Pistola Beretta mod.1915
Alla vigilia dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, le pistole in dotazione alle forze armate del nostro Paese formavano un gruppo variegato ed eterogeneo, al quale corrispondeva una varietà di calibri che certamente non aiutava dal punto di vista logistico. Accanto alle vecchie rivoltelle ’89 e ’74, alle Mauser ’99 assegnate alla marina e ad un numero significativo di semiautomatiche di piccolo calibro e di basso costo mai adottate ufficialmente, ma comunque utilizzate, le semiautomatiche assegnate agli ufficiali del Regio Esercito erano le Glisenti Modello 1910 e le Brixia, entrambe camerate per il calibro 9 Glisenti. Queste armi, pur non essendo del tutto inadeguate, risultavano viziate da parecchi difetti che le rendevano ormai inaccettabili per un uso generalizzato in una guerra: erano infatti caratterizzate da una progettazione complessa, che le rendeva di difficile produzione e manutenzione, costose da realizzare e relativamente poco robuste. Tutti aspetti inaccettabili in un’arma militare. L’amministrazione regia si mise quindi alla ricerca di un’arma che fosse di facile manutenzione, grazie ad uno smontaggio da campagna semplice, nonché robusta ed affidabile e che potesse essere prodotta in grandi quantità in tempi brevi e ad un costo contenuto. La trovò in un modello proposto dalla fabbrica d’armi più antica del mondo, la ditta Pietro Beretta. Già l’11 novembre 1915 venne stipulato un contratto per la fornitura di 5.000 pistole all’Esercito, seguito da un secondo per altre 5.000 il 20 dicembre. La distribuzione ai reparti iniziò nel 1916. Una nuova fornitura, in due contratti da 5.000 e 300 pezzi venne ordinata alla fine del 1917. La “Pistola Beretta Brevetto 1915” in calibro 9 Glisenti venne prodotta dal 1915 alla fine del 1918, per un totale di 15.670 pezzi, 15.300 dei quali destinati al Regio Esercito ed i restanti al mercato civile, e restò in servizio fino alla fine degli anni 30.
Fonti: Vodice, Ex Ordinanza