dalla nebbia e dal peso dello zaino senza muovere lagnanza, senza fare un atto di impazienza. Ed io perciò voglio loro un gran bene.
A luglio, dopo che per tre giorni fanti ed alpini hanno dato inutilmente l’assalto al Monte Piana, anche il sottotenente Iodice è chiamato a far la sua parte. Da Misurina sale col 4° plotone della 2ª compagnia lungo una mulattiera celata agli occhi del nemico e strada facendo incontra quelli che discendono dopo il combattimento, a testa bassa, feriti, sfatti, silenziosi! Presso la Forcella dei Castrati Marino ha l’ordine di tenere i suoi uomini di rincalzo e di muoversi solo quando riceverà direttamente l’avviso da parte del suo capitano, Nazzareno Meneghetti.

La morte

Verso l’alba del 20 luglio giunge l’ora prevista ed a un cenno del comandante i reparti escono allo scoperto lanciandosi all’assalto delle posizioni fortificate del Monte Piano, protette da ordini di filo spinato e dal fuoco di alcune mitragliatrici ben appostate in cavernette scavate nella viva roccia. Gli epici avvenimenti di quel giorno saranno narrati dal capitano Meneghetti che scrivere: “Molti furono gli atti di valore, specie di soldati e di graduati alpini che erano stati dal loro capitano animati mirabilmente, e da parte di subalterni, così di fanteria come degli alpini, dei quali parecchi restarono feriti e quattro morirono sul campo: il tenente Giordani della 69ª, il sottotenente Cavallero del 55°, istruttore del plotone allievi ufficiali, il sottotenente Brevedan della 1ª e il sottotenente Marino Iodice della 2ª del 55°. [...] Vero coraggio fu quello di Giordani e Brevedan; non inferiore forse nemmeno all’ardimento abituale e generoso di Marino Jodice, che mi par sempre di vedere nell’atto di lanciarsi all’assalto senza un istante di esitazione. Non posso qui fare a meno di ricordare [...] che lo steso 20 luglio cadde colpito in fronte da un cecchino alla Forcella di Fontana Negra tra le Tofane 1ª e 2ª il Generale Antonio Cantore [...]”.
Il sottotenente Jodice è cauto tra i reticolati colpito da un colpo di fucile. Nella mano destra tiene ancora la pistola, nella sinistra stringe il frustino col quale ha appena fatto segno ai suoi di avanzare; dal collo gli pende l’inseparabile binocolo. Il suo corpo resta lì, impigliato tra i fili spinati e per i suoi compagni risulta impossibile recuperarlo. Saranno gli stessi austriaci, come riferirà il cappellano del reggimento don Carlo Zanoni, a dargli sepoltura da qualche parte lì, sul Monte Piana; dove però non sa dire con certezza.
Al sottotenente Marino Iodice sarà concessa alla memoria una medaglia di argento al Valor Militare ed a Napoli, nel quartiere di Montecalvario, la famiglia porrà in suo onore una lapide marmorea nella chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori. Sullo stemma nobiliare campeggia quel motto di famiglia che Marino ha saputo onorare fino alla morte: Iuste Fortiter et Pie.

ritratto
La lapide dedicata a Marino riporta la seguente iscrizione:

MARINO IODICE
N. IL I GIUGNO MDCCCVCIV
PRESSO LA CHIESA DE LA MADONNA DEI DOLORI
IN NAPOLI
EDUCATO A L’AMOR DI DIO E DE LA PARTIA
NEL SEMINARIO DI NOLA
NEL LICEO ALFIERI DI TORINO
NELLA SCUOLA MILITARE DI MODENA
USCITONE UFFICIALE
PER CORRERE A LA GUERRA SUL CADORE
EROICAMENTE
M. IL XX LUGLIO MCMXV
A MONTE PIANA
NEL MOTTO E PEI SACRI CONFINI D’ITALIA
I GENITORI
CAV. VINCENZO DELL’O. MAURIZIANO
BAR. SILVIA MENALE