Secondo attacco italiano a Son Pauses

7-27 Giugno 1916

Affidato al 50° Fanteria (col. Sesini), al II e III/49° (magg. gen. Duci), il I/91° ed il II/92° (magg. gen. Nassi) ed ai battaglioni Val Piave (magg. Gregori) e Pieve di Cadore (magg. Freyrie). Gli obiettivi principali sono:
- il fondo della Val Felizon
- il Coston del Forame
- la Croda de r'Ancona
Sull'imbrunire del 7 giugno il battaglione Cadore risalendo la Strada di Alemagna, passa per Fiames tra gli scoppi dell'artiglieria austriaca. Raggiunge la forra del Rio Felizon, procede fin oltre la grande svolta, poi piega a sinistra e si adddentra nel bosco. Il magg. Freyrie, la 75ª e la 67ª (cap. Slaviero e Cavalieri) con la 4ª sezione mitragliatrici e la compagnia del 91° salgono in silenzio per la valletta boscosa del Rio dei due ponti e ne escono all'altezza della Selletta. Un plotone della 67ª piega a destra ed occupa il costone che si stacca dal Monte Cadini verso sud-est (tra il Rio Senza Nome ed il Rio dell'Ancona) per proteggere il fianco dell'avanzata della 68ª (cap. Porta) che con una compagnia del 92° sta puntando verso gli Zuoghe. Dal 7 al 9 giugno le compagnie si rafforzano sulle posizioni raggiunte. La 4ª sezione mitragliatrici si disloca con un'arma presso la 67ª ed un'altra presso la 75ª. Alcune pattuglie di quest'ultima vanno ada attaccare corde per facilitare l'accesso nel valloncello sotto la Selletta di Son Pauses. Alle 5 del 10 giugno la 75ª si spinge combattendo verso la Selletta ed il plotone d'avanguardia arriva fino a 250 metri dalle posizioni austriache. Ma sotto il fuoco incrociato di mitragliatrici e fucileria gli alpini sono costretti a fermarsi per ripiegare verso sera. Si ferma e ripiega anche un plotone della 67ª che è giunto fino sotto la cima principale del Monte Cadini. Anche l'azione della 68ª contro gli Zuoghe si infrange senza risultato. Nelle prime ore del 12 giugno le compagnie del battaglione Cadore ritentano di avanzare con gli stessi obiettivi, ma nevica e la temperatura si è abbassata di molto: raggiungono le stesse posizioni degli attacchi precedenti, ma ancora si arrestano di fronte alle difese aaustriache e nel pomeriggio ripegano. Il 13 ed il 14 si riordinano, rafforzano le posizioni e, giunti i rifornimenti, si apprestano ad un nuovo tentativo. La notte del 15 due plotoni della 67ª, un plotone della 75ª ed una compagnia del 91° partendo dal costone sud-est del Monte Cadini muovono verso il costone occidentale del monte. Giunti a 300 metri dai reticolati austriaci vengono nuovamente arrestati. Nella notte sul 16, a sinistra gli alpini della 67ª (praticamente ridotti ad un solo plotone) con i superstiti della 75ª, a destra la compagni del 91° tenatno un ultimo disperato sforzo. Ma il terreno ripido e nudo non consente la formazione frontale. Un secondo tentativo alle 22 viene arrestato dagli austriaci che fanno brillare alcune mine. Sempre nella stessa notte, gli alpini della 68ª (cap. Porta) e la compagnia sciatori (ten. Corniani), spostate un po' a destra, attaccano verso la Croda dell'Ancona il trincerone che scende lungo il fianco sud-est. Lo conquistano e lo riperdono. I resti delle due compagnie tornano all'assalto, e nuovamente lo riprendono. Ma all'alba la posizione, battuta alle spalle dal Forame, diviene insostenibile; gli alpini si ritirano (la 68ª è ridotta a 43 uomini, gli sciatori sono solo 23!). Il giorno dopo il serg. Salvador raduna nuovamente gli uomini per un assalto ma ancora viene arrrestato ed il sergente ferito.
Dal 17 al 19 le posizioni vengono rinforzate, si fanno uscire delle pattuglie per riconoscere il terreno e si tenta di molestare i lavori difensivi degli austriaci. Alle 5 del 20 giugno la 68ª, un battaglione dell'8° Bersaglieri e reparti del 92° rinnovano l'attacco su per la ripida costa ad est del Rio dell'Ancona, puntando verso gli Zuoghe. La colonna ad ovest del Rio, agli ordini del comandante del battaglione Cadore, compie un'azione dimostrativa verso Son Pauses e le falde a sud; partecipa all'azione la 67ª con il sostegno di 4 mitragliatrici. Lo scontro dura per tutto il 20, il 21 ... ma ancora si infrange contro le difficoltà del terreno e della munita difesa austriaca. Il mattino del 22 due pattuglie della 67ª e del 91°, spintesi fin sotto i reticolati del fortino ad ovest e ad est, riescono a far brillare quattro tubi di gelatina producendo squarci di 3/4 metri nel primo ordine di reticolati. Segue subito l'azione dimostrativa dei fanti e degli alpini. Verso le 14, la 75ª ed una compagnia del 21° [Berti riporta il 21°, ma mi pare strano, più probabile il 23° - NdW] accorrono a dar man forte. Verso sera l'azione viene interrotta. La mattina del 23 gli austriaci piazzano due nuove mitragliatrici sul fronte di cima Cadini, sopra il canalone dov'è ammassato il grosso delle truppe italiane. L'artiglieria italiana non riesce a farle tacere, e riescono a ferire il comandante del battaglione Cadore. Nei giorni seguenti si intensifica il servizio di vigilanza e si lavora per stendere i reticolati e rafforzare le posizioni. Il bilancio definitivo dell'azione è di 324 morti, 2826 feriti e 85 dispersi.
"In quelli che restano, scampati ad un così grande olocausto, sempre rimarrà come un incubo la visione delle carni straziate di tanti compagni, e il ricordo delle tre settimane infernali su quel bastione tremendo, dove la loro tenacia, la loro resistenza, la loro abnegazione, sono rifulse più ancora che se la vittoria avesse coronato il sacrificio."

< Precedente