L'accelerazione
4 novembre
Alle 10.35 del 4 novembre Cadorna ordinò di accelerare il ripiegamento della 2ª e 3ª Armata: fu in
questa occasione che per la prima volta il Di Robilant si accorse di essere in ritardo con i
movimenti dei suoi Corpi d'Armata. Alle 20 ordinava a 50 autocarri di mettersi a disposizione a
Tai per trasportare un nucleo di copertura tra Vittorio e Ponte nelle Alpi.
Ci si accorgeva finalmente che la ritirata del I Corpo rischiava di venire compromessa dal
ripiegamento dell'ala sinistra della 2ª Armata. Alla richiesta di rallentare il movimento di
quest'ultima il Comando Supremo non era certo disposto ad acconsentire, imputando la situazione
esclusivamente al ritardo palesato da parte del Comando della 4ª Armata nell'esecuzione del primo
ordine di ripiegamento.
Se la 26ª divisione durante la sua ritirata dalla Carnia avesse intasato la conca di Tai, il
deflusso di tutto il I Corpo d'Armata sarebbe stato messo in crisi. Per questo il gen. Piacentini
ordinò di fermarsi al Passo della Mauria e di provvedere alla difesa della posizione. Ci si doveva
però proteggere da eventuali tentativi di aggiramento occupando le forcelle Cridola e Scodavacca;
in tali posizioni furono destinati alcuni reparti della Fortezza Cadore - Maè (assieme ad alcune
squadre di Volontari del Cadore) ed in riserva il battaglione Moncenisio (cap. Magliani, appena
succeduto al magg. Pennati). Venne inoltre disposta l'interruzione del ponte sul Vajont.
Il 5 novembre il Di Robilant emanava le direttive per la difesa della testa di ponte di Vidor e
la difesa del Grappa. Il gen. Ruggeri Laderchi (comandante del IX Corpo d'Armata) nello stesso
giorno raccomandava alle retroguardie del Val Cismon e del Val Cordevole di non abbandonare le
posizioni della Linea Gialla prima del completo sfilamento del I Corpo. Questo dispose di
rafforzare sia la posizione di Fadalto per difendere Ponte nelle Alpi sia la retroguardia di Cima
Gogna, inviando rispettivamente il Val Piave ed il XLVIII Bersaglieri. Per quel che riguarda il
Val Piave, la 275ª scendeva per Padola, S. Stefano, Gogna e Lozzo giungendo nelle prime ore del
6 novembre a Pieve di Cadore. La 268ª rimase sulle Pale di Misurina fino alle 0.30 del 5 novembre
e poi scese per Federavecchia giungendo ad Auronzo alle 9 e proseguendo poi verso Lozzo. La 267ª
abbandonò le sue posizioni alle 2 del 5 novembre passando per Cortina, Vodo e Tai. Venne anche
dislocato il XXVIII Bersaglieri nel tratto Collalto - Peaio - Vinigo per sbarrare la Val Boite
ed il Moncenisio nei dintorni di Lozzo.
Nelle prime ore del 6 novembre il Comando della 4ª Armata si trasferiva da Belluno a Castelfranco
Veneto ma nel frattempo l'avanzata austriaca diventava sempre più preoccupante. Per contrastarla
gli italiani avevano fatto saltare già dal 5 il ponte sul Rio Padola, quello sul Digon presso
Candide oltre a quelli sotto S. Stefano e della Lasta. Vennero abbattute le due testate della
galleria del Monte Mosso.
Nell'intendimento di salvare la 4ª Armata il Comando Supremo le assegnò il II ed il XXIV Corpo
d'Armata che si trovavano rispettivamente a Nervesa e Volpago. Alle 23.10 del 6 novembre il
Di Robilant poteva comunicare che la difesa di Vidor era garantita.
Le ultime truppe italiane abbandonarono Auronzo la sera del 5 novembre, quando gli austriaci
entravano a Cortina, sottoponendo il I Corpo ad una pressione convergente dalle valli del Boite
e dell'Ansiei.