Forte Col Piccolo
Cenni storici
Sorge in posizione sovrastante il paese di Vigo di Cadore. Si trova in località Laggio nel territorio comunale di Vigo di Cadore in provincia di Belluno. I lavori iniziarono nell'ottobre del 1904 per finire nel 1911. Nel 1899 venne approvata la costruzione dell'opera e fu preventivata una spesa di L. 1.350.000. Il 7 novembre 1917 veniva abbandonato e la popolazione, col permesso dell'Amministrazione Militare, asportò generi alimentari e 250 q.li di farina bianca. In appoggio e praticamente con gli stessi compiti, erano posizionate a poca distanza (sopra all'abitato di Vigo) la batteria Col Tagliardo e la batteria Col delle Rive. Il 19 ottobre 1918 venne fatto saltare dagli austriaci prima della ritirata. A nulla servì far notare agli austriaci la vicinanza del forte ai paesi. Alle ore 11.30 ci fu l'esplosione dei 40 quintali di gelatina collocati al suo interno. Gli spicchi delle corazze furono spinti ad incredibili altezze e a 500 metri di distanza, mentre enormi blocchi di cemento rotolavano dal monte. Durante la IIª Guerra Mondiale il forte fu adibito a polveriera e presidiato alla fine da pochi soldati della Territoriale tedesca, fatti prigionieri nell'ottobre del 1944 dai partigiani, che in quella occasione occuparono il forte. Nel dopoguerra è stato adibito per qualche tempo a laboratorio di occhialeria. In origine doveva essere solo una posizione campale (cannoni su affusto d'assedio, con scudi e cingoli), ma poi si preferì costruire una batteria permanente ad un sol piano (pozzi e corridoio retrostante), con magazzini munizioni e laboratori sul rovescio, defilati al tiro dall'Altopiano di Danta. La batteria corazzata era orientata verso Nord-Ovest, presentava nel senso della lunghezza (circa 30 m) le misure e gli intervalli di quella più moderna del Tudaio, mentre la larghezza rispetto a quest'ultima appariva maggiore (circa 20 m), permettendo la dislocazione delle riservette sul rovescio, al di là del corridoio centrale, dove erano state aperte delle finestre di aerazione. Tramite una breve scalinata (circa 2 m), si accedeva ai laboratori e ai depositi munizioni. Davanti a questi locali si apriva un cortile interno protetto da un muretto con feritoie per fucilieri, partendo dal quale una scala sotterranea percorreva originariamente tutto il costone Ovest del colle, sino a sbucare a lato di una caserma. Per chi entrava dal cortile, a sinistra erano collocati i laboratori ed una riservetta situata 40 m più in basso, attraverso un pozzo circolare di circa 80 cm di diametro, dotato tra l'altro di una scala a pioli in ferro. Il deposito delle polveri era stato ricavato nella roccia sottostante, spostato a nord rispetto ai laboratori, e ad esso si accedeva tramite delle gallerie che sboccavano sui fianchi della casermetta situata a metà colle, ad E della batteria. In cima all'altura, davanti alle cupole, era stato realizzato un camminamento sotterraneo con feritoie per fucilieri, alla cui estremità ovest era collocata una postazione per mitragliatrice rivolta anch'essa verso il nodo di Tre Ponti. Nel 1910 fu allacciato all'acquedotto del comune di Vigo. Dopo i dubbi iniziali, venne deciso di installare cupole pesanti e non quelle leggere. Il collaudo della batteria, fu eseguito il 17 e 18 giugno 1911 quando i cannoni spararono verso la Forcella Scodavacca e la Val de Pena. Con questi cannoni era possibile battere a nord lo sbocco della valle del Piave dalla cosidetta Agonia del Comelico, lo sbocco della valle dell'Ansiei fino a S. Caterina, la località Tre Ponti, nonché le pendici sud-ovest dell'altopiano di Danta, comprese la Val Diebba e la Val Ostera. Sul fianco destro la batteria controllava l'accesso in Val Piova dal Comelico attraverso le numerose, anche se non facili, forcelle esistenti (soprattutto Forcella Ciadin Alto e Forcella Starezza), e dalla Val Frison attraverso Forcella Camporosso, Colròsolo, ecc... A sud batteva le posizioni delle Stabiere (proveniente dalla Mauria), lo sbocco della valle del Cridola, lo sbocco della Val Pra di Toro attraverso Forcella Scodavacca, la strada militare che si snoda per numerosi tornanti da Lorenzago a Vallesella, la strada Ponte Nuovo-Lozzo-Domegge, lo sbocco della Val Longiarin presso Lozzo, e, più lontano ancora, lo sbocco della Val d'Oten presso Calalzo. Il 26 maggio 1915 venne assegnato un parco fotoelettrico al forte. Comandante dell'opera era il capitano Prunas Serra.
Armamento
4 cannoni da 149G in cupole corazzate da 140 mm
3 mitragliatrici Gardner mod. 1886
3 mitragliatrici Perino mod. 1908 (tali armi erano in dotazione comune con la postazione
di Col Ciampon)