Il ritardo della 4ª Armata
31 ottobre - 2 novembre
												Il 31 ottobre Cadorna insisteva per una maggiore tempestività:
												"Situazione Tagliamento va aggravandosi. Codesta Armata acceleri movimenti di ripiegamento sulla 
												destra del Piave. Per ottenere indispensabile acceleramento abbandoni ogni impedimento e limiti 
												movimento a sole truppe ed artiglierie."
												Ma il Comando della 4ª Armata parve non rendersi conto della situazione; la situazione della 
												2ª Armata non pareva così grave ed il Di Robilant faceva notare che un'accelerazione nel movimento 
												avrebbe implicato l'abbandono delle artiglierie: il Comando Supremo (che aveva già ordinato il 
												ripiegamento delle artiglierie a partire dal 26 ottobre!) non poteva certo acconsentire al 
												pericolo di perdere le artiglierie già dislocate in prospettiva sul Piave, per cui fu costretto 
												ad accettare la decelerazione della 4ª Armata, tanto che nel fonogramma 5199 delle 21 del 31 
												ottobre ammette:
												"Situazione sempre grave. Permane pertanto necessità accelerare ripiegamento non però al massimo 
												bensì in modo da salvare artiglierie specialmente cannoni 149A et mortai 210 cannoni da 120 
												francesi et marina et nei limiti del possibile obici 210."
												Già dal 30 ottobre il gen. Piacentini (I Corpo) aveva emanato i primi ordini per l'arretramento: 
												il comando di Artiglieria avrebbe dovuto sgombrare i grossi e medi calibri mentre il comando del 
												Genio doveva predisporre le interruzioni necessarie. Il comando dei CC.RR. era incaricato 
												dell'ordine lungo le rotabili di tutte le valli mentre ai sindaci della valli del Padola, Ansiei 
												e Boite venne notificato lo sgombero della popolazione civile e l'internamento dei sospetti. 
												Le truppe in forza al Corpo d'Armata vennero raggruppate nel modo seguente:
												
	
												 Fortezza Cadore - Maè (gen. Marocco)
												  Milizia Territoriale e Presidiari
												  comando II battaglione dell'11° Bersaglieri
												  II battaglione del 7° Bersaglieri
												  1° Gruppo Artiglieria da Montagna
												 1ª Divisione (gen. Invrea)
												  truppe del 5° Settore
												  VI Raggruppamento Alpino
												 Brigata Como rinforzata (gen. Fiastri)
												  truppe 6° e 7° Settore
												
												A tutti i comandi veniva raccomandato di rendere mobili le truppe con artiglieria in modo da essere 
												preparati ad urgenti richieste di riposizionamento.
												Dal 30 la 275ª del Val Piave era stata spostata in Comelico; nei giorni successivi la 268ª giunse 
												in Val Ansiei e la 276ª in Val Boite per proteggere il ripiegamento della 1ª Divisione. A partire 
												dallo stesso giorno cominciò a passare per S. Vito di Cadore molta fanteria ed artiglieria con 
												cannoni di vario calibro. Forti movimenti si registrarono anche il 31 e poi l'1 ed il 2 novembre, 
												mentre il 3 anche il panificio veniva chiuso ed i forni distrutti. Alle 13 del 5 novembre l'esodo 
												poteva dirsi competo. Le autorità militari informavano i sindaci che "chi voleva partire dal 
												paese era libero di farlo e avrebbe avuto protezione ancora per 2 giorni".
												Il 31 ottobre il gen. Di Robilant, finalmente esplicito nel fissare la suddivisione del fronte 
												sulla linea del Piave, e nell'eventualità che le truppe della Zona Carnia fossero costrette 
												ad abbandonare la linea stabilita prima che il I Corpo fosse defluito dalla Val Piave, 
												raccomandava al Piacentini di proteggersi con i mezzi a sua disposizione ed al IX Corpo di tenersi 
												collegato col I sulla displuviale tra Maè e Boite; in particolare il Monte Rite avrebbe dovuto 
												costituire il punto di raccordo.
												Il Comando della 4ª Armata inizia quindi solo in tale data ad uniformarsi agli ordini del Comando 
												Supremo, ma la concezione strategica è ancora difforme: il Di Robilant infatti concepiva ancora 
												la Linea Gialla come come efficiente baluardo sul quale organizzare il ripiegamento delle altre 
												truppe, mentre Cadorna già paventa la possibilità che l'Armata venisse tagliata fuori. Ancora il 
												2 novembre il Comando della 4ª Armata si poneva il dubbio se "presidiare" oppure "occupare" la 
												Linea Gialla; in risposta a tale dubbio, giungeva il fonogramma 11522, il quale senza mezzi 
												termini ordinava:
												"Comando S. ordina iniziare da domani 3 novembre sollecito ripiegamento dietro linea gialla 
												stabilita da precedenti ordini. Per conseguenza si dia esecuzione a quanto ordinato, scaglionando 
												truppe dietro linea gialla secondo le norme prestabilite, provvedendo efficace protezione contro 
												incursioni avversarie. Per ora ripiegamento si limita alla linea gialla: occorre quindi che questa 
												sia con ogni mezzo garantita in modo da sventare qualsiasi tentativo nemico contro di essa. 
												Truppe esuberanti occupazione siano scaglionate in profondità per essere pronte proseguire 
												arretramento. Raccomando serenità, fermezza e collegamento. Prego assicurare.