Abate Giovanni
Sottotenente
91° Brigata Basilicata
Nato il 20 agosto 1890 a Crescentino (VC)
Morto il 28 marzo 1917 presso l'OdC 040 di Cortina d'Ampezzo; ferito in Val Travenanzes il 17 marzo 1917
Decorazioni
Medaglia di Bronzo
Nel dirigere alcuni lavori di prima linea, in prossimità del nemico, sprezzante del
pericolo, eseguiva un’ardita ricognizione allo scoperto, rimanendo gravemente ferito
all’addome.
Val Travenanzes, 17 marzo 1917
Note biografiche (Archivio Danilo Morell)
Giovanni, detto “Nino”, nasce a Crescentino dal cav. Giovanni Carlo (cancelliere della Corte
d’Appello di Torino) e Giuseppina Marone. Terminato il liceo studia alla Regia Università di Torino arrivando al 2°
anno della Facoltà di Medicina e Chirurgia poi interrompe gli studi con lo scoppio della prima
guerra mondiale.
Il fratello ing. Ugo parte per il fronte quale tenente del Genio, “Nino” si arruola volontario a
soli 19 anni, il 3 agosto 1915, mentre a casa rimangono le due sorelle Lydia e Esther.
“Nino” viene destinato al 16° Reggimento Cavalleggeri di Lucca e per prendere parte più attiva alle
operazioni frequenta un corso per Allievi Ufficiali.
Promosso sottotenente, il 10 novembre 1916 viene destinato al 91° Reggimento Fanteria Brigata
Basilicata.
Il 12 dicembre 1916 invia una lettera ai suoi famigliari informandoli che a breve partirà da
Brescia per raggiungere il fronte delle Tofane, sopra Cortina d’Ampezzo.
Di seguito riportiamo alcuni suoi scritti e lettere:
21 dicembre 1916:
“... Il giorno è bello, il sole illumina meravigliosamente la valle; io farò il Natale qui allegro
brindando alla mia cara famiglia, sempre contento di trovarmi qui a pochissima distanza dal
nemico ...”
28 dicembre 1916:
“... Nella nuova baracca ho trovato una bella cartolina che rappresenta quanto la frase, scritta
sotto, dice: Bacio il tricolore che tu difendi.
Ed è singolarmente delicata, come espressione dolcissima di un cuore femminile che indirizza ad un
caporale i suoi sentimenti ...”
3 gennaio 1917:
“... Ho sentito con piacere dai soldati miei, la narrazione delle azioni di guerra, alle quali
essi hanno preso parte sin dal maggio 1915. Sono narrazioni rudi, semplici, che attestano quella
carità di Patria che anima il soldato italiano, così dolce, così buono.
Toccherebbero il cuore anche ad un calmissimo torinese ...”
6 gennaio 1917:
“... Debbo correre col mio plotone in una valle per alcuni lavori. Lascerò i colleghi
tranquilli; io me ne starò la contento, lavorando per la patria, alla quale ho consacrato il mio
braccio, il mio ideale ...”
7 febbraio 1917:
“.... Morte al barbaro oppressore! Libera alfine dal grave giogo, la Patria nostra avrà nel
mondo un posto degno dell’antica gloria! Come vedo salire, nella sua bella costruzione, la gran
torre d’argento del mio Ideale realizzato, mi convinco sempre più della necessità che abbiamo, di
annientare con tutte le nostre forze l’odiato nemico ...”
20 febbraio 1917:
“... è notte, ma, a evitare spiacevoli sorprese, io vigilo; La notte appresso un drappello di
austriaci ammantati di bianco avanzava per praticar buchi da incastrarvi mine; ma fu respinto!
Ai primi di marzo andremo a sostituire una compagnia in prima linea, e allora... Si starà bene!”
27 febbraio 1917:
“... Lieto è l’attendente perché va all’assalto in coda al plotone; lieto l’automobilista che fa
la guerra in città. Ed io? Io sono più che lietissimo; poiché correrò incontro al nemico in testa a
tutti. Viva l’Italia! Non l’ho mai gridato con tanto entusiasmo. Io sono veramente felice d’essere
a pochi metri dal nemico ...“.
Il 17 marzo 1917 uscito in ricognizione allo scoperto per svolgere alcuni lavori in prima linea
“Nino” viene ferito gravemente all’addome.
Viene ricoverato all’Ospedale da Campo n. 040 di Cortina d’Ampezzo dove accorse anche il padre.
Le sue condizioni sembravano buone e tutto lasciava sperare in una pronta guarigione.
Per l’azione in cui venne ferito si meritò una medaglia di bronzo al valor militare che gli fu
appuntata al petto in presenza del Tenente Generale comandante la 1ª Divisione, Eugenio Caputo,
quel tragico 27 marzo 1917, giorno in cui le sue condizioni improvvisamente peggiorarono sempre di
più.
Il mattino del 28 marzo 1917, tra le braccia del padre, alle ore 8:20 si spegneva.
La Regia Università di Torino gli conferì la laurea ad Honorem il 27 maggio 1918.
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Nato il 20 agosto 1890 a Crescentino (VC)
Morto il 28 marzo 1917 presso l'OdC 040 di Cortina d'Ampezzo; ferito in Val Travenanzes il 17 marzo 1917
Decorazioni
Medaglia di Bronzo
Nel dirigere alcuni lavori di prima linea, in prossimità del nemico, sprezzante del pericolo, eseguiva un’ardita ricognizione allo scoperto, rimanendo gravemente ferito all’addome.Val Travenanzes, 17 marzo 1917
Note biografiche (Archivio Danilo Morell)
Giovanni, detto “Nino”, nasce a Crescentino dal cav. Giovanni Carlo (cancelliere della Corte
d’Appello di Torino) e Giuseppina Marone. Terminato il liceo studia alla Regia Università di Torino arrivando al 2°
anno della Facoltà di Medicina e Chirurgia poi interrompe gli studi con lo scoppio della prima
guerra mondiale.
Il fratello ing. Ugo parte per il fronte quale tenente del Genio, “Nino” si arruola volontario a
soli 19 anni, il 3 agosto 1915, mentre a casa rimangono le due sorelle Lydia e Esther.
“Nino” viene destinato al 16° Reggimento Cavalleggeri di Lucca e per prendere parte più attiva alle
operazioni frequenta un corso per Allievi Ufficiali.
Promosso sottotenente, il 10 novembre 1916 viene destinato al 91° Reggimento Fanteria Brigata
Basilicata.
Il 12 dicembre 1916 invia una lettera ai suoi famigliari informandoli che a breve partirà da
Brescia per raggiungere il fronte delle Tofane, sopra Cortina d’Ampezzo.
Di seguito riportiamo alcuni suoi scritti e lettere:
21 dicembre 1916:
“... Il giorno è bello, il sole illumina meravigliosamente la valle; io farò il Natale qui allegro
brindando alla mia cara famiglia, sempre contento di trovarmi qui a pochissima distanza dal
nemico ...”
28 dicembre 1916:
“... Nella nuova baracca ho trovato una bella cartolina che rappresenta quanto la frase, scritta
sotto, dice: Bacio il tricolore che tu difendi.
Ed è singolarmente delicata, come espressione dolcissima di un cuore femminile che indirizza ad un
caporale i suoi sentimenti ...”
3 gennaio 1917:
“... Ho sentito con piacere dai soldati miei, la narrazione delle azioni di guerra, alle quali
essi hanno preso parte sin dal maggio 1915. Sono narrazioni rudi, semplici, che attestano quella
carità di Patria che anima il soldato italiano, così dolce, così buono.
Toccherebbero il cuore anche ad un calmissimo torinese ...”
6 gennaio 1917:
“... Debbo correre col mio plotone in una valle per alcuni lavori. Lascerò i colleghi
tranquilli; io me ne starò la contento, lavorando per la patria, alla quale ho consacrato il mio
braccio, il mio ideale ...”
7 febbraio 1917:
“.... Morte al barbaro oppressore! Libera alfine dal grave giogo, la Patria nostra avrà nel
mondo un posto degno dell’antica gloria! Come vedo salire, nella sua bella costruzione, la gran
torre d’argento del mio Ideale realizzato, mi convinco sempre più della necessità che abbiamo, di
annientare con tutte le nostre forze l’odiato nemico ...”
20 febbraio 1917:
“... è notte, ma, a evitare spiacevoli sorprese, io vigilo; La notte appresso un drappello di
austriaci ammantati di bianco avanzava per praticar buchi da incastrarvi mine; ma fu respinto!
Ai primi di marzo andremo a sostituire una compagnia in prima linea, e allora... Si starà bene!”
27 febbraio 1917:
“... Lieto è l’attendente perché va all’assalto in coda al plotone; lieto l’automobilista che fa
la guerra in città. Ed io? Io sono più che lietissimo; poiché correrò incontro al nemico in testa a
tutti. Viva l’Italia! Non l’ho mai gridato con tanto entusiasmo. Io sono veramente felice d’essere
a pochi metri dal nemico ...“.
Il 17 marzo 1917 uscito in ricognizione allo scoperto per svolgere alcuni lavori in prima linea
“Nino” viene ferito gravemente all’addome.
Viene ricoverato all’Ospedale da Campo n. 040 di Cortina d’Ampezzo dove accorse anche il padre.
Le sue condizioni sembravano buone e tutto lasciava sperare in una pronta guarigione.
Per l’azione in cui venne ferito si meritò una medaglia di bronzo al valor militare che gli fu
appuntata al petto in presenza del Tenente Generale comandante la 1ª Divisione, Eugenio Caputo,
quel tragico 27 marzo 1917, giorno in cui le sue condizioni improvvisamente peggiorarono sempre di
più.
Il mattino del 28 marzo 1917, tra le braccia del padre, alle ore 8:20 si spegneva.
La Regia Università di Torino gli conferì la laurea ad Honorem il 27 maggio 1918.