Nazione Del Boca don Giovanni

Grado Cappellano Militare

Mostrina  24° Brigata Como

Ritratto

Nato il 10 ottobre 1884 a Boca (NO)

Morto il 17 novembre 1952 a Premosello Chiovenda (NO)

Decorazioni

Decorazione Medaglia di Bronzo

Dava bell’esempio di coraggio durante un intenso combattimento, rimanendo sulla linea di fuoco a soccorrere i feriti e a incoraggiare i combattenti. Avanzava poi arditamente sotto il fuoco nemico, per ritirare un ferito caduto a trenta metri circa dalle trincee avversarie.
Forame, 27 novembre 1915

Note biografiche (Archivio Franco Licini)

Prima della guerra

Giovanni Del Boca nasce a Boca, in provincia di Novara, il 10 ottobre del 1884. Cresciuto all’ombra del Santuario del Santissimo Crocifisso, testimone dei lavori di ristrutturazione dello stesso da parte dell’architetto Alessandro Antonelli, Giovanni asseconda la sua vocazione entrando ben presto al Seminario di Novara dove, nel 1908, viene ordinato sacerdote. In qualità di assistente parrocchiale, e poi come vice parroco, svolge il suo ministero pastorale in alcuni paesi del basso novarese fin quando, iniziato il conflitto contro l’Austria-Ungheria, nell’estate del 1915 viene assegnato al 24° reggimento di fanteria in veste di cappellano miltare.

La Grande Guerra

Presentatosi alla caserma Passalacqua di Novara, col grado di tenente viene inviato al fronte dolomitico dove i fanti della brigata Como, dopo essere entrati tra i primi a Cortina d’Ampezzo, sono già stati impiegati contro la linea di resistenza austriaca di Som Pauses ed ora partecipano ai tentativi d’assalto alle postazioni austriache poste sul gruppo del Cristallo. Fin da subito don Giovanni si convince che, oltre all’assistenza religiosa, il suo mandato è quello di adoperarsi per il sostegno morale ai feriti e, per quanto nelle sue possibilità, affianca i medici nell’opera di soccorso assolvendo il doppio ufficio di sacerdote e di infermiere.
Il 26 novembre è con i suoi fanti che sono stati chiamati ad un’azione di forza contro la cima e le pendici nord-ovest del Forame. Segue con trepidazione lo svolgersi dei combattimenti, non pensando a se stesso ma a quei tanti giovani mandati ad affrontare il fuoco delle mitragliatrici, sotto il tiro dell’atriglieria, col terreno ricoperto da 70 centimetri di neve e con temperature che quel giorno scendono a venti gradi sotto lo zero. L’azione, che doveva essere di sorpresa, si trasforma ben presto in una carneficina davanti ai reticolati dove una compagnia di bersaglieri viene decimata nel tentativo di creare un passaggio, e dinnanzi alle trincee dove i fanti vengono straziati dal tiro incrociato delle mitraglie nascoste nella boscaglia. Tra deceduti, dispersi, feriti e congelati, in due giorni vengono messi fuori combattimento 897 uomini. Per la sua opera umanitaria, a don Giovanni viene concessa una medaglia di bronzo che non lo ripaga però dello strazio patito nel vedere il sacrificio di tante giovani vite. Gli scontri e lo scempio si ripeteranno successivamente, davanti ai suoi occhi, verso la Croda Rossa e poi in Comelico, fino ai primi di novembre del 1917 quando, dopo i fatti di Caporetto, il triste scenario della guerra si sposta più a sud, tra il Piave ed il Monte Grappa.
Ovunque si trovi, don Giovanni celebra la Messa, anche sotto i bombardamenti, ed in mancanza di meglio improvvisa un piccolo altare su una roccia, su una ceppaia, ovunque, pur di non far mancare ai suoi fanti la consolazione di una buona parola. La sua unica arma è una fascia con la croce rossa con la quale si distingue, spesso a rischio della propria vita, recuperando i feriti dal campo di battaglia, sfidando i cannoneggiamenti ed il fuoco delle mitragliatrici a cui si aggiunge talvolta la minaccia dei gas asfissianti ed il supplizio provocato dai lanciafiamme.

Il dopguerra

Finita la guerra, don Giovanni torna a casa dimagrito e provato, e dopo qualche tempo è chiamato a svolse il suo ministero pastorale in Valle Ossola, nella parrocchia di Santa Maria Assunta a Premosello Chiovenda. Lì, sulle rive del Toce, arriva nell'Anno del Signore 1921 e fin da principio sa farsi apprezzare per la sua innata disponibilità ed il senso d´altruismo. In qualità di arciprete assiste alle vicissitudini della seconda guerra mondiale, sostenendo e consolando le famiglie dei ragazzi che, ancora una volta, sono stati chiamati a versare il proprio sangue per una causa non sempre condivisa. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, nelle Valli Ossolane si formano le prime bande partigiane composte da vecchi antifascisti e militari sbandati che si organizzano per contrastare le unità tedesche d'occupazione. Due mesi più tardi la popolazione di Villadossola insorge e la ribellione viene duramente soffocata dai nazi-fascisti che, in quel frangente, si fanno appoggiare anche dall'aviazione. Sebbene non più giovane, di fronte a quei fatti sanguinosi don Giovanni si sente ancora una volta chiamato al dovere di “soldato della Chiesa e della Patria” ed appoggia, come meglio può, la lotta del suo popolo contro i soprusi degli occupanti. Si dedica, in particolare, all'organizzazione dei rifornimenti che fa pervenire ai rifugi partigiani spingendosi fino agli alpeggi dell'impervia Val Grande, a La Piana, al Gabbio, fino all'Alpe Serena, badando inoltre al mantenimento dei collegamenti coi comitati di liberazione di Novara e di Busto Arsizio. Di quelle epiche e tristi giornate, che il 24 aprile del 1945 porteranno al definitivo riscatto dell'Ossola, don Giovanni tiene un accurato diario nel quale appunta i fatti e le sue considerazioni sugli assalti, sui rastrellamenti, sulle rappresaglie e sugli inumani eccidi che si compiono dinnanzi a lui.
Alla fine, il suo apostolato nella parrocchia di Premosello sarà durato un trentennio sin quando, all'età di 68 anni, don Giovanni Del Boca raggiungerà nell’aldilà quelli che, nei campi di battaglia, aveva assistito nella loro ultima ora con tanta pietà e devozione.

targa La targa per don Giovanni del Boca