Nazione Geminiani Pietro

Grado Soldato

Mostrina  3° Alpini, battaglione Fenestrelle

Ritratto

Nato il 25 novembre 1886 Modena

Morto sulla Croda Rossa il 16 giugno 1916

Decorazioni

Decorazione Medaglia di Bronzo

Offertosi volontario in una difficile operazione di guerra in alta montagna, vincendo grandi difficoltà di scalate, si portava all'assalto delle posizioni nemiche con impeto mirabile. Cadeva eroicamente sul campo.
Croda Rossa, 16 giugno 1916

Note biografiche (Archivio Franco Licini)

Prima della Guerra

Pietro Geminiani, figlio di Pietro, nasce a Modena il 25 novembre 1886 e, ancora bambino, si trasferisce con la famiglia ad Udine dove, dopo la maturità classica, s’impegna dapprima nel commercio, pur dedicandosi nel frattempo anche alla letteratura ed alla poesia, per entrare poi definitivamente nell’attività giornalistica come redattore del giornale Patria del Friuli.
Trasferendosi successivamente in Francia, a Marsiglia, fonda e dirige l’Unione Latina, giornale interventista che, specialmente fra gli italiani d’oltralpe, riscuote un discreto successo.

La Grande Guerra

Appena scoppiata la guerra lascia la sua penna per fissarne una, d’altro tipo, sul cappello alpino di volontario del Battaglione «Fenestrelle». In considerazione della sua cultura e delle capacità dimostrate fin da subito, il suo Colonnello lo convince ad iscriversi al corso trimestrale per Allievi Ufficiali, ma poco prima di ottenere il grado di Aspirante, il 16 giugno del 1916 viene impegnato in un tentativo d’assalto alla Croda Rossa di Sesto agli ordino dei sottotenenti Pietro Castagnero e Giuseppe Gorla, assieme ad altri diciassette volontari. Alle 9 di mattina l'artiglieria italiana apre il fuoco con i pezzi di Forcella Popera e dei Collesei che si aggiungono a quelli da 150 del Passo di Monte Croce. Intanto, raggiunta una sella in quota, denominata Forcella U, i volontari della 29ª compagnia del Fenestrelle si preparano all’attacco. Alle tre di pomeriggio avanzano verso la cima, ma i pochi difensori austriaci, in posizione alquanto vantaggiosa e ben protetti dagli anfratti rocciosi, hanno facilmente la meglio. Gli alpini, nonostante l’impeto dell’assalto, vengono decimati, proprio nel momento in cui la meta sembra loro ormai vicina. Molti vengono uccisi, gli altri si devono ritirare. Ad onore della loro impresa, ai caduti sul campo saranno concesse medaglie d’argento al Valor Militare con la stessa motivazione, uguale per tutti.
Tra quelli che il 16 giugno hanno bagnato la Croda Rossa col rosso del loro sangue c’è anche Pietro Geminiani, ed assieme a lui il diciannovenne Galileo Farina di San Remo, il trentunenne Pietro Maloberti, Matteo Sonaglio e Giuseppe Nangis di Alessandria ed i torinesi Giovanni Pedalino e Luigi Piovano. Il caporale Giuseppe Leone, benché ferito, attorniato dai compagni ormai in fin di vita, ha continuato a far fuoco col suo fucile seppur danneggiato da una scheggia ed infine è riuscito a tornare a valle. Assieme a lui hanno avuto salva la vita i due sottotenenti col loro aiutante, il sergente Valeriano Testa e Giovanni Pontiggia che a rischio della propria vita è riuscito a disinnescare le due mine che ostruivano il passaggio. Nel dare notizia della morte di Pietro Geminiani, il tenente colonnello Gazagne scrive al Sindaco di Udine di “[...] rendersi interprete dei sensi di compianto e di ammirazione dei colleghi pel valoroso c aduto [...]” ed il Sindaco risponde al colonnello che: “Nella nostra Udine, ove egli trascorse quasi tutta la sua vita, era conosciutissimo e sinceramente amato pel suo entusiasmo sano e sincero e pel suo immenso amore a questa divina Patria. Ora egli non è più tra noi a consolarci col suo bel sorriso e con la sua facile parola: ma il suo nome vive eternamente nella memoria e nel cuore dei Friulani tutti”.
Nel Corriere del Polesine dell’11 luglio 1916 viene pubblicato un articolo particolare per far giungere “alla sua adorata madre, alle sue dilette sorelle Maria e Lucia, ai fratelli Luigi e Angelo e ai suoi cognati Zorzi Giuseppe e Filippo Barbetti, il conforto di un saluto reverente e un abbraccio affettuoso”.