Fadda Francesco
Sottotenente
46° Brigata Reggio
Nato il 28 ottobre 1893 a Tempio Pausania (OT)
Morto il 21 maggio 1916 sul Monte Sief
Decorazioni
Medaglia d'Oro
Al segnale dell’attacco, slanciatosi risolutamente avanti alla testa dei suoi giungeva, primo,
sulla posizione nemica, che riusciva ad occupare dopo cruenta vivissima lotta. Colpito da una
bomba, che gli asportava metà di una mano con tre dita, e poi da una granata, che gli troncava
ambedue le gambe, con mirabile senso del proprio dovere, conscio della suprema necessità di non
interrompere e infiacchire in quei momenti la violenza dell’assalto, rifiutava di farsi trasportare
continuando a spronare i suoi ed additando la meta agognata. Dopo che con un ultimo sforzo la vide
raggiunta, sereno per l’opera compiuta, in piena coscienza moriva sul posto, mantenendo sino
all’ultimo contegno forte ed eroico.
Dente del Sief, 21 maggio 1916
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
Violante Pedroni è la giovane moglie di Francesco Fadda, il ventiquattrenne capostazione di Tempio,
una cittadina allora in provincia di Sassari, nel cuore della Gallura. Sono le undici di mattina
quando, il 28 ottobre del 1893, Violante mette al mondo suo figlio che ha già deciso di chiamare
Francesco come suo padre aggiungendo, per distinguerlo, il secondo nome Raimondo.
La Grande Guerra
Mentre frequenta il quarto anno dell'Istituto tecnico, allo scoppio della prima Guerra Mondiale,
Francesco Raimondo Fadda si arruola come volontario e dopo il corso allievi ufficiali, col grado di
sottotenente, viene destinato al 46º Reggimento di Fanteria Reggio.
Alla fine di aprile del 1915 la sua brigata, composta per la maggior parte da fanti di origine
sarda, lascia la sede di Cagliari ed il 24 maggio si trova già sui confini del Cadore, dislocata
fra Perarolo e Tai, in attesa di risalire la valle del Boite verso il fronte delle Dolomiti
d'Ampezzo.
Al suo arrivo, il sottotenente Fadda è assegnato al II battaglione guidato dal tenente colonnello
Nicola Campolieti ed ai primi di giugno, raggiunta la Val
Costeana, viene subito impiegato con il suo plotone nei primi assalti verso le posizioni austriache
di Valparola. Sotto un fitto fuoco di fucileria e mitragliatrici i fanti avanzano, ma sono ben
presto fermati dai reticolati che attraversano tutta la valle. Mentre il battaglione si appresta a
rafforzare le posizioni appena conquistate, giunge l'ordine di procedere oltre ad ogni costo e con
il favore dalla nebbia, l'avanzata riprende fino a ridosso delle trincee nemiche. La foschia però
si dirada e gli Standschützen prendono facilmente il sopravvento. Nonostante i ripetuti sforzi, gli
Italiani devono alla fine desistere lasciando sul terreno 5 ufficiali e un centinaio di uomini tra
morti e feriti.
La morte
Trasferito sul fronte del Col di Lana, nell'azione del 21 maggio 1916, rivolta alla conquista del
Dente del Sief, il sottotenente Fadda viene incaricato di attaccare col suo plotone una trincea
nemica ma, mentre si spinge contro gli avamposti avversari, viene gravemente ferito dall'esplosione
di una bomba. Con entrambe le gambe squarciate dalle schegge, Fadda si rifiuta di lasciare il
reparto continuando invece a spronare i suoi uomini fino al sopraggiungere della morte per
dissanguamento.
La posizione nemica sarà infine conquistata e alla memoria del sottotenente Fadda il Re Vittorio
Emanuele III - motu proprio - conferirà la medaglia d'oro al Valor Militare.
Francesco Fadda riposa nel cimitero militare di Pian de Salesei sulla strada che sale al Falzarego.
Al suo nome sarà intitolata la caserma di Tempio Pausania che nel 1933 ospiterà il 59º Reggimento
di Fanteria Calabria e negli anni '40 diventerà la sede del comando della 4ª Brigata Costiera.
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Nato il 28 ottobre 1893 a Tempio Pausania (OT)
Morto il 21 maggio 1916 sul Monte Sief
Decorazioni
Medaglia d'Oro
Al segnale dell’attacco, slanciatosi risolutamente avanti alla testa dei suoi giungeva, primo, sulla posizione nemica, che riusciva ad occupare dopo cruenta vivissima lotta. Colpito da una bomba, che gli asportava metà di una mano con tre dita, e poi da una granata, che gli troncava ambedue le gambe, con mirabile senso del proprio dovere, conscio della suprema necessità di non interrompere e infiacchire in quei momenti la violenza dell’assalto, rifiutava di farsi trasportare continuando a spronare i suoi ed additando la meta agognata. Dopo che con un ultimo sforzo la vide raggiunta, sereno per l’opera compiuta, in piena coscienza moriva sul posto, mantenendo sino all’ultimo contegno forte ed eroico.Dente del Sief, 21 maggio 1916
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
Violante Pedroni è la giovane moglie di Francesco Fadda, il ventiquattrenne capostazione di Tempio, una cittadina allora in provincia di Sassari, nel cuore della Gallura. Sono le undici di mattina quando, il 28 ottobre del 1893, Violante mette al mondo suo figlio che ha già deciso di chiamare Francesco come suo padre aggiungendo, per distinguerlo, il secondo nome Raimondo.La Grande Guerra
Mentre frequenta il quarto anno dell'Istituto tecnico, allo scoppio della prima Guerra Mondiale, Francesco Raimondo Fadda si arruola come volontario e dopo il corso allievi ufficiali, col grado di sottotenente, viene destinato al 46º Reggimento di Fanteria Reggio.Alla fine di aprile del 1915 la sua brigata, composta per la maggior parte da fanti di origine sarda, lascia la sede di Cagliari ed il 24 maggio si trova già sui confini del Cadore, dislocata fra Perarolo e Tai, in attesa di risalire la valle del Boite verso il fronte delle Dolomiti d'Ampezzo. Al suo arrivo, il sottotenente Fadda è assegnato al II battaglione guidato dal tenente colonnello Nicola Campolieti ed ai primi di giugno, raggiunta la Val Costeana, viene subito impiegato con il suo plotone nei primi assalti verso le posizioni austriache di Valparola. Sotto un fitto fuoco di fucileria e mitragliatrici i fanti avanzano, ma sono ben presto fermati dai reticolati che attraversano tutta la valle. Mentre il battaglione si appresta a rafforzare le posizioni appena conquistate, giunge l'ordine di procedere oltre ad ogni costo e con il favore dalla nebbia, l'avanzata riprende fino a ridosso delle trincee nemiche. La foschia però si dirada e gli Standschützen prendono facilmente il sopravvento. Nonostante i ripetuti sforzi, gli Italiani devono alla fine desistere lasciando sul terreno 5 ufficiali e un centinaio di uomini tra morti e feriti.
La morte
Trasferito sul fronte del Col di Lana, nell'azione del 21 maggio 1916, rivolta alla conquista del Dente del Sief, il sottotenente Fadda viene incaricato di attaccare col suo plotone una trincea nemica ma, mentre si spinge contro gli avamposti avversari, viene gravemente ferito dall'esplosione di una bomba. Con entrambe le gambe squarciate dalle schegge, Fadda si rifiuta di lasciare il reparto continuando invece a spronare i suoi uomini fino al sopraggiungere della morte per dissanguamento. La posizione nemica sarà infine conquistata e alla memoria del sottotenente Fadda il Re Vittorio Emanuele III - motu proprio - conferirà la medaglia d'oro al Valor Militare.Francesco Fadda riposa nel cimitero militare di Pian de Salesei sulla strada che sale al Falzarego. Al suo nome sarà intitolata la caserma di Tempio Pausania che nel 1933 ospiterà il 59º Reggimento di Fanteria Calabria e negli anni '40 diventerà la sede del comando della 4ª Brigata Costiera.
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