L'abbandono
Novembre 1917
La guerra in Val Costeana sembrava non dovesse avere più fine: l'esperienza, d'ambo le parti,
aveva favorito il perfezionamento della quotidiana attività di servizio, rafforzato le più
scoscese posizioni, ben collaudato il funzionamento dei servizi logistici e le opere di scavo
per le gallerie di mina, che si susseguivano senza alcun risultato risolutivo. La guerra alpina
si era trasformata, anche qui, in guerra di posizione: una situazione di stallo evidente e
insostenibile.
Nel frattempo però, mentre i reparti italiani e austriaci si apprestavano ad affrontare il terzo
inverno di guerra, giunse - sia pure in modo incerto e contraddittorio - la notizia che sul finire
di ottobre una forte offensiva austro-tedesca aveva rotto il fronte a Caporetto, sconvolgendo
tutto lo schieramento italiano dalla Bainsizza al Carso.
Nelle prime ore del 27 ottobre, il generale
Cadorna ordinava al gen.
Nicolis di Robilant, comandante
della 4ª Armata, di ritirare le sue truppe sulla linea di resistenza a oltranza.
Il generale di Robilant
tergiversò a lungo perché riteneva possibile una resistenza sul Tagliamento e sperava di poter
trasformare il Cadore in una immensa ridotta fortificata; non ritenne quindi opportuno disperdere
le sue truppe sui monti a difesa della fantomatica "Linea Gialla" di resistenza, in considerazione
del forte innevamento e della mancanza di ricoveri e apprestamenti difensivi. Egli pensava
giustamente che neppure le truppe nemiche, nella loro veloce avanzata, avrebbero preso in
considerazione l'attraversamento di quel terreno montuoso, reso impraticabile dalla recente neve:
di conseguenza, diede l'ordine di trattenere le colonne in fondovalle, senza raggiungere la linea
di cresta.
Il 29 ottobre, Cadorna convocò
di Robilant a Treviso, per
sollecitarlo a schierare la sua 4ª Armata sul Monte Grappa e lungo il Piave: tuttavia, quando il
31 ottobre il generale Pecori Giraldi si era recato a Belluno per accordarsi sui progettati
ripiegamenti trovò il di Robilant
ancora restio a lasciare il Cadore.
Quello stesso giorno, Cadorna, venuto a
conoscenza di questo ritardo, ribadiva le sue precedenti direttive e imponeva un più celere
ripiegamento sulla destra del Piave e sulle prime pendici settentrionali del Monte Grappa.
A quel punto (2 novembre), anche la 4ª Armata cominciò a ritirare le sue truppe: il
VI Raggruppamento Alpino di Val Costeana (che difendeva fra l'altro la Cengia Martini) iniziò ad
arretrare alle ore 18 del 3 novembre. I trinceramenti di prima linea furono abbandonati il
giorno seguente, sempre nel tardo pomeriggio.