Da Pos Silvio Antonio
Caporale
7° Alpini, 77ª cp. battaglione Belluno
Nato il 16 giugno 1892 a Forno di Canale (BL)
Decorazioni
Medaglia di Bronzo
Scelto con altri tre compagni per un’ardita impresa notturna, coadiuvò il suo Ufficiale con intelligenza
e valore attaccando di sorpresa una trincea avversaria difesa da forze dieci volte superiori, e
cooperando alla riuscita dell’operazione.
Val Pettorina (Marmolada), 27 maggio 1915
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
A Carfon, frazione di Forno di Canale in Val del Biois, in provincia di Belluno, situata a ridosso
del Col de Frena, il taglio dei boschi ed il pascolo delle bestie si aggiungono alle attività
agricole favorite dalla buona esposizione che facilita la crescita della sigàla, del formentòn,
delle bietole, delle rape, del sork, delle patate, della canapa e della frutta. Per ottenere buoni
raccolti in passato i vecchi hanno provveduto, oltre che a regolare la distribuzione dell’acqua che
viene dai rii, anche allo scavo di pozzi, i pos come li chiamano da quelle parti. E allora,
ecco che anche il nome dei luoghi e di alcune famiglie sono dettati, talvolta, proprio dalla
presenza dei pozzi, come il cognome Da Pos, per l’appunto!
Silvio Da Pos, figlio di Giovanni e di Maria Nardi, viene alla luce a Carfon il 16 giugno del 1892.
Sua madre coltiva i campi e bada alla casa, suo padre fa il muratore e quando Silvio è cresciuto
abbastanza, se lo porta dietro per insegnargli il mestiere. Il ragazzo impasta la calce vergine con
la creta, vecchio sistema per tenere assieme i muri, fa su la malta, mena la carriola: insomma, dà
una mano e intanto impara. Diventa bravo infine, e così per certi lavori può sostituire suo padre,
ma compiuti i vent’anni deve abbandonare l’attività perché lo chiamano militare, giù a Belluno,
dove al 7° alpini lo assegnano alla 77ª compagnia. Poi viene la guerra, e allora lo trattengono in
servizio anche oltre i 24 mesi di naia, ed il 23 maggio del 1915 lo mandano non tanto lontano da
casa sua, in Val Pettorina, nell’alto Cordevole, sulla linea tra Malga Ciapela, Col Federa, Rocca
Pietore e Sottoguda.
Lo mettono in squadra col sottotenente Carrera, un torinese più o meno della sua età col quale va
subito d’accordo. Sono passati solo pochi giorni dal loro arrivo al fronte, appena il tempo di
ambientarsi, e lì per lì il maggiore Probati, il comandante del battaglione, dà l’ordine a Carrera
di prepararsi assieme ai suoi per attaccare, di notte e di sorpresa, un posto trincerato tenuto
dagli austriaci. La sera del 27 maggio partono in undici da Rocca Pietore e salendo sulle creste
del Migon e del Sas da Roi, puntano verso il Passo Padon. I ghiacciai della Marmolada, dietro al
crinale , riflettono la luce della luna e rompono quel tanto che basta lo scuro della notte. Ormai
prossimi all’obiettivo, sei alpini si appostano in silenzio per dare copertura agli altri che
avanzano. Col sottotenente Carrera vanno avanti Giuseppe Murer di Rocca Pietore, che conosce quei
posti come le sue tasche, Silvio Da Pos e i due bellunesi Aronne Salomon e Antonio Sponga. I cinque
alpini si avvicinano cautamente alla postazione nemica e inaspettati, si slanciano verso la trincea
prendendola d'infilata e mettendo in fuga una settantina di difensori, ferendone parecchi e facendo
4 prigionieri. Per quell’azione Carrera merita la medaglia d’argento ed agli altri quattro viene
attribuita quella di bronzo, uguale per tutti.
In seguito il maggiore Probati, comandante del battaglione, farà onore a quel brillante episodio
citandolo in una relazione ufficiale: “Il s.ten. Carrera il 27 maggio, alla testa della pattuglia
della 77ª compagnia, non perde tempo; apposta alcuni uomini per essere al bisogno sostenuto dal
fuoco e con gli altri si lancia nella trincea che guarda il Passo, gridando ai suoi uomini
«Alla baionetta». Il nemico (mezza compagnia) sorpreso, non resiste e si mette in fuga. Il Passo
Padon è subito occupato dai nostri che, col fuoco, inseguono i fuggenti”.
Alla fine di giugno Silvio Da Pos segue il resto del battaglione che ha ricevuto l’ordine di
spostarsi in Val Costeana. Per Colle Santa Lucia e poi su verso il Passo Giau, scollinando sotto al
Nuvolau, dopo una faticosa marcia forzata, alle prime ore dell'1 luglio, stremato come tutti gli
altri, finalmente anche lui può accamparsi alla meglio non distante dalle Cinque Torri.
Nei giorni che seguono partecipa all’assalto al Col dei Bois ed il 23 luglio concorre a un’azione
verso il “Ricovero Tofana”. Con la sua compagnia si sposta quindi a Fontana Negra, e col
sottotenente Ferraro contribuisce a presidiare lo sperone occidentale della Tofana II dove gli
giunge notizia che, in aggiunta al “bronzino” meritato in Val Pettorina, può ora appuntarsi sulla
manica il filetto da caporale.
Dopo aver partecipato a varie azioni al Castelletto della Tofana, sul Col dei Bois e sul Lagazuoi,
la 77ª compagnia è inviata al Col di Lana dove tenta ripetuti e infruttuosi attacchi alla vetta.
Il 7 settembre del 1916 il caporale Da Pos viene distaccato presso la 148ª Compagnia del Batt.
Monte Pavione. Lo inviano a Strigno, in Val Sugana, da dove raggiunge la sua nuova destinazione nei
pressi dei Monte Cengello, ai piedi della catena del Lagorai. Per qualche mese viene impiegato in
azioni di pattuglia e nel rafforzamento delle linee difensive fin quando, il 10 aprile dell’anno
successivo, fa ritorno al Battagione Belluno giusto in tempo per dare il proprio contributo alla
preparazione della mina che si sta approntando sul Piccolo Lagazuoi e destinata alla distruzione di
Quota 2668 per sloggiare il nemico dalla linea di cresta. Assiste quindi all’esplosione partecipando
poi alla presa della posizione, l’ultimo atto del battaglione Belluno sulle Dolomiti. Il 20 luglio
del 1917, al comando del capitano
Luigi Masini, anche Silvio Da Pos raggiunge le terre Friulane. Si
sta preparando l'assalto alla Bainsizza, l'undicesima battaglia sul fronte isontino, alla quale
anche lui prende parte combattendo per la conquista del vallone di Široka Njiva, della quota 550 e
delle case di Mesnjak.
Il 24 ottobre partecipa poi alle azioni sul Monte Rosso, dove la Brigata "Etna" è stata annientata
dall'esplosione di una mina austriaca, e dopo la rotta di Caporetto è sul Monte Stol ad opporre
resistenza all’avanzata degli austro-germanici. Ripiegato a Belluno, il 7 novembre è sul Cansiglio
per tentare anche lì di arginare l’offensiva, ma il giorno 10 deve ritirarsi in fretta, come gli
altri, per sfuggire all'accerchiamento e tentare di raggiungere la linea del Piave. Intrufolandosi
tra le linee nemiche Silvio - da solo - riesce a raggiunge Ponte nelle Alpi e poi, per la sinistra
Piave, cerca di arrivare alla nuova linea del fronte verso la stretta di Quero. E’ ormai a metà
strada quando il 12 novembre del 1917, a Mel, viene individuato, arrestato ed internato in un campo
di prigionia dal quale sarà liberato il 10 dicembre del 1918.
Dopo un periodo trascorso al campo di concentramento per prigionieri liberati a Luzzara, in
provincia di Reggio Emilia, il caporale Silvio Da Pos può finalmente tornare ai suoi tabià della
Val del Biois dove può riprendere il suo lavoro di muratore, bere un bicchiere di quello buono
assieme agli amici e raccontare le sue storie di guerra.
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Nato il 16 giugno 1892 a Forno di Canale (BL)
Decorazioni
Medaglia di Bronzo
Scelto con altri tre compagni per un’ardita impresa notturna, coadiuvò il suo Ufficiale con intelligenza e valore attaccando di sorpresa una trincea avversaria difesa da forze dieci volte superiori, e cooperando alla riuscita dell’operazione.Val Pettorina (Marmolada), 27 maggio 1915
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
A Carfon, frazione di Forno di Canale in Val del Biois, in provincia di Belluno, situata a ridosso
del Col de Frena, il taglio dei boschi ed il pascolo delle bestie si aggiungono alle attività
agricole favorite dalla buona esposizione che facilita la crescita della sigàla, del formentòn,
delle bietole, delle rape, del sork, delle patate, della canapa e della frutta. Per ottenere buoni
raccolti in passato i vecchi hanno provveduto, oltre che a regolare la distribuzione dell’acqua che
viene dai rii, anche allo scavo di pozzi, i pos come li chiamano da quelle parti. E allora,
ecco che anche il nome dei luoghi e di alcune famiglie sono dettati, talvolta, proprio dalla
presenza dei pozzi, come il cognome Da Pos, per l’appunto!
Silvio Da Pos, figlio di Giovanni e di Maria Nardi, viene alla luce a Carfon il 16 giugno del 1892.
Sua madre coltiva i campi e bada alla casa, suo padre fa il muratore e quando Silvio è cresciuto
abbastanza, se lo porta dietro per insegnargli il mestiere. Il ragazzo impasta la calce vergine con
la creta, vecchio sistema per tenere assieme i muri, fa su la malta, mena la carriola: insomma, dà
una mano e intanto impara. Diventa bravo infine, e così per certi lavori può sostituire suo padre,
ma compiuti i vent’anni deve abbandonare l’attività perché lo chiamano militare, giù a Belluno,
dove al 7° alpini lo assegnano alla 77ª compagnia. Poi viene la guerra, e allora lo trattengono in
servizio anche oltre i 24 mesi di naia, ed il 23 maggio del 1915 lo mandano non tanto lontano da
casa sua, in Val Pettorina, nell’alto Cordevole, sulla linea tra Malga Ciapela, Col Federa, Rocca
Pietore e Sottoguda.
Lo mettono in squadra col sottotenente Carrera, un torinese più o meno della sua età col quale va
subito d’accordo. Sono passati solo pochi giorni dal loro arrivo al fronte, appena il tempo di
ambientarsi, e lì per lì il maggiore Probati, il comandante del battaglione, dà l’ordine a Carrera
di prepararsi assieme ai suoi per attaccare, di notte e di sorpresa, un posto trincerato tenuto
dagli austriaci. La sera del 27 maggio partono in undici da Rocca Pietore e salendo sulle creste
del Migon e del Sas da Roi, puntano verso il Passo Padon. I ghiacciai della Marmolada, dietro al
crinale , riflettono la luce della luna e rompono quel tanto che basta lo scuro della notte. Ormai
prossimi all’obiettivo, sei alpini si appostano in silenzio per dare copertura agli altri che
avanzano. Col sottotenente Carrera vanno avanti Giuseppe Murer di Rocca Pietore, che conosce quei
posti come le sue tasche, Silvio Da Pos e i due bellunesi Aronne Salomon e Antonio Sponga. I cinque
alpini si avvicinano cautamente alla postazione nemica e inaspettati, si slanciano verso la trincea
prendendola d'infilata e mettendo in fuga una settantina di difensori, ferendone parecchi e facendo
4 prigionieri. Per quell’azione Carrera merita la medaglia d’argento ed agli altri quattro viene
attribuita quella di bronzo, uguale per tutti.
In seguito il maggiore Probati, comandante del battaglione, farà onore a quel brillante episodio
citandolo in una relazione ufficiale: “Il s.ten. Carrera il 27 maggio, alla testa della pattuglia
della 77ª compagnia, non perde tempo; apposta alcuni uomini per essere al bisogno sostenuto dal
fuoco e con gli altri si lancia nella trincea che guarda il Passo, gridando ai suoi uomini
«Alla baionetta». Il nemico (mezza compagnia) sorpreso, non resiste e si mette in fuga. Il Passo
Padon è subito occupato dai nostri che, col fuoco, inseguono i fuggenti”.
Alla fine di giugno Silvio Da Pos segue il resto del battaglione che ha ricevuto l’ordine di
spostarsi in Val Costeana. Per Colle Santa Lucia e poi su verso il Passo Giau, scollinando sotto al
Nuvolau, dopo una faticosa marcia forzata, alle prime ore dell'1 luglio, stremato come tutti gli
altri, finalmente anche lui può accamparsi alla meglio non distante dalle Cinque Torri.
Nei giorni che seguono partecipa all’assalto al Col dei Bois ed il 23 luglio concorre a un’azione
verso il “Ricovero Tofana”. Con la sua compagnia si sposta quindi a Fontana Negra, e col
sottotenente Ferraro contribuisce a presidiare lo sperone occidentale della Tofana II dove gli
giunge notizia che, in aggiunta al “bronzino” meritato in Val Pettorina, può ora appuntarsi sulla
manica il filetto da caporale.
Dopo aver partecipato a varie azioni al Castelletto della Tofana, sul Col dei Bois e sul Lagazuoi,
la 77ª compagnia è inviata al Col di Lana dove tenta ripetuti e infruttuosi attacchi alla vetta.
Il 7 settembre del 1916 il caporale Da Pos viene distaccato presso la 148ª Compagnia del Batt.
Monte Pavione. Lo inviano a Strigno, in Val Sugana, da dove raggiunge la sua nuova destinazione nei
pressi dei Monte Cengello, ai piedi della catena del Lagorai. Per qualche mese viene impiegato in
azioni di pattuglia e nel rafforzamento delle linee difensive fin quando, il 10 aprile dell’anno
successivo, fa ritorno al Battagione Belluno giusto in tempo per dare il proprio contributo alla
preparazione della mina che si sta approntando sul Piccolo Lagazuoi e destinata alla distruzione di
Quota 2668 per sloggiare il nemico dalla linea di cresta. Assiste quindi all’esplosione partecipando
poi alla presa della posizione, l’ultimo atto del battaglione Belluno sulle Dolomiti. Il 20 luglio
del 1917, al comando del capitano
Luigi Masini, anche Silvio Da Pos raggiunge le terre Friulane. Si
sta preparando l'assalto alla Bainsizza, l'undicesima battaglia sul fronte isontino, alla quale
anche lui prende parte combattendo per la conquista del vallone di Široka Njiva, della quota 550 e
delle case di Mesnjak.
Il 24 ottobre partecipa poi alle azioni sul Monte Rosso, dove la Brigata "Etna" è stata annientata
dall'esplosione di una mina austriaca, e dopo la rotta di Caporetto è sul Monte Stol ad opporre
resistenza all’avanzata degli austro-germanici. Ripiegato a Belluno, il 7 novembre è sul Cansiglio
per tentare anche lì di arginare l’offensiva, ma il giorno 10 deve ritirarsi in fretta, come gli
altri, per sfuggire all'accerchiamento e tentare di raggiungere la linea del Piave. Intrufolandosi
tra le linee nemiche Silvio - da solo - riesce a raggiunge Ponte nelle Alpi e poi, per la sinistra
Piave, cerca di arrivare alla nuova linea del fronte verso la stretta di Quero. E’ ormai a metà
strada quando il 12 novembre del 1917, a Mel, viene individuato, arrestato ed internato in un campo
di prigionia dal quale sarà liberato il 10 dicembre del 1918.
Dopo un periodo trascorso al campo di concentramento per prigionieri liberati a Luzzara, in
provincia di Reggio Emilia, il caporale Silvio Da Pos può finalmente tornare ai suoi tabià della
Val del Biois dove può riprendere il suo lavoro di muratore, bere un bicchiere di quello buono
assieme agli amici e raccontare le sue storie di guerra.