Il sottotenente Pasquario
di Giovanni Pennati
Il pomeriggio del 18 ottobre, favorito dalla nebbia, avanzai oltre il primo costone e quantunque preso di mira dai fucili dei difensori del Sasso di Stria, raggiunsi un allargamento della cengia che si prestava bene alla difesa. Mi spinsi ancora più avanti con una squadra e collocai un piccolo posto al di là del secondo costone per impedire il ritorno di pattuglie nemiche notate in precedenza.
Nello spacco di una caverna naturale fu collocata la sezione mitragliatrici del 46° fanteria detta "La Sarda", che due giorni dopo fu sostituita da quella del tenente Alliaud Carlo e nella notte furon mitragliati gli uomini addetti ai rifornimenti che portavano viveri e materiali alle trincee del Sasso di Stria e al trinceramento di sbarramento della Valparola.
Tale appostamento fu subito individuato dal nemico e ben presto la sezione fu presa di mira da un cannoncino da 52 mm che lanciava le sue micidiali granate a tiro diretto.
Il mattino seguente potemmo definire chiaramente la nostra posizione rispetto a quella nemica e si dovette concludere che non era certamente una delle migliori, dato che si aveva il nemico sul davanti, in basso, a sinistra, a nord e a sud-est. Inoltre, tiratori appostati fra le crepe della vetta potevano sorprenderci alle spalle. Eravamo dominatori e a nostra volta dominati dall'alto.
All'alba del 20 una piccola granata infilò la feritoia naturale della caverna dov'era appostata la sezione mitragliatrici, ferendo seriamente il sottotenente Carlo Pasquario e diversi alpini.
Così ricorda l'episodio il caporal maggiore Secondo Cavatore:
L'avanzata si effettuò su terreno impervio, limitato, battuto dal fuoco nemico e quindi negli sbalzi fummo accompagnati da una pioggia di pallottole che si schiantavano contro le rocce a noi prossime. Raggiunto l'obiettivo, ci collocammo fra alcuni grandi massi formanti tra loro un corridoio e una caverna e in attesa degli eventi rafforzammo la posizione occupata.
Il nemico era riuscito a individuare il nostro arroccamento e cominciò subito a molestarci col fuoco.
Il mattino del 20 ottobre verso le 6, essendosi intensificato il tiro nemico, il sottotenente Pasquario, per rendersi conto della situazione, si sporse dall'appostamento proprio nell'istante in cui giungeva dal Sasso di Stria una piccola granata che scoppiò all'imboccatura della caverna ferendo il sottotenente e diversi alpini. Col sergente Pellissero provvidi a trasportare il nostro ufficiale sul rovescio della caverna e a medicarlo delle gravi ferite riportate senza che un lamento uscisse dalle sue labbra e quando verso sera fu preso a spalla da un vecchio alpino per andare a valle ci salutò con le lacrime agli occhi non per il dolore delle ferite ma per lasciare i suoi alpini; la commozione che subentrò nei nostri cuori fu grande e veramente indimenticabile.