Nazione Barzi Augusto

Grado Sottotenente

Mostrina  69° Brigata Ancona

Ritratto

Nato il 19 marzo 1895 a Santa Croce sull'Arno (PI)

Morto in combattimento il 6 settembre 1915 in Val Padola

Decorazioni

Decorazione Medaglia di Bronzo

Sotto il violento fuoco di fucileria e mitragliatrici avversarie, condusse il proprio plotone all'attacco di una forte posizione nemica. Colpito a morte, sopportò con fermezza i dolori causatagli dalla ferita, è spirò serenamente, rivolgendo il pensiero alla famiglia e alla patria.
Seikofel, 6 settembre 1915

Note biografiche (Archivio Danilo Morell)

Augusto Barzi nasce a Santa Croce sull'Arno, in provincia di Firenze, il 19 marzo del 1895 da Ezio e da Maria Frosali. Compie i suoi studi a Firenze, prima nella scuola tecnica Leon Battista Alberti e successivamente all'Istituto tecnico di ragioneria. Nel gennaio del 1915 si aggrega, nella sua città, al plotone allievi ufficiali di complemento del 70° fanteria della brigata "Ancona" dando seguito alla sua aspirazione di continuare la tradizione militare di famiglia: suo padre era infatti membro dell'esercito e sua madre figlia e sorella di ufficiali. Raggiunto il grado di sergente viene trasferito, sempre a Firenze, all'84° reggimento della brigata "Venezia". Promosso sottotenente, nel gennaio del 1915 ritorna nei ranghi della brigata "Ancona" essendo stato assegnato al 69° reggimento. Dopo un breve distacco a Figline Valdarno, il 29 marzo parte con la sua compagnia per l'alto Cadore. Da Sottocastello raggiunge il Comelico superiore dove, per quattro mesi, i fanti del 69° contribuiscono a mantenere le posizioni al Kreuz Berg, il Passo di Monte Croce, sostenendo aspri combattimenti. In agosto hanno inizio le operazioni italiane contro lo sbarramento di Sexten e dopo alcune settimane di aspre battaglie, il 5 settembre viene predisposto un nuovo attacco al Seikofel, il Monte Covolo. Gli artificieri, agendo contro i reticolati con tubi di gelatina e cesoie, aprono un varco di una ventina di metri, ma la linea di filo spinato frena comunque l'avanzata dei fanti. In quell'intrico di impedimenti Barzi avanza col suo plotone ma, avvicinandosi al nemico, viene colpito da un proiettile all'altezza dell'addome. La ferita non sembra molto grave e, assistito dal suo attendente, riesce a raggiungere il più vicino posto di medicazione. Intanto la battaglia continua e gli austriaci respingono l'attacco facendo uso anche dell'artiglieria. Tre granate esplodono nei pressi della tenda di soccorso nonostante il segno della croce rossa che la distingue. I colpi fanno strage di medici e infermieri e Barzi, nuovamente ferito, questa volta in modo grave, non può essere convenientemente assistito. Rimane in vita ancora per quindici lunghissime ore di agonia e durante la notte del 6 settembre cessa di soffrire. In quei giorni i fanti hanno sacrificato 672 uomini, altri 598 sono stati feriti. I battaglioni ritornano stremati a valle e a Padola i sopravvissuti, dopo aver accompagnato i compagni meno fortunati al camposanto, affollano il paese per un breve, meritato riposo. Al sottotenente Augusto Barzi sarà attribuita la medaglia di bronzo al Valor Militare.