Dal diario di Angelo Loschi
... Allorché il 24 maggio 1915 scoppiò la guerra con l'Italia stavano su le montagne dolomitiche
intorno a Sesto pochi uomini con le armi in pugno, pochi come in un bel giorno d'estate si possono
contare i turisti che percorrono questi passi e si arrampicano sulle pareti di questi monti.
Ma il nucleo di queste forze esigue era formato da uomini di tempra speciale, erano i signori di
questi deserti rocciosi ... erano le guide.
Sesto era la Patria di un corpo di guide fra le più audaci e le più rinomate di tutte le Alpi.
Specialmente nell'arte dell'arrampicamento esse erano maestri ...
Il migliore fra essi era Sepp Innerkofler. Egli era un uomo in cui si erano unite alla perfezione
le grandi virtù dell'uomo e dell'abitante delle montagne. Quest'uomo di 50 anni aveva già percorso,
quale guida una carriera senza pari allorché egli imbracciò il moschetto e pose le mani su quelle
rocce per difendere la sua beneamata Patria ...
... L'ardente coscienza del dovere per Dio, per l'Imperatore, per la Patria, fecero di lui uno
dei più grandi combattenti che mai videro i nostri monti ...
Il 24 maggio era venuto e con esso la guerra, il nemico si trovava dietro le potenti masse rocciose
delle Dolomiti di Sesto. Nulla si sapeva di questo nemico, non si conosceva né la sua forza né le
sue intenzioni. Si sapeva solamente di disporre di una ridicolmente piccola quantità di truppe
raccogliticce, appena sufficienti per stabilire un velo di truppe per presidiare i passi più
importanti ...
Sepp ... quale comandante della "Pattuglia Volante" cominciò la guerriglia sulle Dolomiti di Sesto
ancora coperte di un alto strato nevoso ...
Quando l'occasione si presentò di lassù essi fischiarono i primi saluti agli Alpini dai neri
cappelli, i primi saluti di Guerra dalle Montagne Tirolesi ...
La Cima Paterno si ergeva minacciosa sopra la Capanna Tre Cime. Se rimaneva austriaca sarebbe
stato un pilastro attraverso il quale nessun nemico sarebbe passato ... La Cima Paterno era una
fortezza di roccia che proteggeva la valle nativa; era un bastione roccioso contro il quale interi
reggimenti si sarebbero vanamente scagliati ...
Perciò essi pregarono il loro comandante di potere tenere la Cima Paterno. Ma il Capitano, non
conoscitore della Montagna, non era troppo convinto dell'importanza della cima. Sepp con la sua
pattuglia si recò nondimeno sulla vetta. Egli portò la notizia che la cima non era ancora occupata
dal nemico ... Il Capitano non si lasciò convincere ed ordinò di sgomberare la cima. Sepp comprese
che questo monte avrebbe procurato ore difficili ai difensori. Egli sapeva che laggiù fra gli
Alpini vi erano le guide italiane di Auronzo le quali ben sapevano come il Kofel stava in posizione
dominante sopra le posizioni austriache ... Sepp si rassegnò e tacque ...
Ma ciò che egli aveva previsto accadde. Lassù sopra la vetta del Paterno un giorno si eresse un
piccolo parapetto da dove crepitarono i primi colpi di fucile contro i difensori della Forcella
di Toblin: il Paterno era stato occupato dal nemico. Gli occhi del piccolo posto italiano
frugavano in modo molesto e pericoloso ogni giorno, ogni minuto, le sottostanti posizioni
austriache. E si arrivò a quello che mai sarebbe successo se si fosse dato ascolto a Sepp.
Il Paterno dovette essere preso d'assalto.
Nella notte sul 4 luglio Sepp e la sua pattuglia scalarono la difficile cresta nord-ovest ...
Nessuna pietra cadde, nessun rumore giunse ai compagni, che giù sotto, col cuore stretto
dall'angoscia cercavano di seguire con gli occhi il progredire di questa impresa temeraria.
Quando spuntò l'alba del 4 luglio le batterie austriache concentravano il loro fuoco sulla cima
del Paterno e le sventagliate delle mitragliatrici si sgranarono nella scia delle granate ...
I primi raggi del sole dovevano illuminare un Paterno ritornato austriaco ... I minuti passarono;
una bandierina gialla sventolò ... Ad un tratto cannoni e mitragliatrici tacquero: un silenzio
mortale incombette nuovamente sulle montagne. Migliaia di occhi, nemici ed amici erano fissi,
da ogni passo, da ogni selletta ... Una figura oscura si staccò dalle rocce ergendosi sulla
cresta, con passo tranquillo e pacato, da alpinista ... Con largo gesto egli buttò una bomba
a mano dietro il muretto del piccolo posto italiano. Poi una seconda e una terza. Nessuno
schianto scosse l'aria ... Ad un tratto un'altra figura si stagliò contro il cielo al di sopra
del muricciolo, una figura grande e forte ... afferrò con ambe la mani un masso e, alzatolo
con grande possanza sopra la propria testa lo scagliò travolgendo il nemico nell'abisso.
Così terminò questo duello potente come il simbolo dell'eterna lotta uomo contro uomo fin dai
tempi preistorici e lampeggiò nella guerra moderna il pieno XX° secolo. Così cadde Innerkofler:
uno dei più grandi eroi la cui massima era "Dio Imperatore e Patria" ...
La Cima del Paterno rimase italiana ...
I soldati italiani issarono, con indicibili sforzi, il cadavere del loro grande nemico fin
sulla vetta del Paterno strappandolo a mezzo di corde alle pareti rocciose a cui era rimasto
impigliato. Sulla cima stessa a forza di mine gli Italiani scavarono un loculo e vi seppellirono
Sepp Innerkofler.