Andriollo Aurelio Beniamino
Soldato
77ª cp. battaglione Belluno
Nato il 5 ottobre 1889 a La Valle Agordina
Morto il 15 ottobre del 1946 a Caen (Francia)
Decorazioni
Medaglia d'Argento
Armato di sola baionetta, trovandosi accidentalmente oltre le nostre estreme vedette e sorpreso da
due nemici che si erano nascosti fra le asperità della roccia e stavano per prenderlo di mira, con
estremo coraggio, si avventava loro contro e coll’arma alla mano li disarmava e li traeva
prigonieri.
Forcella di Fontana Negra, 1 agosto 1915
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
Il 5 ottobre del 1889, nella frazione Torsas di La Valle Agordina, ai piedi del Passo Duran, la
ventiseienne Caterina Andriollo mette al mondo il suo bambino e quando, pochi giorni più tardi, lo
porta nella Chiesa di San Michele per farlo battezzare, chiede che gli vengano dati i nomi di
Aurelio e Beniamino, dichiarandolo figlio di padre ignoto. Cresciuto tra le braccia di sua madre e
quelle della nonna, per contribuire ai magri profitti della famiglia, fin da giovane Beniamino è
costretto ad emigrare recandosi in Francia per trovar lavoro come minatore. Avendo già rimandato
una volta il servizio militare, il 1° di dicembre del 1909, all’età di vent’anni, risponde alla
chiamata alle armi e viene incorporato nel battaglione Feltre come zappatore. Al termine della
naja, dovendo scontare una lieve pena di rigore, è trattenuto fino al 3 settembre del 1911 ma da
lì a pochi giorni, salutati i suoi, riparte di nuovo per la Francia.
Trasferitosi successivamente in Germania lavora nelle miniere di sale a Lüneburg, in bassa
Sassonia, ed in quelle di rame e di ferro nei pressi di Siegen-Nassau nella Renania Vestfalia.
Da quelle parti gli capita di conoscere Giuseppina Torta, una ragazza della quale ben presto
s’innamora. Da Mel, nel bellunese, anche la famiglia di Giuseppina è stata costretta ad emigrare
ed i genitori sono ben lieti che la loro figliola abbia incontrato un ragazzo dabbene, lavoratore
e per giunta quasi compaesano. Il 18 giugno del 1914 i due giovani si sposano ma, causa la guerra,
si devono ben presto separare perché Beniamino viene richiamato alle armi. Per lo stesso motivo
anche la famiglia Torta deve forzatamente rientra in Patria ed a Mel, a Giuseppina, altro non resta
che attendere con ansia e rassegnazione il ritorno del suo benamato.
La Grande Guerra
Assegnato alla 77ª compagnia del battaglione Belluno, il 10 maggio del 1915 Beniamino e inviato al
fronte, prima in zona Marmolada, quindi sulle Tofane dove il 1° di agosto, nei pressi della
Forcella di Fontana Negra, merita una medaglia d’argento.
Un mese prima il battaglione Belluno si era trasferito, partendo da Rocca Pietore, alla Val
Costeana dov’era stato impegnato principalmente contro le posizioni del Col dei Bois. Dal 21
luglio, il giorno successivo alla morte del Generale
Cantore, la 77ª compagnia era stata quindi distaccata, agli
ordini del maggiore Pietro Ottina del 45° Fanteria Reggio,
per operare contro la Forcella Tofana e nella notte dal 30 luglio al 1° agosto si era spostata dai
suoi alloggiamenti per muovere, assieme ai reparti di fanteria ed alla 79ª compagnia alpina, alla
conquista delle posizioni nemiche. Per appoggiare l’azione, un plotone aveva precedentemente dato
la scalata alla Tofana di Rozes mentre alcune squadre avevano occupato lo sperone orientale della
Tofana di Mezzo. Sostenuti dal fuoco d’artiglieria, gli alpini ed i fanti erano lentamente, ma
metodicamente, avanzati contro le trincee avversarie ottenendo in due giorni un brillante successo
che aveva portato alla cattura di una quarantina di prigionieri ed al sequestro di vario materiale
bellico.
Dopo i fatti del 1° agosto Beniamino era rimasto per un mese con la sua Compagnia a Forcella di
Fontana Negra ad affrontare gli Jäger bavaresi che, dopo essersi ritirati, avevano creato una
nuova linea difensiva appena seicento metri dietro le precedenti posizioni.
Disceso finalmente a Campo di Sotto, dopo la realizzazione di alcuni lavori presso la sede del
Comando, a Vervei, il 25 novembre anche Beniamino è inviato al Col di Lana dove, agli ordini del
colonnello Peppino Garibaldi, partecipa ai cruenti assalti
alla Cima. Da quell’inferno ritorna ai primi di dicembre per essere successivamente distaccato al
Piccolo Lagazuoi per concorrere alle opere di rafforzamento della Cengia Martini dove la sua
esperienza di minatore viene messa a frutto per lo scavo in roccia di appostamenti e ricoveri.
L’abbondante manto nevoso, le frequenti valanghe ed il continuo disturbo da parte dei difensori
austriaci, rende i lavori particolarmente difficili, ma ciò nonostante, gli alpini della 77ª
Compagnia proseguono la loro opera riuscendo, oltre al resto, a stendere il cavo della teleferica
che facilita l’approvvigionamento della Cengia e che, in seguito, permetterà la relizzazione di
una mina destinata a far esplodere la cima di quota 2.668.
Al Castelletto della Tofana sono nel frattempo iniziati i lavori di scavo di un’altra galleria,
concepita allo scopo di sloggiare, una volta per tutte, le difese austriache arroccate sui
pinnacoli di quell’imprendibile roccaforte. Anche Beniamino concorre col suo reparto alla
costruzione degli alloggiamenti per i minatori ed al difficoltoso trasporto dei compressori
adibiti all’opera di perforazione che, nella notte tra il 10 e l’11 luglio, porta all’esplosione
di una poderosa mina che devasta le creste di quell’inespugnabile fortilizio naturale.
Il 20 ottobre del 1916 Beniamino viene temporaneamente aggregato al 77° reggimento di Fanteria
ed inviato a Brescia per seguire un corso per l’uso delle mitragliatrici. Rientrato verso la
fine dell’anno in Val Costeana, segue le sorti del suo battaglione durante il rigido inverno e la
primavera successiva, trasferendosi quindi col suo reparto mitragliatrici sul fronte Isontino
dove partecipa agli assalti alla Bainsizza. Ritiratosi dopo la rotta di Caporetto sul fronte del
Piave, il 13 novembre del 1917 viene fatto prigioniero ma, non avendo notizie certe sulla sua
cattura, preventivamente il Tribunale militare lo condanna per diserzione. Solo dopo l’armistizio,
un anno più tardi, ripresentandosi al Corpo, verrà dichiarato innocente e gli sarà concesso il
congedo illimitato ed il diritto di fregiarsi, oltre che della sua medaglia d’argento, della Croce
al Merito di Guerra.
Il dopoguerra
Ritrovata a Mel la sua Giuseppina, anch’essa reduce delle traversie dell’invasione austriaca,
vittima di angherie e ridotta come molti altri alla fame, Beniamino decide di tornare al suo
impiego di minatore trasferendosi nel Nord della Francia, in Normandia. Nei pressi di Caen, nel
dipartimento del Calvados, trova successivamente lavoro nelle cave di pietra bionda, trascorrendo
la sua esistenza da onesto lavoratore e buon capofamiglia fino all’età di 57 anni quando, il 15
ottobre del 1946, viene a mancare all’affetto dei suoi cari.
Aurelio Beniamino Andriollo
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Nato il 5 ottobre 1889 a La Valle Agordina
Morto il 15 ottobre del 1946 a Caen (Francia)
Decorazioni
Medaglia d'Argento
Armato di sola baionetta, trovandosi accidentalmente oltre le nostre estreme vedette e sorpreso da due nemici che si erano nascosti fra le asperità della roccia e stavano per prenderlo di mira, con estremo coraggio, si avventava loro contro e coll’arma alla mano li disarmava e li traeva prigonieri.Forcella di Fontana Negra, 1 agosto 1915
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
Il 5 ottobre del 1889, nella frazione Torsas di La Valle Agordina, ai piedi del Passo Duran, la ventiseienne Caterina Andriollo mette al mondo il suo bambino e quando, pochi giorni più tardi, lo porta nella Chiesa di San Michele per farlo battezzare, chiede che gli vengano dati i nomi di Aurelio e Beniamino, dichiarandolo figlio di padre ignoto. Cresciuto tra le braccia di sua madre e quelle della nonna, per contribuire ai magri profitti della famiglia, fin da giovane Beniamino è costretto ad emigrare recandosi in Francia per trovar lavoro come minatore. Avendo già rimandato una volta il servizio militare, il 1° di dicembre del 1909, all’età di vent’anni, risponde alla chiamata alle armi e viene incorporato nel battaglione Feltre come zappatore. Al termine della naja, dovendo scontare una lieve pena di rigore, è trattenuto fino al 3 settembre del 1911 ma da lì a pochi giorni, salutati i suoi, riparte di nuovo per la Francia.Trasferitosi successivamente in Germania lavora nelle miniere di sale a Lüneburg, in bassa Sassonia, ed in quelle di rame e di ferro nei pressi di Siegen-Nassau nella Renania Vestfalia. Da quelle parti gli capita di conoscere Giuseppina Torta, una ragazza della quale ben presto s’innamora. Da Mel, nel bellunese, anche la famiglia di Giuseppina è stata costretta ad emigrare ed i genitori sono ben lieti che la loro figliola abbia incontrato un ragazzo dabbene, lavoratore e per giunta quasi compaesano. Il 18 giugno del 1914 i due giovani si sposano ma, causa la guerra, si devono ben presto separare perché Beniamino viene richiamato alle armi. Per lo stesso motivo anche la famiglia Torta deve forzatamente rientra in Patria ed a Mel, a Giuseppina, altro non resta che attendere con ansia e rassegnazione il ritorno del suo benamato.
La Grande Guerra
Assegnato alla 77ª compagnia del battaglione Belluno, il 10 maggio del 1915 Beniamino e inviato al fronte, prima in zona Marmolada, quindi sulle Tofane dove il 1° di agosto, nei pressi della Forcella di Fontana Negra, merita una medaglia d’argento. Un mese prima il battaglione Belluno si era trasferito, partendo da Rocca Pietore, alla Val Costeana dov’era stato impegnato principalmente contro le posizioni del Col dei Bois. Dal 21 luglio, il giorno successivo alla morte del Generale Cantore, la 77ª compagnia era stata quindi distaccata, agli ordini del maggiore Pietro Ottina del 45° Fanteria Reggio, per operare contro la Forcella Tofana e nella notte dal 30 luglio al 1° agosto si era spostata dai suoi alloggiamenti per muovere, assieme ai reparti di fanteria ed alla 79ª compagnia alpina, alla conquista delle posizioni nemiche. Per appoggiare l’azione, un plotone aveva precedentemente dato la scalata alla Tofana di Rozes mentre alcune squadre avevano occupato lo sperone orientale della Tofana di Mezzo. Sostenuti dal fuoco d’artiglieria, gli alpini ed i fanti erano lentamente, ma metodicamente, avanzati contro le trincee avversarie ottenendo in due giorni un brillante successo che aveva portato alla cattura di una quarantina di prigionieri ed al sequestro di vario materiale bellico.Dopo i fatti del 1° agosto Beniamino era rimasto per un mese con la sua Compagnia a Forcella di Fontana Negra ad affrontare gli Jäger bavaresi che, dopo essersi ritirati, avevano creato una nuova linea difensiva appena seicento metri dietro le precedenti posizioni. Disceso finalmente a Campo di Sotto, dopo la realizzazione di alcuni lavori presso la sede del Comando, a Vervei, il 25 novembre anche Beniamino è inviato al Col di Lana dove, agli ordini del colonnello Peppino Garibaldi, partecipa ai cruenti assalti alla Cima. Da quell’inferno ritorna ai primi di dicembre per essere successivamente distaccato al Piccolo Lagazuoi per concorrere alle opere di rafforzamento della Cengia Martini dove la sua esperienza di minatore viene messa a frutto per lo scavo in roccia di appostamenti e ricoveri. L’abbondante manto nevoso, le frequenti valanghe ed il continuo disturbo da parte dei difensori austriaci, rende i lavori particolarmente difficili, ma ciò nonostante, gli alpini della 77ª Compagnia proseguono la loro opera riuscendo, oltre al resto, a stendere il cavo della teleferica che facilita l’approvvigionamento della Cengia e che, in seguito, permetterà la relizzazione di una mina destinata a far esplodere la cima di quota 2.668.
Al Castelletto della Tofana sono nel frattempo iniziati i lavori di scavo di un’altra galleria, concepita allo scopo di sloggiare, una volta per tutte, le difese austriache arroccate sui pinnacoli di quell’imprendibile roccaforte. Anche Beniamino concorre col suo reparto alla costruzione degli alloggiamenti per i minatori ed al difficoltoso trasporto dei compressori adibiti all’opera di perforazione che, nella notte tra il 10 e l’11 luglio, porta all’esplosione di una poderosa mina che devasta le creste di quell’inespugnabile fortilizio naturale.
Il 20 ottobre del 1916 Beniamino viene temporaneamente aggregato al 77° reggimento di Fanteria ed inviato a Brescia per seguire un corso per l’uso delle mitragliatrici. Rientrato verso la fine dell’anno in Val Costeana, segue le sorti del suo battaglione durante il rigido inverno e la primavera successiva, trasferendosi quindi col suo reparto mitragliatrici sul fronte Isontino dove partecipa agli assalti alla Bainsizza. Ritiratosi dopo la rotta di Caporetto sul fronte del Piave, il 13 novembre del 1917 viene fatto prigioniero ma, non avendo notizie certe sulla sua cattura, preventivamente il Tribunale militare lo condanna per diserzione. Solo dopo l’armistizio, un anno più tardi, ripresentandosi al Corpo, verrà dichiarato innocente e gli sarà concesso il congedo illimitato ed il diritto di fregiarsi, oltre che della sua medaglia d’argento, della Croce al Merito di Guerra.
Il dopoguerra
Ritrovata a Mel la sua Giuseppina, anch’essa reduce delle traversie dell’invasione austriaca, vittima di angherie e ridotta come molti altri alla fame, Beniamino decide di tornare al suo impiego di minatore trasferendosi nel Nord della Francia, in Normandia. Nei pressi di Caen, nel dipartimento del Calvados, trova successivamente lavoro nelle cave di pietra bionda, trascorrendo la sua esistenza da onesto lavoratore e buon capofamiglia fino all’età di 57 anni quando, il 15 ottobre del 1946, viene a mancare all’affetto dei suoi cari.
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