Ultimo attacco austriaco
22 Ottobre 1917
Il 21 ottobre alle 6 il mortaio postato presso il Rifugio Tre Scarperi ed un razzo lanciato
dalla Torre di Toblin danno inizio all'attacco. Per 13 ore l'artiglieria austriaca scarica più di
1.000 colpi sulle linee italiane. Durante la notte il bombardamento varia di intensità fino
a diventare normale su tutto il fronte tranne sul Monte Piana.
Il 22 ottobre si presenta freddo e nebbioso. Alle 5 un colpo del 305 della Innerfeldtal ed
un razzo lanciato dalla Torre di Toblin segnano l'inizio del tiro di distruzione e
contemporaneamente un barilotto esplosivo viene fatto rotolare da Monte Piano contro la Trincea
degli Alpini. Più di 100 pezzi, bombarde e lanciamine concentrarono il fuoco sulla Ghirlanda per
non più di 10 minuti mentre i Kaiserjäger scendevano ai reticolati. Cessato il tiro, questi tentano
di scavalcare il groviglio dei reticolati, ma vengono respinti dalle mitragliatrici del ten.
Bernabè e dalle bombe del s.ten.
Buccolini.
Poco dopo il tiro austriaco riprende con maggior violenza anche per battere il Vallon dei Castrati,
dal quale gli austriaci pensavano che affluissero le riserve italiane. Ma stavolta rispondono
tutti i pezzi italiani di Valle Ansiei e della 6ª sezione someggiata dallo Zurlon, Cresta Bianca,
Tre Croci, Crepe di Zumelles e Valgrande.
Nonostante l'intervento dell'artiglieria, la sezione mitragliatrici del battaglione complementare
che sbarrava il Vallone dei Castrati perde il comandante, ten. Arricò, il serg. Luini, il cap.magg.
Fiorio, il caporale Galli e molti mitraglieri.
Inoltre parte della Ghirlanda cade nelle mani delle fanterie tedesche dell'Alpenkorp, del
Wüttemberg e del Brandeburgo che erano scese a plotoni affiancati, usando i lanciafiamme contro la
Guardia di Napoleone: "i difensori di questa avevano resistito al doppio bombardamento di
distruzione, sul posto, chè lo strapiombo immediatamente a tergo non permetteva di ritirarsi in
posizione più riparata. I morti e i feriti del primo erano stati sgombrati, ma quelli del secondo
erano ancora là coi superstiti, e le due vedette
Giovanni De Siena e Vittorio Basilico
guardavano ancora dalle rispettive nicchie attraverso i fori delle lamiere contorte, quando,
cessato appena l'inferno delle bombe, videro avanzarsi la nube nera, tetra, caotica, gravida di
fiamma dai bagliori sinistri. Non era la morte, era l'annientamento."
Vengono così annientati 3 plotoni del 54° mentre il quarto (s.ten. Burroni) rimane asserragliato
lungo la linea dei nidi-scoglio con dietro il dirupo di Val Rimbianco. Quel plotone resistette a
bombardamenti e attacchi vari ma non cedette il ramo di Ghirlanda, sicchè gli austriaci non
riuscirono a passare dalla parte del Fosso Alpino, ma nemmeno ci riuscirono dall'altra parte
(Forcella dei Castrati).
Intanto il V Reparto d'Assalto sbocca dalla galleria difensiva e si dispone per il contrattacco:
il plotone del ten. De Simone fu il
primo a lanciarsi dal fianco destro della Guardia di Napoleone. Viene ferito alla bocca ma continua
nello slancio e però si infila tra la destra della Guardia di Napoleone e la sinistra della
Trincea dei Sassi e l'unico modo per uscirne è superare frontalmente la seconda. Giunti al corpo a
corpo, gli italiani vengono sopraffatti:
"[...] intimarono minacciosi al De Simone
di arrendersi.
Arrendersi? Viva l'Italia - urlò, come ingigantendo e scaricando sugli avversari i residui colpi
della rivoltella. Ferì e fu ferito, sì gravemente da non poter più reggersi. Su di lui caduto
venne rinnovata l'intimazione di resa. Arrendersi? - No - grida Viva l'Italia [...] Allora i
manigoldi si credettero lecito di trapassar quel cuore generoso e indomito, e un Maramaldo, prima
di andarsene, ruppe con una mazza ferrata quella fronte [...] A tanto valore, la patria
riconoscente decretò la medaglia d'oro."
I pochi supersiti ridiscesero strisciando alla testata del Vallone dove nel frattempo erano giunti
gli altri plotoni e la sezione lanciafiamme.
L'artiglieria italiana batte per tutta la notte la trincea conquistata dagli austriaci e li
costringe a ripiegare nella Trincea dei Sassi. La confusione che si viene a creare nei comandi
austriaci e la situazione generale comunque non consona alle aspettative fà desistere il comando
austriaco che decide di ritentare l'azione nella notte successiva (nel frattempo si erano
registrati 93 morti e 84 feriti da parte austriaca, 3 morti ed 11 feriti nelle file tedesche).
"La notte di quel 22 di ottobre scese piena d'ansie e di fantasmi. Le opposte artiglierie, con
ritmo pari, empivano di tuoni e di fragori il coro delle Dolomiti, solcando in alto le tenebre che
in basso punteggiavano di scoppi. I fasci sbalorditori di luce dei riflettori frugavano le pieghe
del terreno, leggevano i sentieri, radevano i pianori. Nel tempo dalla natura assegnato alla
quiete, tutti erano desti e con gli spiriti tesi fino allo spasimo."
Ogni 15 minuti il 280 del passo Tre Croci scaricava un colpo sulle posizioni austriache.
Alle 5 del 23 ottobre tutte le batterie della zona concentrano il fuoco sulla Trincea degli
Alpini e sulla Ghirlanda ed alle 6 gli Arditi compaiono dalla parte della Forcella anzichè dalla
parte del Fosso, dove li attendevano gli austriaci.
La sorpresa fu totale e le posizioni vennero riconquistate di slancio dal I/54° del magg.
Piacenza, prima che giungesse l'aiuto di un
reparto di Fiamme Rosse giunto coi camion a Misurina.
Undici giorni dopo (alle 17 del 3 novembre) però gli italiani furono costretti ad abbandonare
le posizioni.
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