La quarta mina austriaca
16 Settembre 1917
Il cap. Raschin compì audaci ricognizioni
sulla parete del Lagazuoi, spingendosi fino ai posti di vedetta di Punta Berrino. Durante una di
queste individuò una spaccatura che poteva servire da camera di scoppio; inoltre non servivano
lavori e ciò avrebbe facilitato la sorpresa. Ma gli italiani si convinsero che invece le camere di
scoppio previste fossero due: una presso il Sasso Bucato ed una sotto l'appostamento per
mitragliatrici a sud-est del Trincerone (posizione nota come "Port Arthur").
Alle 10.18 del 16 settembre le due mine scoppiarono; saltarono in aria più di cinquemila metri cubi di roccia, sconvolgendo la parte centrale della Cengia.
"Dopo l'esplosione della mina, si diede una diversa sistemazione al "piano regolatore" che, si può dire, disciplinasse l'urbanistica della cengia. Non c'era proprio bisogno di commissioni tecniche nel piccolo cosmo trogloditico del Lagazuoi e neppure di speciali architetture antisismiche. Si saggiava la roccia sopra e sotto: sopra, per controllare se una nuova iradiddio di mine potesse più o meno schiacciare con qualche migliaio di metri cubi di roccia i nuclei alpini annidati in quel punto e sotto, se c'era il pericolo di farsi sbalzare chissà dove. Si studiava se e come si fosse defilati dalle offese del nemico su dai fastigi dell'Anfiteatro o della Galleria degli archi o dalle linee del Sasso di Stria; si valutava la possibilità che un canalone, uno sperone roccioso, uno strapiombo, divenissero il passo obbligato pel quale, semmai e non altrove, gli austriaci potessero tentare qualche pericolosa incursione. Il Dente Filipponi ad esempio, già superbo nella sua mole verticale, si era mutato con la mina del 22 maggio 1917 in ottimo sbarramento orizzontale, proprio al confine col canalone che scoscende su Val d'Andraz e non il nemico, ma gli alpini stessi avrebbero potuto fare di meglio."
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