Nazione Sala Olivo

Grado Colonnello

Mostrina  7° Alpini, battaglione Val Cordevole e 24° Brigata Como

Ritratto

Nato l'1 aprile 1870 a Borca di Cadore (BL)

Morto il 30 maggio 1930 a Trieste

Decorazioni

Decorazione Medaglia di Bronzo

Comandante di un raggruppamento alpino che faceva parte delle truppe che costituivano la testa di ponte di Vidor, fu ammirevole per il contegno calmo, energico e valoroso, durante tutto lo svolgimento dell'azione e specialmente nel periodo, dalle ore 14 alle ore 16, allorquando la situazione era criticissima, seppe fronteggiare gli eventi che, per il ripiegamento preordinato, poté compiere nel massimo ordine.
Ponte di Vidor, 10 novembre 1917

Note biografiche (Archivio Franco Licini)

Il 30 maggio u. s. moriva a Trieste il generale Olivo Sala, colpito da un accesso della grave malattia che da qualche anno lo tormentava e che ebbe certamente origine dalle fatiche e dai disagi della guerra, sostenuta quotidianamente per 3 anni con tale forza morale da vincere le energie fisiche sfruttate spesso oltre gli estremi limiti della resistenza. Con lui scompare una nobile e austera figura di soldato, di integerrimo cittadino, di fervente patriota.
Nato a Borca di Cadore il 1° aprile 1870[1], conseguì il grado di sottotenente il 10 novembre 1888. Da quel giorno egli salì i vari gradi della sua brillante carriera militare sempre nel Corpo degli Alpini, ufficiale apprezzatissimo e qualificato costantemente ottimo. Nel 1912, l'autorità militare, per mezzo del maggiore conte Antonio Gioppi, comandante del Battaglione Pieve di Cadore, invitava il comm. Edoardo Coletti ad organizzare la milizia volontaria alpina, che fin dal 1908 egli aveva propugnata, ed a creare un battaglione di volontari Alpini del Cadore; scelto a far parte del Comitato organizzatore, l'allora capitano Sala diede col maggiore entusiasmo la sua preziosa collaborazione alla costituzione di 10 campi di tiro a segno nei diversi Comuni del Cadore, e tenne un corso di chiare, semplici e precise lezioni ai comandanti designati delle compagnie[2]. Preparò anche uno studio di impiego dei volontari cadorini per la occupazione di tutti i passi, le forcelle e creste di confine in otto ore dall'ordine di mobilitazione, per dar tempo all'Esercito regolare di accorrere alla frontiera evitando di essere prevenuti dal nemico. Durante il periodo della nostra neutralità preparò uno studio delle possibilità logistiche della regione cadorina, studio che riuscì molto utile ai Comandi mobilitati e, nei primi mesi della guerra, quale capitano addetto al Comando di Divisione, rese utilissimi servigi per la sua perfetta conoscenza della zona. Promosso maggiore nell'ottobre 1915 comandò, prima, il Battaglione Val Cordevole, poi il Fenestrelle; nell'agosto 1917 venne assegnato, col grado di colonnello, al comando del 24° Regg. Fanteria e, un mese dopo, a quello del XIV Gruppo Alpino. Comandante del Battaglione Fenestrelle sistemò a difesa Cima Vallona nell'Alto Cadore, e, durante le azioni sul Forame, fu mirabile esempio ai soldati, unico ufficiale superiore che ne abbia raggiunta la cima. Comandante del 24° Fanteria, organizzò la difesa della Regione Popera; Comandante del XIV Gruppo, fu nelle Tofane, ove il gruppo rifulse di leggendario valore alpino, e, successivamente, alla difesa del Ponte di Vidor, da cui, dice il rapporto del generale Coralli, il colonnello Sala ripiegò per ultimo; a quella del Monfenera, del Monte Tomba e del Monte Asolone, difesa che costò al Gruppo tali perdite da rendere necessaria la sua riorganizzazione; il Gruppo venne poi trasferito all'Adamello.
Nell'ottobre 1919 viene destinato con le truppe in Albania. Poi ritorna in Italia e a sua richiesta, è collocato in aspettativa per riduzione dei quadri. Il 10 aprile 1929 è elevato al grado di Generale di Brigata. La motivazione con cui fu decorato della medaglia d'argento al V.M. scolpisce con precisione di linee il soldato: "Uomo retto, dotato di spiccato coraggio, sprezzante dei pericoli, fu in ogni combattimento più avanti del posto assegnatogli dal grado e dal comando. Luminoso esempio di virtù militari, incitatore energico e trascinatore efficace dei suoi soldati, coi quali ha sempre voluto dividere, rimanendo al posto d'onore, disagi e pericoli. Già comportatosi brillantemente alla testa di ponte di Vidor e decorato di medaglia al valore, nei reiterati attacchi nemici sul saliente di Monfenera, seppe opporre fiera resistenza, dando sagge disposizioni, che verificava di persona, anche nei momenti più critici, sempre presente là dove maggiore era il pericolo, esempio ammirato di eroico contegno militare. All'Asolone riusciva ad arginare l'avanzata nemica e dava opportune disposizioni per il contrattacco, conducendolo di persona, e percorrendo impavido, calmo e sereno, la trincea fortemente battuta dal fuoco nemico"(novembre 1917-gennaio 1918).
Proposto per un'altra medaglia d'argento, gli venne assegnata la medaglia di bronzo per la condotta presso il Ponte di Vidor.
Il generale Sala, esempio a tutti di abnegazione e di alto sentimento del dovere, padre affettuoso dei suoi soldati, lascia, in quanti lo hanno conosciuto, apprezzato ed amato, un incancellabile ricordo. Al compagno d'armi, amato ed ammirato, e da un crudo destino anzitempo tolto all'amore dei suoi, va il commosso, estremo saluto degli alpini, che egli ha tanto amato e con i quali ha vissuto l'intera sua brillante carriera di soldato. Alla famiglia sua, e in particolar modo al fratello capitano Giovanni Sala, valoroso Alpino e decorato al valor militare, le più sincere condoglianze de L'Alpino. I funerali ebbero luogo il 1° giugno in forma solenne, e vi parteciparono le autorità cittadine, le rappresentanze di combattenti, l'ANA, numerosissimi commilitoni, amici e cittadini. Il comandante del 10° telegrafò alla famiglia: "Vivamente commosso per annuncio morte generale Sala, valorosissimo alpino, porgo condoglianze vivissime alla famiglia, personalmente e a nome dei 50.000 alpini del 10° reggimento"[3].

NOTE

[1] La famiglia Sala "Tuze" era formata dai genitori, Giovanbattista e Bortola - anch'essa di cognome Sala - e da sei figli: Umberto, Ortensia, Ardennia, Oreste, Giovanni e Olivo.
[2] Nel 1911 teneva personalmente anche corsi di addestramento per alpini rocciatori.
[3] Il 31 agosto del 1930 la sezione del CAI di Padova intitolava ad Olivo Sala il rifugio alpino ricavato dall'edificio che ospitava il Comando di Regione Popera in Val Grande di Padola (2110 m.slm).

FONTE

"L'Alpino" del 15 giugno 1930