Boenco Amedeo
Sergente
9ª / 55° Brigata Marche
Nato il 25 gennaio 1890 a Oderzo (UD)
Morto su Monte Piana il 20 luglio 1915
Decorazioni
Medaglia di Bronzo
Comndante di plotone, lo guidava all'attacco con molto coraggio ed intelligenza. Ferito a morte,
incitava ancora i suoi soldati.
Monte Piana, 20 luglio 1915
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
Era venuto al mondo di sabato mattina, il 25 gennaio del 1890, e suo padre Antonio raccontava che,
vuoi per il maltempo, vuoi per gli orari del municipio, aveva aspettato cinque giorni prima di
dichiarare la nascita di suo figlio Amedeo alla casa comunale di Oderzo; poi era tornato in Pretura
dov’era impiegato come usciere. Sua moglie, Antonia Ambrosio, si era dovuta assentare dal negozo
per partorire, ma pochi giorni più tardi, in via delle Grazie, si era già alzata dal letto per
badare alle faccende domestiche e poco dopo era tornata a lavorare dietro al suo bancone.
Amedeo era cresciuto tra casa e bottega ed oltre agli impegni scolastici ed allo svago con gli
amici, per rendersi utile aveva presto cominciato a dare una mano a sua madre come garzone. Quando
poi lo avevano chiamato per il servizio militare, all’età di vent’anni, si era dichiarato agente
di negozio, ma al maresciallo del Distretto che l’aveva registrato, poco era importato del suo
mestiere. Dopo la visita medica Amedeo Boenco era stato intruppato nel 52° Fanteria e dopo un
minimo d’istruzione lo avevano imbarcano per la Libia.
La guerra di Libia
Lì aveva potuto dimostrare di saper fare il
suo dovere ed all’inizio del 1912 si era già meritati i gradi da caporale. Fresco di nomina,
l’avevano mandano con una colonna di fanti, granatieri, cavalleggeri ed artiglieri a presidiare
alcune ridotte dalle parti di Gargaresh dove venivano estratti i blocchi di pietra necessari alla
costruzione del porto di Tripoli. Per garantire il buon proseguimento dei lavori era essenziale
presidiare quei luoghi, ma quando la colonna era giunta a destinazione era stata accolta di
sorpresa dalle fucilate di un folto gruppo di arabi e di turchi appostato nelle vicinanze. I
granatieri ed i fanti del 52° avevano risposto al fuoco ma, disgraziatamente, un ufficiale era
stato ferito piuttosto gravemente. Con prontezza di spirito Amedeo aveva preso in mano la
situazione guidando lui stesso il suo reparto all’assalto. Quel gesto, temerario e tempestivo, gli
era valsa la promozione sul campo al grado di sergente ed una medaglia di bronzo perché: “Dava
prova di esemplare fermezza ed energia nel combattimento. Gargaresh, 18 gennaio 1912”.
La Grande Guerra
Coi gradi da sergente Amedeo si ripresenta alle armi nel 1915 quando lo richiamano per combattere
ancora, questa volta in montagna, sulle Dolomiti. Ora è stato inquadrato nel 55° reggimento ed al posto
delle mostrine verdi che aveva in Libia porta sul colletto quelle azzurre e bianche della Brigata
Marche. Gli affidano il 4° plotone della 9ª compagnia e con quello, all’inizio della guerra contro
l’Austria, raggiunge il Passo Tre Croci. Il primo mese lo trascorre coi suoi uomini in Val Marzon, non
distante da Auronzo, a lavorare di pala e piccone, poi, a metà luglio, sale con la sua compagnia sul
Monte Piana dove gli alpini hanno già ingaggiato battaglia col nemico appostato al di là di un
valloncello, su un vasto gradone roccioso conosciuto in guerra come “Monte Piano”. Quel che succede da
lì a poco viene raccontato puntualmente dal tenente
Meneghetti nel suo libro dedicato agli avvenimenti di guerra in
quel settore:
“Il maggiore Bosi si preparò in luogo eminente, ad est della Piramide
Carducci, donde avrebbe dominato col primo sole tutto il teatro dell’azione, incurante d’essere
anch’egli sulla stessa parete dei rincalzi e pericolosamente in vista. Il primo sole del 17 luglio
illuminò il sergente Amedeo Boenco, da Oderzo, che si lanciava all’assalto in testa al 4° plotone
della 9ª Compagnia. Bosi lo vide. [...] Col binocolo puntato non distingueva i singoli, ma gli diceva
il cuore che corifeo della corsa tragica doveva essere Boenco, quel Boenco che incarnava tutto lo
spirito guerriero suscitato nel popolo della campagna libica, ond’era tornato con la promozione di
merito. Per veder meglio s’espose ancor più: in piedi su quella costa montana, era grande. [...] La
sua figura non poreva restare dissimulata in quel fragore; e fu per questo, forse, che tanta vita,
tanta passione, tanto anelito, tanto sforzo furono facile bersaglio di un cecchino. [...] Il binocolo
cadde. [...] Bosi cadde con la visione trepida e gioiosa insieme del suo reparto in atto di assalire;
senonchè l’impeto primo della 9ª fu smorzato dalla morte del sergente Boenco [...]”.
Amedeo era nato di sabato mattina e proprio di sabato mattina il destino gli si era rivoltato contro.
Alle 5 e 25 del 17 luglio, nel primo anno di guerra, era stato colpito al cuore da una palla di fucile,
proprio nel giorno in cui gli avrebbero appuntate sulle maniche le stellette da ufficiale. Gli sarà
concessa una medaglia di bronzo al valore.
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Nato il 25 gennaio 1890 a Oderzo (UD)
Morto su Monte Piana il 20 luglio 1915
Decorazioni
Medaglia di Bronzo
Comndante di plotone, lo guidava all'attacco con molto coraggio ed intelligenza. Ferito a morte, incitava ancora i suoi soldati.Monte Piana, 20 luglio 1915
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
Era venuto al mondo di sabato mattina, il 25 gennaio del 1890, e suo padre Antonio raccontava che, vuoi per il maltempo, vuoi per gli orari del municipio, aveva aspettato cinque giorni prima di dichiarare la nascita di suo figlio Amedeo alla casa comunale di Oderzo; poi era tornato in Pretura dov’era impiegato come usciere. Sua moglie, Antonia Ambrosio, si era dovuta assentare dal negozo per partorire, ma pochi giorni più tardi, in via delle Grazie, si era già alzata dal letto per badare alle faccende domestiche e poco dopo era tornata a lavorare dietro al suo bancone.Amedeo era cresciuto tra casa e bottega ed oltre agli impegni scolastici ed allo svago con gli amici, per rendersi utile aveva presto cominciato a dare una mano a sua madre come garzone. Quando poi lo avevano chiamato per il servizio militare, all’età di vent’anni, si era dichiarato agente di negozio, ma al maresciallo del Distretto che l’aveva registrato, poco era importato del suo mestiere. Dopo la visita medica Amedeo Boenco era stato intruppato nel 52° Fanteria e dopo un minimo d’istruzione lo avevano imbarcano per la Libia.
La guerra di Libia
Lì aveva potuto dimostrare di saper fare il suo dovere ed all’inizio del 1912 si era già meritati i gradi da caporale. Fresco di nomina, l’avevano mandano con una colonna di fanti, granatieri, cavalleggeri ed artiglieri a presidiare alcune ridotte dalle parti di Gargaresh dove venivano estratti i blocchi di pietra necessari alla costruzione del porto di Tripoli. Per garantire il buon proseguimento dei lavori era essenziale presidiare quei luoghi, ma quando la colonna era giunta a destinazione era stata accolta di sorpresa dalle fucilate di un folto gruppo di arabi e di turchi appostato nelle vicinanze. I granatieri ed i fanti del 52° avevano risposto al fuoco ma, disgraziatamente, un ufficiale era stato ferito piuttosto gravemente. Con prontezza di spirito Amedeo aveva preso in mano la situazione guidando lui stesso il suo reparto all’assalto. Quel gesto, temerario e tempestivo, gli era valsa la promozione sul campo al grado di sergente ed una medaglia di bronzo perché: “Dava prova di esemplare fermezza ed energia nel combattimento. Gargaresh, 18 gennaio 1912”.La Grande Guerra
Coi gradi da sergente Amedeo si ripresenta alle armi nel 1915 quando lo richiamano per combattere ancora, questa volta in montagna, sulle Dolomiti. Ora è stato inquadrato nel 55° reggimento ed al posto delle mostrine verdi che aveva in Libia porta sul colletto quelle azzurre e bianche della Brigata Marche. Gli affidano il 4° plotone della 9ª compagnia e con quello, all’inizio della guerra contro l’Austria, raggiunge il Passo Tre Croci. Il primo mese lo trascorre coi suoi uomini in Val Marzon, non distante da Auronzo, a lavorare di pala e piccone, poi, a metà luglio, sale con la sua compagnia sul Monte Piana dove gli alpini hanno già ingaggiato battaglia col nemico appostato al di là di un valloncello, su un vasto gradone roccioso conosciuto in guerra come “Monte Piano”. Quel che succede da lì a poco viene raccontato puntualmente dal tenente Meneghetti nel suo libro dedicato agli avvenimenti di guerra in quel settore:“Il maggiore Bosi si preparò in luogo eminente, ad est della Piramide Carducci, donde avrebbe dominato col primo sole tutto il teatro dell’azione, incurante d’essere anch’egli sulla stessa parete dei rincalzi e pericolosamente in vista. Il primo sole del 17 luglio illuminò il sergente Amedeo Boenco, da Oderzo, che si lanciava all’assalto in testa al 4° plotone della 9ª Compagnia. Bosi lo vide. [...] Col binocolo puntato non distingueva i singoli, ma gli diceva il cuore che corifeo della corsa tragica doveva essere Boenco, quel Boenco che incarnava tutto lo spirito guerriero suscitato nel popolo della campagna libica, ond’era tornato con la promozione di merito. Per veder meglio s’espose ancor più: in piedi su quella costa montana, era grande. [...] La sua figura non poreva restare dissimulata in quel fragore; e fu per questo, forse, che tanta vita, tanta passione, tanto anelito, tanto sforzo furono facile bersaglio di un cecchino. [...] Il binocolo cadde. [...] Bosi cadde con la visione trepida e gioiosa insieme del suo reparto in atto di assalire; senonchè l’impeto primo della 9ª fu smorzato dalla morte del sergente Boenco [...]”.
Amedeo era nato di sabato mattina e proprio di sabato mattina il destino gli si era rivoltato contro. Alle 5 e 25 del 17 luglio, nel primo anno di guerra, era stato colpito al cuore da una palla di fucile, proprio nel giorno in cui gli avrebbero appuntate sulle maniche le stellette da ufficiale. Gli sarà concessa una medaglia di bronzo al valore.
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