 Ferrero Giacinto
 Ferrero Giacinto
												 Maggiore Generale
 Maggiore Generale
												
												 Brigata Basilicata
 
												Brigata Basilicata
												
											
											 
											
												
Nato il 19 giugno 1862 a Torino
												Morto nel 1922 a Torino
										    
											
												
Decorazioni
												 Medaglia d'Argento
 Medaglia d'Argento
												Sia quale comandante di brigata, sia quale comandante di settore fu, in numerosi combattimenti, 
												quasi sempre in prima linea e, con mirabile sprezzo del pericolo, mettendosi anche alla testa delle
												sue truppe in momenti particolarmente difficili, seppe colla sua azione personale,
												insuperabilmente coraggiosa e fattiva, animarle della propria fede e condurle al successo.
												Cadore, giugno-ottobre 1915; Durazzo, febbraio 1916; Monfalcone, maggio 1916
											
											Note biografiche 
											
												Uscito dall'Accademia di Modena nel 1878, ufficiale d'artiglieria, preso passò allo Stato Maggiore, 
												aveva alternato comandi di reparti (14°,11° Rgt. Artriglieria, 24° Rgt Fanteria Como, 54° Umbria) 
												con servizi nello Stato Maggiore (Divisione Torino, V Corpo d'Armata), al Ministero della Guerra 
												ed alla scuola di Guerra. 
												Prima del conflitto era insegnante alla Scuola di Guerra e addetto all'istituto Geografico Militare.
												La sua figura avrebbe ispirato quella del generale Leone, descritto nel libro
												di Emilio Lussu "Un anno sull'Altipiano", in quanto il Ferrero nel giugno del 1916 veniva messo
												al comando della Sassari dislocata su Monte Zebio.
												Nel giugno del 1917, mentre era in Albania al comando delle truppe di occupazione, emanò il 
												cosiddetto "proclama di Argirocastro", nel quale sentenziava:
												"A tutte le popolazioni albanesi. Oggi, 3 giugno 1917, fausta ricorrenza delle libertà statutarie 
												italiane, noi, tenente, generale GIACINTO FERRERO, comandante del Corpo italiano di occupazione in 
												Albania per ordine del Governo del Re Vittorio Emanuele III, proclamiamo solennemente l'unità e 
												l'indipendenza di tutta l'Albania, sotto l'egida e la protezione del Regno d'Italia. Per questo 
												atto, albanesi! avrete libere istituzioni, milizie, tribunali, scuole rette da cittadini albanesi, 
												potrete amministrare le vostre proprietà, il frutto del vostro lavoro a beneficio vostro e per il 
												beneficio sempre maggiore del vostro paese. Albanesi! Dovunque siate, o già liberi nelle terre 
												vostre o esuli nel mondo o ancora soggetti a dominazioni straniere, larghe di promesse ma di fatto 
												violente e predatrici; voi che di antichissima e nobile stirpe avete memorie e tradizioni secolari 
												che si ricongiungono alla civiltà romana e veneziana; voi che sapete la comunanza degli interessi 
												italo albanesi sul mare che ci separa e ad un tempo ci congiunge, unitevi tutti quanti e siate 
												uomini di buona volontà e di fede nei destini della vostra patria diletta; tutti accorrete 
												all'ombra dei vessilli italiani e albanesi per giurare fede perenne a quanto viene oggi proclamato 
												in nome del Governo italiano per un'Albania indipendente con l'amicizia e la protezione 
												dell'Italia".
												A settembre del 1919 era al comando delle truppe italiane che dovevano impedire l'ingresso a Fiume
												di Gabriele d'Annunzio. Termina la carriera come comandante del Corpo d'Armata di Torino.
											
											
												 Il gen. Ferrero (da Europeana)
												Il gen. Ferrero (da Europeana)
											 
										
								
							
						
					
				
			
			
				
					© frontedolomitico.it Tutti i diritti riservati. | Design ispirato da: HTML5 UP
				
		
		
			
			
			
			
			
			
	 
 Brigata Basilicata
 
												Brigata Basilicata
												
											
											 
											
Nato il 19 giugno 1862 a Torino
Morto nel 1922 a Torino
Decorazioni
 Medaglia d'Argento
 Medaglia d'Argento
												Sia quale comandante di brigata, sia quale comandante di settore fu, in numerosi combattimenti, 
												quasi sempre in prima linea e, con mirabile sprezzo del pericolo, mettendosi anche alla testa delle
												sue truppe in momenti particolarmente difficili, seppe colla sua azione personale,
												insuperabilmente coraggiosa e fattiva, animarle della propria fede e condurle al successo.Cadore, giugno-ottobre 1915; Durazzo, febbraio 1916; Monfalcone, maggio 1916
Note biografiche
												Uscito dall'Accademia di Modena nel 1878, ufficiale d'artiglieria, preso passò allo Stato Maggiore, 
												aveva alternato comandi di reparti (14°,11° Rgt. Artriglieria, 24° Rgt Fanteria Como, 54° Umbria) 
												con servizi nello Stato Maggiore (Divisione Torino, V Corpo d'Armata), al Ministero della Guerra 
												ed alla scuola di Guerra. 
												Prima del conflitto era insegnante alla Scuola di Guerra e addetto all'istituto Geografico Militare.
												La sua figura avrebbe ispirato quella del generale Leone, descritto nel libro
												di Emilio Lussu "Un anno sull'Altipiano", in quanto il Ferrero nel giugno del 1916 veniva messo
												al comando della Sassari dislocata su Monte Zebio.
												Nel giugno del 1917, mentre era in Albania al comando delle truppe di occupazione, emanò il 
												cosiddetto "proclama di Argirocastro", nel quale sentenziava:
												"A tutte le popolazioni albanesi. Oggi, 3 giugno 1917, fausta ricorrenza delle libertà statutarie 
												italiane, noi, tenente, generale GIACINTO FERRERO, comandante del Corpo italiano di occupazione in 
												Albania per ordine del Governo del Re Vittorio Emanuele III, proclamiamo solennemente l'unità e 
												l'indipendenza di tutta l'Albania, sotto l'egida e la protezione del Regno d'Italia. Per questo 
												atto, albanesi! avrete libere istituzioni, milizie, tribunali, scuole rette da cittadini albanesi, 
												potrete amministrare le vostre proprietà, il frutto del vostro lavoro a beneficio vostro e per il 
												beneficio sempre maggiore del vostro paese. Albanesi! Dovunque siate, o già liberi nelle terre 
												vostre o esuli nel mondo o ancora soggetti a dominazioni straniere, larghe di promesse ma di fatto 
												violente e predatrici; voi che di antichissima e nobile stirpe avete memorie e tradizioni secolari 
												che si ricongiungono alla civiltà romana e veneziana; voi che sapete la comunanza degli interessi 
												italo albanesi sul mare che ci separa e ad un tempo ci congiunge, unitevi tutti quanti e siate 
												uomini di buona volontà e di fede nei destini della vostra patria diletta; tutti accorrete 
												all'ombra dei vessilli italiani e albanesi per giurare fede perenne a quanto viene oggi proclamato 
												in nome del Governo italiano per un'Albania indipendente con l'amicizia e la protezione 
												dell'Italia".
												A settembre del 1919 era al comando delle truppe italiane che dovevano impedire l'ingresso a Fiume
												di Gabriele d'Annunzio. Termina la carriera come comandante del Corpo d'Armata di Torino.
											
 Il gen. Ferrero (da Europeana)
												Il gen. Ferrero (da Europeana)