Carraro Antonio
Caporal Maggiore
10ª Compagnia 8° Bersaglieri
Nato il 22 ottobre 1890 a Campolongo Maggiore (VE)
Morto il 23 febbraio 1916 sul Col di Mezzo (Sextenstein) per valanga
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
Figlio di Prosdocimo Carraro e di Antonia Gobbi, Antonio nasce il 22 ottobre del 1890 a Bojon,
una frazione di Campolongo Maggiore in provincia di Venezia. La sua è una famiglia di contadini e
due braccia in più, anche se giovani, sono indispensabili per contribuire ai magri profitti che
offre il lavoro dei campi. La scuola è un lusso dispendioso e quando Antonio, all’età di vent’anni,
si presenta al distretto militare di Venezia, non sa né leggere né scrivere. È comunque un bel
ragazzotto dal colorito sano e un metro e settanta d’altezza, e per questo viene registrato come
soldato di prima categoria ed assegnato all’8° reggimento Bersaglieri.
La Libia
Chiamato alle armi, il 9 ottobre del 1911 viene imbarcato per la Libia e dopo un breve periodo di
addestramento a Tripoli, è impiegato, col “Corpo d’Armata Speciale”, negli aspri combattimenti per
la conquista della Cirenaica dove quelli dell’8° Bersaglieri restano in azione fino al 31 dicembre
del 1912 quando, finalmente, possono rientrare in Patria.
La Grande Guerra
Ottenuto dopo un mese il congedo provvisorio, Antonio emigra in Austria per lavoro, ma già l’8
agosto del 1914, appena dopo la dichiarazione di guerra dell'Impero austro-ungarico al Regno di
Serbia, come straniero in territorio belligerante, viene licenziato e rispedito a casa. Con suo
fratello Giacomo riprende il lavoro di agricoltore, ma l’8 maggio del 1915 è richiamato in servizio
per essere impiegato, con il LIV battaglione autonomo, sulla linea del Monte Podgora, presso
Gorizia, per l’edificazione di opere di rafforzamento difensivo e per il presidio alle trincee
avanzate. Per aver dimostrato volontà e coraggio, Antonio ottiene i gradi di caporale maggiore ed
in forza alla 10ª compagnia del’8° reggimento, viene inviato sulle Dolomiti. Nel mese di settembre
si trova a Forcella Lavaredo e successivamente è di presidio sul Sasso di Sesto (Sextenstein), dove
i bersaglieri resistono valorosamente agli attacchi austriaci e, seppur costretti il 30 ottobre a
retrocedere, il giorno seguente riescono a riconquistare di slancio le posizioni perdute.
Respingono quindi nuovi tentativi di assalto il 2 ed il 29 novembre, dopo di che le rigorose
condizioni invernali concorrono a placare l’impetuosità degli attaccanti. In quel rigido autunno
la neve cade copiosa sulle Dolomiti, eppure i bersaglieri, assieme agli alpini, resistono, pur al
costo di tanti disagi, sulle posizioni di prima linea. A fine anno il manto nevoso supera in
alcuni punti i sette metri di spessore e numerose valanghe precipitano micidiali lungo le gole ed i
valloni.
La morte
Il 23 febbraio del 1916, scendendo dal Sasso di Sesto per recarsi nei rifugi dove i
bersaglieri si sono sistemati per l’inverno, Antonio con alcuni compagni oltrepassa con difficoltà
la forcella Col di Mezzo. Più a valle la pattuglia piega in direzione della Drei Zinnen Hütte, ma
nello stesso momento il sovrastante manto nevoso si muove, scivola lungo il pendio, prende forza e
travolge il piccolo reparto; alcuni si salvano, ma il ventiseienne caporalmaggiore Antonio Carraro,
nonostante le ripetute ricerche, non viene ritrovato. Il suo corpo sarà disseppellito dalla neve
solo a primavera inoltrata e gli sarà data degna sepoltura nel piccolo cimitero di Forcella
Longeres, ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo.
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Nato il 22 ottobre 1890 a Campolongo Maggiore (VE)
Morto il 23 febbraio 1916 sul Col di Mezzo (Sextenstein) per valanga
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
Figlio di Prosdocimo Carraro e di Antonia Gobbi, Antonio nasce il 22 ottobre del 1890 a Bojon, una frazione di Campolongo Maggiore in provincia di Venezia. La sua è una famiglia di contadini e due braccia in più, anche se giovani, sono indispensabili per contribuire ai magri profitti che offre il lavoro dei campi. La scuola è un lusso dispendioso e quando Antonio, all’età di vent’anni, si presenta al distretto militare di Venezia, non sa né leggere né scrivere. È comunque un bel ragazzotto dal colorito sano e un metro e settanta d’altezza, e per questo viene registrato come soldato di prima categoria ed assegnato all’8° reggimento Bersaglieri.La Libia
Chiamato alle armi, il 9 ottobre del 1911 viene imbarcato per la Libia e dopo un breve periodo di addestramento a Tripoli, è impiegato, col “Corpo d’Armata Speciale”, negli aspri combattimenti per la conquista della Cirenaica dove quelli dell’8° Bersaglieri restano in azione fino al 31 dicembre del 1912 quando, finalmente, possono rientrare in Patria.La Grande Guerra
Ottenuto dopo un mese il congedo provvisorio, Antonio emigra in Austria per lavoro, ma già l’8 agosto del 1914, appena dopo la dichiarazione di guerra dell'Impero austro-ungarico al Regno di Serbia, come straniero in territorio belligerante, viene licenziato e rispedito a casa. Con suo fratello Giacomo riprende il lavoro di agricoltore, ma l’8 maggio del 1915 è richiamato in servizio per essere impiegato, con il LIV battaglione autonomo, sulla linea del Monte Podgora, presso Gorizia, per l’edificazione di opere di rafforzamento difensivo e per il presidio alle trincee avanzate. Per aver dimostrato volontà e coraggio, Antonio ottiene i gradi di caporale maggiore ed in forza alla 10ª compagnia del’8° reggimento, viene inviato sulle Dolomiti. Nel mese di settembre si trova a Forcella Lavaredo e successivamente è di presidio sul Sasso di Sesto (Sextenstein), dove i bersaglieri resistono valorosamente agli attacchi austriaci e, seppur costretti il 30 ottobre a retrocedere, il giorno seguente riescono a riconquistare di slancio le posizioni perdute.Respingono quindi nuovi tentativi di assalto il 2 ed il 29 novembre, dopo di che le rigorose condizioni invernali concorrono a placare l’impetuosità degli attaccanti. In quel rigido autunno la neve cade copiosa sulle Dolomiti, eppure i bersaglieri, assieme agli alpini, resistono, pur al costo di tanti disagi, sulle posizioni di prima linea. A fine anno il manto nevoso supera in alcuni punti i sette metri di spessore e numerose valanghe precipitano micidiali lungo le gole ed i valloni.
La morte
Il 23 febbraio del 1916, scendendo dal Sasso di Sesto per recarsi nei rifugi dove i bersaglieri si sono sistemati per l’inverno, Antonio con alcuni compagni oltrepassa con difficoltà la forcella Col di Mezzo. Più a valle la pattuglia piega in direzione della Drei Zinnen Hütte, ma nello stesso momento il sovrastante manto nevoso si muove, scivola lungo il pendio, prende forza e travolge il piccolo reparto; alcuni si salvano, ma il ventiseienne caporalmaggiore Antonio Carraro, nonostante le ripetute ricerche, non viene ritrovato. Il suo corpo sarà disseppellito dalla neve solo a primavera inoltrata e gli sarà data degna sepoltura nel piccolo cimitero di Forcella Longeres, ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo.
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