Bertini Ugo
Capitano
70° Brigata Ancona
Nato il 9 febbraio 1884 a Livorno
Morto il 30 novembre 1915 a Oslavia (GO)
Note biografiche (Archivio Danilo Morell)
Ugo nacque a Livorno il 9 febbraio 1884 da Tito e Giuseppina. Per lunghi anni risiedette a Firenze
che era diventata la sua città d’adozione e dove, dopo gli studi, divenne insegnante di matematica.
Il 31 marzo 1915 venne richiamato in qualità di tenente di complemento nella 9ª compagnia del 70°
reggimento fanteria e inviato in località in prossimità del confine a Lorenzago. Con lo scoppio
della prima guerra mondiale si sposta nella zona del Passo di Monte Croce Comelico dove prese parte
a parecchie ricognizioni.
In agosto hanno inizio le operazioni contro lo sbarramento di Sexten ed Ugo prende parte ai
combattimenti del 4, 5 e 6 agosto contro gli obiettivi del Seikofl. Il 6, 7 e 8 settembre ritorna
all’attacco delle posizioni austro-ungariche del Seikofl distinguendosi in combattimento. Il 10
settembre scrive a casa: “Cara mamma, ho ricevuto la tua lettera del 6/9. Io ti ho sempre
scritto quasi tutti i giorni, quando riceverò le buste ti scriverò una lettera essendone sprovvisto.
Qua fa caldo sembra di essere in primavera. Io sto sempre bene e sono ingiustificati i tuoi timori
perché da lontano si crede una cosa da vicino è un'altra. Di maglia di lana per ora non ne ho
bisogno perché come ho detto non fa freddo. Accetterò lo specchino ma ce l’ho sempre. Affettuosi
saluti a tutti. Tanti baci. Affezionatissimo figlio Ugo”.
Dopo queste azioni verrà promosso capitano per merito di guerra. A metà ottobre la brigata Ancona
riceve il cambio e, da Calalzo, inizia per ferrovia il trasferimento sul fronte dell’Isonzo. Il
7 novembre entra in linea di fronte alle posizioni austro-ungariche di Oslavia e del Peuma. Dal 10
al 13 novembre Ugo sostenne con il suo reggimento accaniti combattimenti che porteranno il 70°
fanteria a penetrare fin tra i ruderi delle case di Oslavia ma un poderoso contrattacco
austro-ungarico costringe i fanti a ritirarsi nelle posizioni di partenza. La brigata subisce
perdite pesantissime (circa 3.200 uomini fuori combattimento di cui 72 ufficiali) e viene ritirata
nella zona di Cerovo per riordinarsi. Il 30 novembre ritorna in linea ed incomincia da subito gli
attacchi contro i medesimi obiettivi. Ugo scatta all’assalto con la sua compagnia di fronte ad
Oslavia, ma le difese austro-ungariche avranno la meglio. Al rientro nelle posizioni di partenza
mancherà all’appello Ugo, che rimarrà esanime nella terra di nessuno senza che i suoi compagni
potessero recuperarne la salma. Così scriverà di lui il suo colonnello partecipando la notizia alla
famiglia: “Cadde di fronte ad Oslavia sulle posizioni da lui conquistate con il consueto suo
valore. L’ho proposto per una ricompensa al valore militare. Abbiamo aspettato a dare la notizia
della morte in battaglia di questo valoroso capitano perché sulla sua fine correvano notizie assai
contraddittorie, che spingevano a nutrire ancora un filo di speranza. I suoi soldati ed ufficiali
non l’avevano visto cadere. La sua mancanza era risultata solo alla fine del combattimento ...”.
Franchigia del cap. Bertini (Arch. Morell)
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Nato il 9 febbraio 1884 a Livorno
Morto il 30 novembre 1915 a Oslavia (GO)
Note biografiche (Archivio Danilo Morell)
Ugo nacque a Livorno il 9 febbraio 1884 da Tito e Giuseppina. Per lunghi anni risiedette a Firenze
che era diventata la sua città d’adozione e dove, dopo gli studi, divenne insegnante di matematica.
Il 31 marzo 1915 venne richiamato in qualità di tenente di complemento nella 9ª compagnia del 70°
reggimento fanteria e inviato in località in prossimità del confine a Lorenzago. Con lo scoppio
della prima guerra mondiale si sposta nella zona del Passo di Monte Croce Comelico dove prese parte
a parecchie ricognizioni.
In agosto hanno inizio le operazioni contro lo sbarramento di Sexten ed Ugo prende parte ai
combattimenti del 4, 5 e 6 agosto contro gli obiettivi del Seikofl. Il 6, 7 e 8 settembre ritorna
all’attacco delle posizioni austro-ungariche del Seikofl distinguendosi in combattimento. Il 10
settembre scrive a casa: “Cara mamma, ho ricevuto la tua lettera del 6/9. Io ti ho sempre
scritto quasi tutti i giorni, quando riceverò le buste ti scriverò una lettera essendone sprovvisto.
Qua fa caldo sembra di essere in primavera. Io sto sempre bene e sono ingiustificati i tuoi timori
perché da lontano si crede una cosa da vicino è un'altra. Di maglia di lana per ora non ne ho
bisogno perché come ho detto non fa freddo. Accetterò lo specchino ma ce l’ho sempre. Affettuosi
saluti a tutti. Tanti baci. Affezionatissimo figlio Ugo”.
Dopo queste azioni verrà promosso capitano per merito di guerra. A metà ottobre la brigata Ancona
riceve il cambio e, da Calalzo, inizia per ferrovia il trasferimento sul fronte dell’Isonzo. Il
7 novembre entra in linea di fronte alle posizioni austro-ungariche di Oslavia e del Peuma. Dal 10
al 13 novembre Ugo sostenne con il suo reggimento accaniti combattimenti che porteranno il 70°
fanteria a penetrare fin tra i ruderi delle case di Oslavia ma un poderoso contrattacco
austro-ungarico costringe i fanti a ritirarsi nelle posizioni di partenza. La brigata subisce
perdite pesantissime (circa 3.200 uomini fuori combattimento di cui 72 ufficiali) e viene ritirata
nella zona di Cerovo per riordinarsi. Il 30 novembre ritorna in linea ed incomincia da subito gli
attacchi contro i medesimi obiettivi. Ugo scatta all’assalto con la sua compagnia di fronte ad
Oslavia, ma le difese austro-ungariche avranno la meglio. Al rientro nelle posizioni di partenza
mancherà all’appello Ugo, che rimarrà esanime nella terra di nessuno senza che i suoi compagni
potessero recuperarne la salma. Così scriverà di lui il suo colonnello partecipando la notizia alla
famiglia: “Cadde di fronte ad Oslavia sulle posizioni da lui conquistate con il consueto suo
valore. L’ho proposto per una ricompensa al valore militare. Abbiamo aspettato a dare la notizia
della morte in battaglia di questo valoroso capitano perché sulla sua fine correvano notizie assai
contraddittorie, che spingevano a nutrire ancora un filo di speranza. I suoi soldati ed ufficiali
non l’avevano visto cadere. La sua mancanza era risultata solo alla fine del combattimento ...”.
Franchigia del cap. Bertini (Arch. Morell)