Flora Ettore
Soldato
7° Alpini, Volontari del Cadore
Nato il 25 agosto 1895 a Feltre (BL)
Morto nel 1972 a Feltre (BL)
Decorazioni
Croce al Merito di Guerra
Ferito in varie parti da schegge, essendo accidentalmente scoppiata una granata a mano che portava
in tasca dei pantaloni.
Cima Tofana I, 20 settembre 1915
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
A Feltre, in provincia di Belluno, il 25 agosto del 1895 Maria Turro mette al mondo Ettore, figlio
di Romolo Flora. Crescendo nella sua città, il ragazzo frequenta le scuole elementari dedicandosi
poi alla professione di fabbro ferraio, prima come apprendista, poi come aiutante e quindi,
imparato il mestiere, lavorando in proprio nel forgiare il metallo dando forma a cancellate,
attrezzature agricole e piccoli manufatti.
La Grande Guerra
Con un po’ di apprensione, dovendo abbandonare la famiglia ed i suoi impegni di lavoro, nel maggio
del 1915 Ettore riceve l’ordine di reclutamento ed il 27 dello stesso mese si presenta a Belluno
nella caserma del 7° Alpini. Qualche giorno più tardi, col numero 303 di matricola, è inviato al
Corpo Volontari di Feltre. Le marce e le arrampicate tra le montagne bellunesi non pesano affatto
al robusto fabbro ferraio ed anche le esercitazioni con le armi, in fondo, lo divertono. La
preparazione dura fino alla metà di agosto quando, finalmente, i Volontari vengono chiamati
all’azione e riforniti del necessario, il giorno 24 lasciano la stazione di Feltre salutati dalla
popolazione e dal Sindaco. In treno fino a Bribano e poi a piedi lungo la Val Cordevole, si
trasferiscono in zona Marmolada ma da lì a poco vengono inviati in Val Costeana. Con una lunga
marcia per Selva di Cadore ed il Passo Giau, i Volontari feltrini raggiungono Campo di Sotto, nei
pressi di Cortina, dove il colonnello
Tarditi ha in serbo per loro l’ardita
impresa di conquistare la vetta della Tofana I.
L’8 settembre vengono distribuiti gli indumenti
invernali e nel pomeriggio del giorno 11 il reparto si avvia verso la Forcella di Fontana Negra.
Una settimana più tardi viene dato inizio all’operazione per la conquista della cima e sotto il
peso dello zaino, stracarico di munizioni e di materiale, arma a tracolla, anche Ettore procede
silenzioso, in fila con gli altri, salendo i gradini scavati nel ghiaccio affidandosi alle corde
di canapa rese rigide dal gelo. Oltre ai quattro ufficiali che dirigono l’attacco, sono in 104 gli
uomini che partecipano all’azione ed alle otto di mattina di quel sabato, il 18 settembre, sono
tutti ben nascosti a non più di 200 metri dalla vetta. Poco dopo alcuni partono all’assalto e d’un
balzo occupano il presidio. La cima della Tofana di Rozes è conquistata e dopo aver esplorato i
dintorni, ad Est verso le Tre Dita e ad Ovest fino ad affacciarsi sul Castelletto, i Volontari si
sistemano alla meno peggio per trascorrere la notte. Avvolto nella mantellina, tenendo a portata
di mano tutto il suo armamentario, anche Ettore si aggiusta come può in una buca accostata ad un
masso. Rigirandosi nel sonno per cercare una posizione un po’ più comoda, non s’accorge però che
una granata, lasciata inavvertitamente nella tasca della giubba, s’innesca e subito dopo esplode.
Per sua grande fortuna la bomba a mano è difettosa e le ferite provocate dallo scoppio non sono
mortali.
La domenica mattina si scatena la reazione degli austriaci che mettono in azione le mitragliatrici
del Masarè e l'artiglieria del Lagazuoi e del Monte Cavallo. Il fuoco provoca un morto, Valentino
Santin, tre feriti gravi ed altri leggeri. Verso l’imbrunire il bombardamento cessa ed
approfittando dell’oscurità, gli uomini fuori combattimento vengono riportati a valle. Con loro
c’é anche Ettore Flora che viene provvisoriamente ricoverato all’ospedaletto di Borca di Cadore
da dove, dopo aver accertato le sue condizioni, lo trasferiscono all’ospedale militare di Milano.
Due mesi più tardi, il 16 di novembre, è inviato all’ospedale di Napoli per accertamenti e poco
dopo viene dimesso per un periodo di lunga convalescenza.
All’inizio del 1917 Ettore si sente bene in salute e chiede di poter tornare a combattere. Vorrebbe
frequentare un corso per mitraglieri d’aviazione, perché il sogno di volare lo ha da sempre,
particolarmente attratto, ma la sua richiesta viene purtroppo respinta. Il III Corpo d’Armata
lo consola, piuttosto, concedendogli la Croce al Merito di Guerra, proprio per quel disgraziato
incidente che ora lo costringe lontano dai suoi compagni, ed anche la sbarretta argentata che è
autorizzato a cucire sulla spalla destra della giubba, quella dei feriti di guerra, nel suo caso
non gli sembra poi tanto onorevole.
Finalmente, il 24 settembre del 1918, Ettore può rientrare al Corpo. Aggregato ad un reparto di
alpini d’assalto, viene inviato sul Monte Grappa dove, nell’ultimo mese di guerra prima della
ritirata austriaca, in vari episodi di combattimento ha modo di dimostrare il suo valore. Durante
l’ultima offensiva, quando al VI Corpo d’Armata viene affidato il compito d’irrompere nel solco
feltrino sgominando la resistenza austriaca sul Monti Prassolan e Roncone, aprendo così la strada
lungo la Valle dello Stizzon verso Seren, Ettore merita una Medaglia d’Argento perché:
“Volontario alpino di nota bravura e provato ardimento, si distinse in più fatti d’arme. A Monte
Prassolan, con impeto superbo e deciso al sacrificio, si slanciava con due soli compagni su di una
batteria nemica da 152 in azione, facendo prigionieri i serventi e catturandone i pezzi”.
Monte Prassolan, 30 ottobre 1918.
La battaglia si concluderà dopo una settimana di combattimenti durissimi con la completa
occupazione del massiccio del Grappa da parte della 4ª Armata italiana che alle ore 15 del 3
novembre del 1918, raggiungerà la linea Borgo Val Sugana – Fiera di Primiero – Cismon.
Il dopoguerra
Ettore Flora sarà congedato l’1 gennaio del 1919 e succesivamente, nel 1935, verrà dispensato al
richiamo alle armi in occasione della Seconda Guerra Mondiale. Dopo dieci anni di malattia, nel
1972 morirà a Feltre all’età di 77 anni.
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Nato il 25 agosto 1895 a Feltre (BL)
Morto nel 1972 a Feltre (BL)
Decorazioni
Croce al Merito di Guerra
Ferito in varie parti da schegge, essendo accidentalmente scoppiata una granata a mano che portava in tasca dei pantaloni.Cima Tofana I, 20 settembre 1915
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
A Feltre, in provincia di Belluno, il 25 agosto del 1895 Maria Turro mette al mondo Ettore, figlio di Romolo Flora. Crescendo nella sua città, il ragazzo frequenta le scuole elementari dedicandosi poi alla professione di fabbro ferraio, prima come apprendista, poi come aiutante e quindi, imparato il mestiere, lavorando in proprio nel forgiare il metallo dando forma a cancellate, attrezzature agricole e piccoli manufatti.La Grande Guerra
Con un po’ di apprensione, dovendo abbandonare la famiglia ed i suoi impegni di lavoro, nel maggio del 1915 Ettore riceve l’ordine di reclutamento ed il 27 dello stesso mese si presenta a Belluno nella caserma del 7° Alpini. Qualche giorno più tardi, col numero 303 di matricola, è inviato al Corpo Volontari di Feltre. Le marce e le arrampicate tra le montagne bellunesi non pesano affatto al robusto fabbro ferraio ed anche le esercitazioni con le armi, in fondo, lo divertono. La preparazione dura fino alla metà di agosto quando, finalmente, i Volontari vengono chiamati all’azione e riforniti del necessario, il giorno 24 lasciano la stazione di Feltre salutati dalla popolazione e dal Sindaco. In treno fino a Bribano e poi a piedi lungo la Val Cordevole, si trasferiscono in zona Marmolada ma da lì a poco vengono inviati in Val Costeana. Con una lunga marcia per Selva di Cadore ed il Passo Giau, i Volontari feltrini raggiungono Campo di Sotto, nei pressi di Cortina, dove il colonnello Tarditi ha in serbo per loro l’ardita impresa di conquistare la vetta della Tofana I.L’8 settembre vengono distribuiti gli indumenti invernali e nel pomeriggio del giorno 11 il reparto si avvia verso la Forcella di Fontana Negra. Una settimana più tardi viene dato inizio all’operazione per la conquista della cima e sotto il peso dello zaino, stracarico di munizioni e di materiale, arma a tracolla, anche Ettore procede silenzioso, in fila con gli altri, salendo i gradini scavati nel ghiaccio affidandosi alle corde di canapa rese rigide dal gelo. Oltre ai quattro ufficiali che dirigono l’attacco, sono in 104 gli uomini che partecipano all’azione ed alle otto di mattina di quel sabato, il 18 settembre, sono tutti ben nascosti a non più di 200 metri dalla vetta. Poco dopo alcuni partono all’assalto e d’un balzo occupano il presidio. La cima della Tofana di Rozes è conquistata e dopo aver esplorato i dintorni, ad Est verso le Tre Dita e ad Ovest fino ad affacciarsi sul Castelletto, i Volontari si sistemano alla meno peggio per trascorrere la notte. Avvolto nella mantellina, tenendo a portata di mano tutto il suo armamentario, anche Ettore si aggiusta come può in una buca accostata ad un masso. Rigirandosi nel sonno per cercare una posizione un po’ più comoda, non s’accorge però che una granata, lasciata inavvertitamente nella tasca della giubba, s’innesca e subito dopo esplode. Per sua grande fortuna la bomba a mano è difettosa e le ferite provocate dallo scoppio non sono mortali. La domenica mattina si scatena la reazione degli austriaci che mettono in azione le mitragliatrici del Masarè e l'artiglieria del Lagazuoi e del Monte Cavallo. Il fuoco provoca un morto, Valentino Santin, tre feriti gravi ed altri leggeri. Verso l’imbrunire il bombardamento cessa ed approfittando dell’oscurità, gli uomini fuori combattimento vengono riportati a valle. Con loro c’é anche Ettore Flora che viene provvisoriamente ricoverato all’ospedaletto di Borca di Cadore da dove, dopo aver accertato le sue condizioni, lo trasferiscono all’ospedale militare di Milano. Due mesi più tardi, il 16 di novembre, è inviato all’ospedale di Napoli per accertamenti e poco dopo viene dimesso per un periodo di lunga convalescenza.
All’inizio del 1917 Ettore si sente bene in salute e chiede di poter tornare a combattere. Vorrebbe frequentare un corso per mitraglieri d’aviazione, perché il sogno di volare lo ha da sempre, particolarmente attratto, ma la sua richiesta viene purtroppo respinta. Il III Corpo d’Armata lo consola, piuttosto, concedendogli la Croce al Merito di Guerra, proprio per quel disgraziato incidente che ora lo costringe lontano dai suoi compagni, ed anche la sbarretta argentata che è autorizzato a cucire sulla spalla destra della giubba, quella dei feriti di guerra, nel suo caso non gli sembra poi tanto onorevole.
Finalmente, il 24 settembre del 1918, Ettore può rientrare al Corpo. Aggregato ad un reparto di alpini d’assalto, viene inviato sul Monte Grappa dove, nell’ultimo mese di guerra prima della ritirata austriaca, in vari episodi di combattimento ha modo di dimostrare il suo valore. Durante l’ultima offensiva, quando al VI Corpo d’Armata viene affidato il compito d’irrompere nel solco feltrino sgominando la resistenza austriaca sul Monti Prassolan e Roncone, aprendo così la strada lungo la Valle dello Stizzon verso Seren, Ettore merita una Medaglia d’Argento perché: “Volontario alpino di nota bravura e provato ardimento, si distinse in più fatti d’arme. A Monte Prassolan, con impeto superbo e deciso al sacrificio, si slanciava con due soli compagni su di una batteria nemica da 152 in azione, facendo prigionieri i serventi e catturandone i pezzi”. Monte Prassolan, 30 ottobre 1918.
La battaglia si concluderà dopo una settimana di combattimenti durissimi con la completa occupazione del massiccio del Grappa da parte della 4ª Armata italiana che alle ore 15 del 3 novembre del 1918, raggiungerà la linea Borgo Val Sugana – Fiera di Primiero – Cismon.
Il dopoguerra
Ettore Flora sarà congedato l’1 gennaio del 1919 e succesivamente, nel 1935, verrà dispensato al richiamo alle armi in occasione della Seconda Guerra Mondiale. Dopo dieci anni di malattia, nel 1972 morirà a Feltre all’età di 77 anni.
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