Le ricognizioni sul Piccolo Lagazuoi
di Ettore Martini
II felice risultato dell'occupazione della Cengia Martini e di Punta Berrino, si deve in buona parte agli accurati studi sul massiccio del Piccolo Lagazuoi, compiuti nel settembre 1915. Questi consistevano principalmente in numerose ricognizioni notturne sul posto, attraverso un terreno roccioso molto aspro e difficile, nelle immediate vicinanze delle posizioni austriache.
Vi partecipavano a turno tutti gli ufficiali e sottufficiali, nonchè diversi alpini del "Val Chisone". Essi, per svolgere tale compito, dovevano effettuare lunghe e faticose marce perché erano costretti a muoversi prima da Campo di Sotto nei pressi di Cortina d'Ampezzo e poi dal Trincerone di Val Costeana (quota 1.808 della Strada Dolomiti [noto anche come Trincerone Ottina, ndr]).
I particolari che più ci interessavano, venivano di volta in volta compendiati in succinte relazioni e schizzi panoramici; questi a loro volta formavano oggetto di studio, di controllo e di nuove aggiunte da parte di altre volenterose pattuglie.
Le ricognizioni più ardite e proficue furono eseguite dal sottotenente Eugenio Barla per la Punta Berrino e dal tenente medico Michele Bolaffio e sottotenente Giovanni Pennati per la Cengia Martini.
Lo studio era completato da diligenti osservazioni compiute giornalmente dagli osservatori delle Cinque Torri, dall'Averau e dalle pendici occidentali del Nuvolao. Una di queste, effettuata su uno dei punti più elevati delle Cinque Torri, quando ancora la cima della Tofana di Rozes costituiva un impareggiabile osservatorio austriaco, avrebbe potuto avere serie conseguenze per il comandante di battaglione e per il capitano Umberto Ranieri della 228ª cmp. Il mattino dell'8 settembre, mentre essi, illudendosi di essere nascosti alla vista nemica perché addossati a un enorme masso, confrontavano la carta topografica con le accidentalità più vistose del Piccolo Lagazuoi, uno shrapnels lanciato con matematica precisione dal retrostante Monte Cavallo scoppiava a pochissimi metri dalle loro teste. A questo ne seguirono altri a brevissima distanza di tempo e con la medesima sorprendente esattezza ... Quando poi i due ritennero preferibile spingersi altrove per ultimare le loro osservazioni, continuarono - per un certo tratto della discesa - a essere inseguiti dallo stesso tiro. L'avversario aveva ritenuto conveniente far esplodere contro di loro non meno di quindici shrapnels, nella convinzione che si trattasse sicuramente di ufficiali più elevati in grado.
Si era potuto così accertare che il nemico non aveva ancora completamente fortificato tali posizioni: o perché gli sembrassero già forti e inaccessibili per natura, o perché, anche se conquistate, le giudicasse indifendibili per la loro impervia struttura. Ci eravamo inoltre convinti che l'impraticabilità del terreno non consentiva l'impiego contemporaneo di forze rilevanti: in altre parole, lo scopo desiderato non si poteva conseguire che mediante azione di sorpresa. Più che sul numero degli uomini da impiegare era necessario fare assegnamento sull'esperienza e sull'audacia di piccoli gruppi ben affiatati tra loro.