Nazione Muttini Enrico

Grado Capitano

Mostrina  12ª / 23° Brigata Como

Ritratto

Nato il 13 maggio 1889 a Garbagna Novarese (NO)

Morto di vecchiaia l'8 dicembre 1973 a Torino

Decorazioni

Decorazione Medaglia di Bronzo

In una dura avanzata su nude roccie esposte a tiri vicini e precisi, fu esempio costante per lo sprezzo del pericolo e per la sua volontà di arrivare, e l'animatore della sua compagnia, che lo vide entrare fra i primi in un fortino nemico.
Croda dell'Ancona, 22 giugno 1916

Note biografiche (Archivio Franco Licini)

Figlio di Paolo Muttini e di Carolina Colli, Enrico nasce a Garbagna Novarese il 13 maggio del 1889. In onore del Santo protettore di Novara, gli viene inoltre imposto, come secondo nome, quello di Gaudenzio.
Il 19 novembre del 1909, all'età di vent'anni, Enrico è chiamato alle armi e dopo tre mesi, presso il centro di reclutamento di Novara, viene promosso caporale. Il 31 maggio dell'anno successivo, chiedendo di continuare il servizio militare in ferma volontaria, è assegnato al 24° reggimento di fanteria della brigata "Como" col grado di sergente. Il 1° ottobre del 1910, a Parma, entra alla Scuola di Applicazione di Fanteria ed il 26 settembre del 1912 viene nominato sottotenente in servizio permanente attivo. Torna quindi a Novara destinato al 23° reggimento col quale parte per la Libia dove partecipa alle imprese della "Brigata Mista" agli ordini del maggiore generale Montuori. Rientrato in Patria, alcuni giorni prima della dichiarazione di guerra, Muttini parte alla volta del fronte sulle Dolomiti ed il 23 maggio del 1915 si trova con la brigata "Como" a nord di San Vito di Cadore alle dipendenze del maggiore generale Ussani. Dopo l'incruenta occupazione di Cortina d'Ampezzo, avvenuta il 28 maggio da parte della pattuglia del sottotenente Edmondo Matter, seguita nel far della sera dai fanti del 24° reggimento della "Como", anche Muttini raggiunge la "redenta" Perla delle Dolomiti. Tra il 9 e il 15 giugno partecipa, con il I battaglione del 23° reggimento - comandato dal suo conterraneo, il maggiore Ottavio Zoppi - al primo attacco italiano a Son Pauses, la stretta a nord di Cortina dove la strada di Alemagna s'inerpica in direzione di Carbonin. A luglio Enrico viene promosso tenente e, inquadrato nel II battaglione del 23° reggimento, ancora una volta agli ordini del maggiore Zoppi, il 15 dello stesso mese è sul Monte Piana. L'attacco è stato ordinato dal generale Montuori, ora comandante della 10ª Divisione, che aveva già guidato Muttini nella campagna di Libia. I fanti sono reduci da un attacco alla Val Travenanzes e lo spostamento dell'intero battaglione verso il nuovo fronte, risulta particolarmente arduo e faticoso. Durante queste operazioni Muttini sa farsi apprezzare dimostrando attitudine al comando ed altre doti non comuni: il buon senso e l'autorità naturale, che gli consentono di farsi ubbidire senza bisogno di alzar troppo la voce. Il 9 novembre è quindi nominato sul campo capitano e gli viene assegnato il comando della 12ª compagnia.
A gennaio Muttini ha modo di congratularsi con Ottavio Zoppi che ha ottenuto la promozione a tenente colonnello ed il comando dell'intero 23° reggimento. Vengono entrambi dalle piatte terre del Novarese, ma sanno farsi onore anche lì sulle Dolomiti, in un ambiente tanto diverso dal loro.
Dopo la sosta invernale, nel febbraio del 1916 la brigata "Como" si trova dislocata tra Misurina ed Auronzo ed il mese successivo la 12ª compagnia di Muttini è impegnata sul Monte Piana mentre la 17ª attacca posizioni nemiche nei pressi di Schluderbach (Carbonin). In coincidenza con la "Strafexpedition", allo scopo di impegnare a fondo gli avversari per frenare l'afflusso di forze in Trentino, la 1ª Divisione, alla quale è stato provvisoriamente assegnato anche il 23° reggimento della "Como", agisce con un'offensiva contro la linea Cadini - Rufreddo - Croda d'Ancona; fra gli obbiettivi c'é anche la conquista di Son Pauses. Contro quel baluardo naturale, ben difeso dagli austriaci, cozza inutilmente e sanguinosamente l'attacco di quattro reggimenti di fanteria e due battaglioni alpini. In questo disperato assalto il capitano Muttini, alla testa della sua compagnia, merita una Medaglia di Bronzo.
Successivamente, il 23° reggimento passa a far parte del "Nucleo Ferrari" che in quel momento è impegnato sull'affaccio alla Valsugana, ma nel febbraio del '17 il reggimento rientra in zona Dolomiti. Dopo gli avvenimenti di fine ottobre alla fronte Giulia e il conseguente ripiegamento sulla linea del Piave, fra il 3 ed il 4 novembre tutta la 1ª Divisione abbandona ordinatamente le posizioni dell'Alto Cadore e la notte sull'11 arriva a Quero. La brigata "Como" passa alle dipendenze della 17ª Divisione inquadrata nel IX Corpo d'Armata della 4ª Armata. Pochi giorni dopo, nelle cruente battaglie che arrestano l'avanzata degli austro-tedeschi, Muttini ha modo di dimostrare la sua tenacia che gli viene riconosciuta con l'attribuzione di una seconda Medaglia di Bronzo:
"Comandante di una posizione sottoposta a violento bombardamento nemico, col suo fermo contegno manteneva salde le truppe sulla linea di fuoco. Di fronte ai reiterati attacchi delle fanterie avversarie, portatosi nel punto più minacciato, infondeva nuovo vigore alle sue truppe e muoveva ripetutamente al contrattacco, respingendo cinque furiosi assalti e catturando mitragliatrici ed avversari. Bell'esempio di fermezza, tenacia e valore". M. Cornella-Quero, 14-16 novembre 1917.
Sopraffatti dal nemico, i fanti del 23° si ritirano sulla linea tra il Monte Tomba ed il Monfenera, le montagne che circondano Alano di Piave, ed il 24 respingono un forte attacco permettendo ad altri reparti, nel frattempo sopraggiunti, di sistemarsi a difesa.
Dopo essersi ricomposta a Bassano, la brigata "Como" torna in linea tra Val Calcino ed i Solaroli. Nell'attacco che si scatena alle ore 3 del 15 giugno del 1918 sulle posizioni di Val Calcino, sotto un bombardamento effettuato anche col lancio di proietti a gas lacrimogeni e asfissianti, il 23° resiste eroicamente e, nonostante la perdita di numerosi uomini e di alcune posizioni, i fanti riescono ad arrestare l'offensiva nemica. In quei giorni il capitano Muttini viene fatto prigioniero ma, poco dopo, riesce a fuggire tornando tra i suoi fanti; l'impresa gli vale l'assegnazione di una Medaglia d'Argento:
"Comandante interinale di battaglione, attaccato ed accerchiato da forze preponderanti, resisteva fino a che, sopraffatto dal soverchiante numero del nemico, cadeva prigioniero. Riusciva, però, a sfuggire al nemico ed a rientrare nelle nostre linee". Monte Valderoa, Val Calcino, 15 giugno 1918.
Il 30 giugno, durante uno dei numerosi assalti e contrattacchi, Muttini viene ferito ed è trasportato all'ospedale. Quattro mesi più tardi, appena dimesso, viene destinato alla 1ª Divisione d'assalto. I tedeschi sono ormai battuti ed il suo 23° reggimento li sta inseguendo oltre il Tagliamento, verso San Daniele. La guerra è ormai finita ma per Muttini la vita militare continua! Nel 1919 ritorna per un breve periodo in Libia e al suo rientro in Italia passa dal 23° al 54° reggimento. Promosso Maggiore, nel 1927 viene destinato al 68° reggimento per essere trasferito poi, nel 1934 e con il grado di tenente colonnello, all'85° reggimento.
Il 25 settembre del 1933, a Vigevano, sposa Giuseppina Cotta-Ramusino.
Dal 1935 sino al 30 giugno 1939 il tenente colonnello Muttini presta servizio a Roma presso l'Ispettorato dell'Arma di Fanteria. Promosso colonnello è destinato a Torino dove, dal 1° novembre 1939, succedendo al colonnello Roberto Sequi, assume il comando del 92° reggimento della Divisione "Superga" che, in attuazione del nuovo ordinamento dell'esercito - emanato nel 1926 - è derivata dalla ricomposizione della brigata "Basilicata". Con la riforma dell'Esercito la "Superga" ha ricevuto la denominazione ufficiale di "Divisione di Fanteria da Montagna" ma l'equipaggiamento dei suoi uomini era rimasto uguale a quello delle altre unità di fanteria. La sola differenza sta nel fatto di disporre di più muli e meno autocarri.
Nel giugno del 1940 la Valle Stretta, a nord-ovest di Bardonecchia, è uno dei punti da cui ha inizio il "discutibile" attacco italiano alla Francia. La Divisione "Superga", inquadrata nella 4ª Armata, vi opera unitamente al battaglione alpino "Val Dora". La sede del comando del 92° reggimento si trova in quei giorni a Beaulard, una frazione tra Bardonecchia e Ulzio (il nome italianizzato di Oulx). Enrico Muttini è di fronte ai fanti schierati per ascoltare l'annuncio del Duce: "Combattenti di terra, del mare e dell'aria ...". Muttini ascolta il discorso senza batter ciglio e quando gli altoparlanti tacciono, dopo che sono sfumati gli ultimi applausi provenienti da piazza Venezia, dà il "rompete le righe" senza neppure accennare al rituale "Eja, Eja". Dice solo qualche parola, quelle bastanti: "Signori ufficiali, siamo in guerra!". Le operazioni hanno inizio in una giornata di nebbia e di pioggia che più tardi si trasforma in nevischio. I fanti non sono attrezzati per difendersi dal freddo; i francesi che, secondo le previsioni, non avrebbero potuto offrire se non una blanda resistenza, rispondono invece efficacemente al fuoco e bloccano gli attaccanti; i bombardamenti sono pesanti ed efficaci. Ciò nonostante i fanti e gli alpini resistono con disciplina e coraggio, con abnegazione e spirito di sacrificio. "Lucidate bene gli elmetti, che questa sera a Modane dobbiamo far bella figura" aveva scherzato Muttini rivolgendosi ai suoi uomini, fidandosi di quello che i dispacci degli Alti Comandi gli avevano assicurato; ma le cose vanno ben diversamente! Le ostilità, in fine, si interrompono solo grazie all'armistizio franco-italiano e le fanterie possono rientrare nelle posizioni di partenza. Anche in queste infruttuose giornate di battaglia, che rappresentano la prima esperienza dell'esercito italiano dopo la dichiarazione di guerra, il colonnello Enrico Muttini - comandante del 92° reggimento di fanteria "Superga" - sa farsi apprezzare, innanzi tutto dai fanti e dai suoi ufficiali, ma anche dai superiori che riconoscono il suo valore attribuendogli una medaglia d'argento:
"Comandante di reggimento, dava alla sua unità uno spirito altamente aggressivo. In più giorni di azione, in condizioni difficilissime di terreno e di clima, conduceva con reiterati attacchi le sue truppe nel vivo della sistemazione difensiva nemica e vi si manteneva saldamente malgrado la violenta reazione. Animatore instancabile, sempre presente ove più grande era il pericolo". Colle Valle Stretta-Colle de La Replanette Lago Bataillercs, 10-24 giugno 1940-XVIII.
Dopo l'armistizio con la Francia, la Divisione rientra quindi in territorio metropolitano e viene destinata per l'impiego nella progettata invasione di Malta. Nel 1941 Enrico subisce la perdita di sua madre settantottenne; suo padre morirà a 91 anni quattro anni più tardi.
Nel 1942 il colonnello Muttini è trasferito alla Direzione Corsi Capo Squadra e poi al Comando della Divisione territoriale di Bologna; viene in fine nominato comandante del Deposito del 91° reggimento di Fanteria. Promosso Generale di Brigata, con anzianità 1° luglio 1947, il 7 settembre 1953 diventa Generale di Divisione ed è collocato nel Ruolo d'Onore. Il 13 aprile del 1972 riceve la nomina a Generale di Corpo d'Armata R.O. Un articolo de "La Stampa" del 1 novembre 1957 riporta una curiosa notizia: "... il generale, commendator Enrico Muttini, abitante a Torino in via Giacinto Collegno al n. 52, viene borseggiato della somma di un milione in titoli nel salone della Banca Popolare di Novara di via Alfieri." ... succede anche ai generali ...! Enrico Muttini, ufficiale giusto e di buon senso, uomo signorile ed affabile con tutti, superiore ricordato con piacere perché ha sempre considerato i suoi fanti degli uomini, prima ancora che dei soldati, muore a Torino l'8 dicembre del 1973 all'età di 84 anni. Ora riposa assieme ai suoi cari nel cimitero di Nibbiola, non lontano dal suo paese natio.
Muttini