Occupazione di Cortina d'Ampezzo

28 Maggio 1915

Il magg. Bosi distaccò la 11ª compagnia e la sezione mitragliatrici (al comando del 1° capitano Gregori) all'occupazione del Passo Tre Croci, e la stessa pattuglia della 9ª a proseguire la perlustrazione sulla via di Cortina d'Ampezzo. Le restanti compagnie raggiunsero le due avanguardie il giorno 29; nella notte precedente, avvenne una sciagura. Verso le 23.30 del 28 maggio, gli ufficiali si trovavano in una stanza al pian terreno dell'Albergo Alpino, quando vennero udite delle grida di aiuto provenienti dal lago. Il ten. Mosca ed il s.ten. Ghirardi afferrano l'unica barca in secca e si dirigono verso l'origine delle invocazioni, e salvano 2 uomini della 22ª batteria da campagna (il s.ten. Bullara invece annegò nel lago). Mentre Gregori occupava i due passi, Matter con 18 uomini scendeva a Cortina d'Ampezzo. Dopo aver superato la frazione di Alverà, giunse nel centro del paese senza trovare traccia degli austriaci; solo nei pressi della "ria de Zeto" gli italiani si sfiorarono con una pattuglia austriaca scesa da Son Pauses. La pattuglia italiana giunse in Corso Italia verso le 16 di venerdì 28 maggio, una piovosa giornata di primavera. Matter si presenta in municipio dove trova il capo comune Demai e chiede anche del pievano don Pallua; invita entrambi a parlare con il magg. Bosi. Alle 19 partono da Cortina in carrozza sotto una pioggia torrenziale e verso le 21 giungono al Passo Tre Croci per passare la notte nell'albergo. Alle 7 del giorno dopo il magg. Bosi rassicurò i due che se la popolazione non avesse compiuto atti ostili nei confronti dei militari italiani, sarebbe stata lasciata in pace. Alle 9 gli ospiti furono congedati e poterono tornare a Cortina. Alle 12 del 29 il resto del battaglione giunse al Passo Tre Croci, occupandolo definitivamente ed estendendo l'occupazione al sovrastante passo di Son Forcia. Nel frattempo le truppe del 24° fanteria si erano spinte fino a Zuel. L'ingresso degli italiani a Cortina veniva salutato dal tricolore esposto sul balcone dell'Albergo Vittoria dalla signora Rosa Girardi (la "nonna degli Alpini"). Il Bosi ben sapeva che il III/55° sarebbe rimasto poco in città, in quanto destinata ai Comandi della 2° Divisione, ed infatti vi restò solo fino al 10 giugno. L'ex capo comune, ora sindaco, pubblicò un avviso per spiegare come avrebbe dovuto essere il comportamento della popolazione sotto l'occupazione italiana: "La guerra che sta per invadere il nostro paese, viene combattuta da truppe regolari, non dalla popolazione. La nostra salvezza e dei nostri beni dipende solo dalla ragionevolezza e dal modo di comportarsi verso le truppe regolari. Astenetevi da qualsiasi ostilità, ogni azione a voi ostile denunciatela fiduciosi a questo ufficio. Raccomando la massima calma. Il capo comune Demai"
Cortina venne fondamentalmente risparmiata dagli eventi bellici, anche in considerazione del fatto che il comando italiano venne spostato nei pressi dell'attuale istituto Codivilla, al fine appunto di evitare i bombardamenti austriaci che agli inizi dell'occupazione vennerro effettuati. L'azione del 55° in questo settore del fronte si esaurì in poche fucilate scambiate il giorno 30 tra una pattuglia della 2ª compagnia (16 uomini al comando del s.ten. Ghirardi) allo sbocco di Valgrande verso le due case di Ospitale ed una pattuglia di telegrafisti austriaci che stavano stendendo la linea telefonica tra Landro e Son Pauses. Prima di ridiscendere nella conca di Cortina, il I ed il III battaglione presero parte all'attacco della 2ª Divisione contro Son Pauses.

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