Gerardi Pietro
Sottotenente di complemento
91° Brigata Basilicata
Nato il 29 gennaio 1894 a Sciacca (AG)
Morto sul monte Eisenreich il 6 settembre 1915
Decorazioni
Medaglia d'Argento
Nel portare arditamente all'assalto di una trincea nemica il proprio plotone veniva ferito alla
gamba destra. Ciononostante continuava ad incitare animosamente i suoi soldati e non abbandonava
il proprio posto neppure dopo essere stato ferito, una seconda volta, alla spalla destra.
Penetrato nella trincea nemica, veniva colpito una terza volta, al petto, rimanendo ucciso.
Monte Eisenreich, 6 settembre 1915
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
Pietro, il figlio Rosa Guardino dell’industriale Vito Gerardi, nasce il 29 gennaio del 1894 a Sciacca
in provincia di Girgenti, oggi Agrigento. Compiuti gli studi elementari e tecnici nella città natale,
frequenta poi a Palermo l'istituto tecnico diplomandosi ragioniere. A vent'anni si arruola, sempre a
Palermo, nel plotone allievi ufficiali di complemento dell'86° reggimento di fanteria, meritando dopo
un anno la nomina a sottotenente. Destinato quindi alla 12ª compagnia del 91° Basilicata, nel 1915
arriva a Torino da dove, poco tempo più tardi, dichiarata la guerra all’Austria-Ungheria, parte per il fronte.
La Grande Guerra
Raggiunge il Cadore dove prende parte a diverse azioni di pattuglia e di combattimento. Il 6 settembre
del 1915, alle ore 4 del mattino, viene sferrato l'attacco a Cima Frugoni ed anche il sottotenente
Gerardi risale quel ripido crinale affondando nel terreno reso molle dalla pioggia. Giunti in prossimità
della cresta i fanti, eredi dei “Cacciatori Lucani”, sono bersagliati dal tiro delle mitragliatrici
piazzate sull’Eisenreich, la Montagna di Ferro, ma proseguono comunque scavalcando i corpi esanimi dei
propri compagni e lanciandosi, in fine, all’assalto delle trincee avversarie. Quelli che intanto sono
saliti verso Cima Vanscuro, pur sorretti dall’artiglieria del Col Rosson, sono costretti a retrocedere
lasciando sul terreno numerose vittime.
Un comandante austriaco descrive così quei tragici momenti: "Gli italiani scattano in piedi; altre
ondate avanzano. Rintrona l’avanti Savoia!. Due compagnie ... balzano furiosamente all'assalto, ammassate
strette. Sibilano granate a mano, lacerano, aprono brecce tra quelle torme. Presto! Presto! Non sento la
minima angoscia, solo febbre di lotta! Pallottole fischiano. Come colpiti da Dio, i nemici si abbattono,
capitombolano, si gettano in buche ... Dritti in piedi nelle trincee, scagliamo la morte nell'aurora.
Qualunque cosa si muova è colpita. Orribile assassinare così; tanto più orribile in quanto non un grido
di dolore si ode, e gli assalitori si abbattono muti ... Alla mia sinistra i Landesschützen scavalcano
il muretto delle trincee e urlando 'urrà' piombano sugli italiani scagliando bombe, infilzandoli colle
baionette, catturandone... Il nemico è annientato."
La battaglia è atroce e penosa, e tra quelli che cadono quel giorno c’è anche il sottotenente Pietro Gerardi.
"Se io non dovessi più ritornare in mezzo a voi – aveva scritto qualche giorno prima a sua madre - ti
sia di conforto il pensiero che anch'io, come ogni altro figlio d'Italia, ho fatto il mio dovere ed ho
contribuito colla mia modesta opera a far sì che la nostra Patria diventi più libera e grande".
Il suo capitano, comunicando alla famiglia la tragica notizia sua della morte, descriverà l’accaduto: "[...]
la mia compagnia, dopo una faticosissima marcia notturna, si era appostata proprio sotto i reticolati
di una posizione nemica, pronta a dare l'assalto alle trincee non appena i reticolati fossero stati
tagliati. Ciò avvenuto, col 1° e 3° plotone della compagnia ai miei ordini, irrompemmo immediatamente
all'assalto, riuscendo a cacciare il nemico ed impossessarci di un tratto di trincea. Il di lei figlio
Pietro comandava il 4° plotone della compagnia, che era in seconda linea, di rincalzo alla prima. Non
appena vide che io era nelle posizioni nemiche, anch'egli si precipitò col suo plotone all'assalto,
mirando sulle trincee alla mia sinistra. Fu in questo primo istante che venne colpito da una pallottola
di fucile alla gamba destra. Cadde, ma si rialzò subito, ed, incoraggiando i suoi soldati con ammirabile
sangue freddo, continuò l'assalto riuscendo ad occupare anch'egli le trincee. Ma, appena giuntovi, mentre
badava a rinforzare la posizione coi suoi soldati, venne colpito una seconda volta alla spalla destra, e,
poscia, ancora in pieno petto, rimanendo ucciso. Questa è la morte ch'Egli fece, povero giovane, ed io
ed i suoi colleghi della compagnia lo ammirammo e siamo orgogliosi e fieri di averlo avuto compagno ed
amico. Egli era amato e stimato immensamente anche dai suoi bravi soldati, e da essi ebbe, sul posto
stesso, ove cadde, la modesta ma onorata sepoltura".
Sciacca dedicherà al suo nome una via cittadina ed un circolo ricreativo.
Trincee AU sull'Eisenreich
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Nato il 29 gennaio 1894 a Sciacca (AG)
Morto sul monte Eisenreich il 6 settembre 1915
Decorazioni
Medaglia d'Argento
Nel portare arditamente all'assalto di una trincea nemica il proprio plotone veniva ferito alla gamba destra. Ciononostante continuava ad incitare animosamente i suoi soldati e non abbandonava il proprio posto neppure dopo essere stato ferito, una seconda volta, alla spalla destra. Penetrato nella trincea nemica, veniva colpito una terza volta, al petto, rimanendo ucciso.Monte Eisenreich, 6 settembre 1915
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
Pietro, il figlio Rosa Guardino dell’industriale Vito Gerardi, nasce il 29 gennaio del 1894 a Sciacca in provincia di Girgenti, oggi Agrigento. Compiuti gli studi elementari e tecnici nella città natale, frequenta poi a Palermo l'istituto tecnico diplomandosi ragioniere. A vent'anni si arruola, sempre a Palermo, nel plotone allievi ufficiali di complemento dell'86° reggimento di fanteria, meritando dopo un anno la nomina a sottotenente. Destinato quindi alla 12ª compagnia del 91° Basilicata, nel 1915 arriva a Torino da dove, poco tempo più tardi, dichiarata la guerra all’Austria-Ungheria, parte per il fronte.La Grande Guerra
Raggiunge il Cadore dove prende parte a diverse azioni di pattuglia e di combattimento. Il 6 settembre del 1915, alle ore 4 del mattino, viene sferrato l'attacco a Cima Frugoni ed anche il sottotenente Gerardi risale quel ripido crinale affondando nel terreno reso molle dalla pioggia. Giunti in prossimità della cresta i fanti, eredi dei “Cacciatori Lucani”, sono bersagliati dal tiro delle mitragliatrici piazzate sull’Eisenreich, la Montagna di Ferro, ma proseguono comunque scavalcando i corpi esanimi dei propri compagni e lanciandosi, in fine, all’assalto delle trincee avversarie. Quelli che intanto sono saliti verso Cima Vanscuro, pur sorretti dall’artiglieria del Col Rosson, sono costretti a retrocedere lasciando sul terreno numerose vittime.Un comandante austriaco descrive così quei tragici momenti: "Gli italiani scattano in piedi; altre ondate avanzano. Rintrona l’avanti Savoia!. Due compagnie ... balzano furiosamente all'assalto, ammassate strette. Sibilano granate a mano, lacerano, aprono brecce tra quelle torme. Presto! Presto! Non sento la minima angoscia, solo febbre di lotta! Pallottole fischiano. Come colpiti da Dio, i nemici si abbattono, capitombolano, si gettano in buche ... Dritti in piedi nelle trincee, scagliamo la morte nell'aurora. Qualunque cosa si muova è colpita. Orribile assassinare così; tanto più orribile in quanto non un grido di dolore si ode, e gli assalitori si abbattono muti ... Alla mia sinistra i Landesschützen scavalcano il muretto delle trincee e urlando 'urrà' piombano sugli italiani scagliando bombe, infilzandoli colle baionette, catturandone... Il nemico è annientato."
La battaglia è atroce e penosa, e tra quelli che cadono quel giorno c’è anche il sottotenente Pietro Gerardi. "Se io non dovessi più ritornare in mezzo a voi – aveva scritto qualche giorno prima a sua madre - ti sia di conforto il pensiero che anch'io, come ogni altro figlio d'Italia, ho fatto il mio dovere ed ho contribuito colla mia modesta opera a far sì che la nostra Patria diventi più libera e grande". Il suo capitano, comunicando alla famiglia la tragica notizia sua della morte, descriverà l’accaduto: "[...] la mia compagnia, dopo una faticosissima marcia notturna, si era appostata proprio sotto i reticolati di una posizione nemica, pronta a dare l'assalto alle trincee non appena i reticolati fossero stati tagliati. Ciò avvenuto, col 1° e 3° plotone della compagnia ai miei ordini, irrompemmo immediatamente all'assalto, riuscendo a cacciare il nemico ed impossessarci di un tratto di trincea. Il di lei figlio Pietro comandava il 4° plotone della compagnia, che era in seconda linea, di rincalzo alla prima. Non appena vide che io era nelle posizioni nemiche, anch'egli si precipitò col suo plotone all'assalto, mirando sulle trincee alla mia sinistra. Fu in questo primo istante che venne colpito da una pallottola di fucile alla gamba destra. Cadde, ma si rialzò subito, ed, incoraggiando i suoi soldati con ammirabile sangue freddo, continuò l'assalto riuscendo ad occupare anch'egli le trincee. Ma, appena giuntovi, mentre badava a rinforzare la posizione coi suoi soldati, venne colpito una seconda volta alla spalla destra, e, poscia, ancora in pieno petto, rimanendo ucciso. Questa è la morte ch'Egli fece, povero giovane, ed io ed i suoi colleghi della compagnia lo ammirammo e siamo orgogliosi e fieri di averlo avuto compagno ed amico. Egli era amato e stimato immensamente anche dai suoi bravi soldati, e da essi ebbe, sul posto stesso, ove cadde, la modesta ma onorata sepoltura".
Sciacca dedicherà al suo nome una via cittadina ed un circolo ricreativo.
Trincee AU sull'Eisenreich
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