Lobetti Bodoni Adriano
Sottotenente
3ª / I / 92° Brigata Basilicata
Nato il 5 marzo 1893 a Saluzzo (CN)
Morto sul Monte Rotheck il 4 agosto 1915
Decorazioni
Medaglia d'Argento
Occupava per primo una trincea nemica dopo avere egli stesso aperto un varco nel reticolati. Ferito
una prima volta restò sulla linea di fuoco incitando i dipendenti alla lotta finché venne
mortalmente ferito al petto ed al capo.
Monte Rotheck, 4 agosto 1915
Note biografiche
Si riportano nel seguito le sue lettere alla famiglia.
"Longarone, 20 maggio 1915
Carissima Maman, pel momento siamo a Longarone (Cadore). Ormai la guerra è sicura e decisa ed i
figli d'Italia attendono con ansia trepidante il momento nel quale risuonerà bello e forte il
grido di guerra di Roma. Quassù, tra una popolazione che odia il tedesco e che attende fiduciosa
il momento della vendetta, siamo pronti a tutto e siamo orgogliosi d'esserci spogliati d'ogni
debolezza umana; ci sentiamo nobili e forti, ci sentiamo tutti fratelli, abbiamo fiducia in noi
stessi e negli altri. Tutto il giorno attendiamo che il rombo del cannone ci annunci che l'ora
bella e tremenda è suonata, suonata per la gloria d'Italia, per la scara vendetta del sangue
versato dai nostri nonni, per il giusto castigo della ... razza tedesca. State tranquilli e
cercate di attendere con la maggiore serenità possibile che il destino si compia. Qualunque
sia la mia sorte l'accetterò contento, sempre vi ricorderò con affetto e riconoscenza. Voi pure,
o nella gioia o nel dolore, ricordatevi sempre di me; non dimenticatemi! Vi abbraccio tutti di un
abbraccio affettuoso, lungo, indimenticabile."
"Dal fronte, 10 giugno 1915
Carissima Maman, ho ricevuto una tua lettera ed una di Papà assieme; poco dopo mi è giunto
il telegramma di Papà. Mi rincresce assai che siate in tanta ansia per me, ma la colpa è del
servizio postale. Vi ho scritto due lettere; chissà dove sono andate a finire! Ti scrivo dalla
rispettabile altezza di 2000 metri, dove sono solo col mio plotone alla difesa di una forcella.
Sto aspettando con ansia indescrivibile il nemico, ma esso purtroppo non compare. Comincio a
disperarmi pensando che tutto il mio lavoro di fortificazione e tutto il mio ragionamento
tattico stanno per andare perduti. Pazienza! Abbiamo un freddo cane; di notte, sotto la tenda,
si provano delle delizie mai provate. Stiamo sopportando fatiche e disagi quali non credevo che
la natura umana potesse sopportare. La pioggia poi è venuta anche lei a metterci il suo
zampino. Per fortuna i nostri soldati sono forti, buoni e valorosi; non cedono se non quando
sono completamente sfiniti. Credimi: sono ammirevoli! Il morale è elevatissimo, la salute
abbastanza buona. Il canto della vittoria dei nostri fratelli che sono a pochi chilometri
da Trieste ci sprona a grandi cose. La nostra avanzata in montagna, tra forti poderosi ed
agguati continui, è difficilissima e assai lunga. Ciò non ostante avanzeremo, ci batteremo
in modo che dalal tomba gli Eori del '48 e del '66 ci riconoscano per figli della forte
Italia per la quale essi si sono così sublimamente sacrificati. Se ritorneremo saremo ricompensati
dei nostri sforzi; se soccomberemo, soccomberemo sereni col nome d'Italia bella sulle
labbra e coll'effigie dei nostri cari negli occhi. Vedo con gioia intensa che sei pronta
ad ogni sacrifizio; se dovrai sacrificarti sii forte, molto forte; le Madri Italiane non devono
in questo momento essere inferiori alle donne di Sparta antica. Grazie del vostro grande
affetto, un abbraccio lungo, lungo a tutti."
"Dal fronte, 28 giugno 1915
Carissima Maman, ho ricevuta la tua fotografia e ti ringrazio di tutto cuore per il gentile pensiero
avuto: questa fotografia è molto meglio riuscita dell'altra, i tuoi occhi, in questa, sono
dolorosi ma non disperati come lo sono in quell'altra. Essa è giunta in un momento assi doloroso
e mi è di gran conforto. Sono triste, molto, molto triste e la pioggia monotona ed insistente
non conferisce certamente a sollevarmi il morale. Credimi: in guerra gli amici diventano fratelli
e la loro morte è terribile, straziante. Un mio compagno è caduto! Era nel pieno vigore della
gioventù, era buono e bravo; è caduto e purtroppo non si rialzerà più. Povera madre! Le voglio
scrivere e giurarle di vendicare la morte del suo caro. Gli Austriaci mietono gli Ufficiali con
una precisione matematica impressionante; oggi è toccato a lui, domani toccherà a noi. La guerra
è una scuola di forza morale e di dolore terribile; beato chi ritorna fra i suoi purificato
e rinvigorito da questa scuola; gloria eterna e pace agli eroi che soccombono. Tu mi scrivi
che non ti senti della tempra delle donne di Sparta antica; veramente, il pretendere tanta forza
d'animo da una donna moderna è una pretesa esagerata; cerca tuttavia di imitarle. Anche noi non
eravamo della tempra fisica e morale degli Eroi del Risorgimento, eppure non saremo ad essi
secondi, e se soccomberemo sono certo che essi ci accoglieranno come loro degni figli. Ieri eravamo
gaudenti, imbelli, timidi, titubanti; avevamo della morte un sacro orrore; oggi siamo forti,
sicuri ed impavidi, consideriamo la morte come una fatalità che quando giunge, va accolta
serenamente col nome d'Italia, di Savoia e di Mamma sulle labbra. Vorrei parlarti una volta sola,
abbracciarti una volta ancora e l'idea di tanta impotenza, l'idea di non poterlo forse fare mai
più mi rattrista enormemente. Questo ti posso dire con certezza, visto che la dolorosa
esperienza me lo insegna; l'uomo che muore sul campo di battaglia, spegnendosi invoca sempre la
Mamma e questa parola sembra gli lenisca gli spasimi più atroci. Se il destino mi impone di
soccombere io pure pronuncierò con immenso affetto questo nome sacro: e quella parola dirà tutto:
dirà tutto quello che ti avrei voluto dire a viva voce; di più ti dirà che mi sono spento serenamente
accettando la mia sorte, conscio della bellezza della mia morte ed orgoglioso di essa; ti dirà
che un giorno ci rivedremo e che quel giorno ci ricompenserà di tutti i nostri dolori; ti dirà
di non abbatterti e di pensare che hai un figlio adolescente che in questo momento ha ancora
tanto bisogno di sua Madre, e che sarebbe meno bello il trascurare un'anima giovane, che deve
plasmarsi su quella materna per incedere francamente nella vita, pensando ad uno scomparso che,
dopo il breve viaggio di una vita, è già arrivato in porto. Dì a Punto (Aldo) che l'ho sempre
molto amato e che mi ricordo tenerissimamente di lui; dì a mio Padre che l'ho venerato e che
penso sempre a lui con immenso affetto. Scusami se t'ho scritto una lettere molto triste; sarà
la prima e l'ultima; la morte di un amico mi ha fatto pensare che era meglio ti scrivessi quanto
pensavo da tanto tempo. Chi ha tempo non aspetti tempo! Un abbraccio di cuore a tutti."
"Dal fronte, 28 giugno 1915
Carissime zie Irene ed Oba, vi ringrazio sentitamente dei vostri auguri; possa Iddio, più per mia
Madre che per me, fare che essi si avverino! Vi scrivo ora chiedendovi un favore che certamente
mi prometterete di adempiere. La nostra guerra è pienamente vittoriosa, le nostre perdite, però,
sono rilevanti per la truppa, gravi per gli Ufficiali; persone care mi hanno già preceduto sulla
via della tomba. Ora non bisogna farsi delle illusioni: è più facile trovar la morte che ritornare
alle proprie case. Ho da tempo un presentimento: quello di non ritornare; probabilmente tra breve
sarà realtà. La mia vita presente è serena, un pensiero solo, costante, implacabile, la tormenta:
se devo soccombere, come sopporterà Maman questa nuova terribile prova? Già logorata da tanti
dolori, come reggerà a questo nuovo colpo atroce? Lo strazio delle nostre carni è un nulla in
confronto allo strazio orrendo di una Madre che viene ad apprendere che le è stato ucciso il figlio
e che le sarà per sempre vietato di piangere sulle spoglie della sua creatura; le nostre tombe per
lo più sono umili ed ignote! E' a voi, al vostro cuore di donne e sorelle, che io mi rivolgo pregandovi
di far di tutto per lenire gli spasimi di quella povera donna; mio Padre nel dolore non avrà
forse la forza di sorreggerla sufficientemente! Se qualcosa di brutto ha da accadere non pensate
allo scomparso che ormai ha trovato la pace, ma pensate a quelli che restano in questa lunga valle
di lacrime e che hanno il dovere di percorrerla fortemente onde essere di guida e di appoggio
all'infanzia che cresce. Punto (Aldo) in questo momento ha bisogno della Mamma come del sole;
per lui e per me in caso di sventura siatele di forte appoggio! A voi e a tutte le persone di cuore
affido questo compito assai difficile. Scriverò pure ad Anna Maria; è su voi tutte, che circondate
Maman e l'amate, ch'io poggio le mie speranze: fate in modo ch'io non mi illuda!
Perdonatemi per questa triste missiva; essa era necessaria. Presto vi scriverò più allegramente.
Un abbraccio di cuore."
"Dal fronte, 7 luglio 1915
il mio nuovo indirizzo è: 3ª compagnia e non più 8ª; ricordatene, altrimenti le tue lettere non
giungeranno a destinazione. Vado a raggiungere, per colmare qualche vuoto verificatosi nei quadri,
il I battaglione che sta combattendo in prima linea. Tu certamente non sarai troppo contenta;
io invece sono allegro pur sapendo che dove vado non c'è troppo da scherzare. Il comandante del
mio ex-battaglione mi ha salutato dicendomi: - spero di sentir presto parlare di lei -. Speriamo!
Ho viaggiato con tutti i mezzi di locomozione possibili ed immaginabili e finalmente sto per
giungere a destinazione. Chi non vive tra l'orrore del sangue e tra la distruzione di una
fiorente gioventù, non pensa spesso che questa gioventù soffre e muore anche pel suo placido riposo!
Mi sono comperato un formidabile paio di scarpe da montagna che basta da solo a metter paura
ad un battaglione di Austriaci; [...] Siamo a 2500 metri! Tra la neve, i sassi, la nebbia e la
pioggia continua. La vita qui è dolorosa e selvaggia, ma tutto scompare quando si è giurato di
vincere o morire. Si vedono e si fanno delle cose che non si sarebbe mai pensato di potere e
saper fare. Io ti posso giurare questo: non mi riconosco più! Per fortuna il mio fisico forte e
resistente mi sostiene a meraviglia; soffor, ma confesso con piacere che la salute pel momento
è buona, ottima. La nostra artiglieria è meravigliosa; tutte le armi e specialità ottime. Il mio
battaglione, pur essendo in prima linea, non è ancora stato seriamente impegnato; è quasi in
riserva. Seguo e quindi faccio la guerra sportivamente. Al mattino prendo un binocolo, mi trasformo
in Ufficiale d'artiglieria e mi vado a mettere nei posti d'osservazione dominanti le batterie più
seriamente impegnate. Stamane, profondamente emozionato da uan lotta superba e meravigliosa, mi sono
per un momento dimenticato di essere alla guerra e mi sono distrattamente alzato in piedi per meglio
osservare. L'avessi mai fatto! CRAC! M'avevano inviato una granata. Ho capito che non sarebbe stata
la sola, e mi sono raggomitolato dietro un sasso facendomi piccolo piccolo. Con profonda emozione
me ne sono sentite arrivare altre due. Passato il pericolo, ho respirato a pieni polmoni ed ho iniziata
una classica ritirata a quattro zampe!
A tavola, più tardi, abbiamo riso di gusto; ciò hce ti può dimostrare che il buon umore non
manca e che il morale è sempre elavato, anche quando per necessità superiori si volge il posteriore
al nemico e si ritorna ai propri appartamenti con un sistema di locomozione non dei più comuni. Si
vince e si avanza lentissimamente, ma irresistibilmente. Un abbraccio di cuore a tutti."
"Dal fronte, 10 luglio 1915
Carissimo Aldo, ti scrivo con un nome col quale non sei avvezzo ad essere chiamato, ma che so procurarti
immenso piacere. Ti ricordi qualche volta di Jano? Jano pensa spesso a te e, tra tante sofferenze e tanti
orrori, ringrazia in Cielo per la tua giovanissima età. Fatti uomo serio e studioso: sii di prezioso
conforto a tuo Padre e a tua Madre, che ne hanno tanto bisogno. Prega; la preghiera dei bimbi è cara a Dio;
prega tanto, pei morti e pei vivi! Un bacio lungo lungo dal tuo Jano"
"Dal fronte, 31 luglio 1915
Carissimo Papà, ho finalmente ricevuto le tue ultime lettere e, con esse, quella del 3 luglio che ho
tanto aspettata. Ora sono perfettamente tranquillo e ve ne sono infinitamente grato. Sono contentissimo
della vostra fiducia, ma purtroppo non posso condividerla; le perdite tra gli Ufficiali sono
semplicemente allarmanti e non permettono di pensare ad un avvenire. Ti assicuro, però, che non ho
bisogno di conforto; sono giovane ed amo la vita, ma so anche disprezzarla quando ne sia il caso.
Oramai la morte è per noi un fatto comune che non ci spaventa e non ci preoccupa; siamo sempre allegri,
e di essere allegri ci facciamo un sacrosanto dovere, visto che il nostro domani è tanto incerto. Sono
perfettamente pronto a lasciare la vita per il mmio paese adorato, lieto se il nostro nome sarà reso
più grande dal mio umile contributo, dal sacrificio del mio sangue e della mia vita! Due cose mi stavano
e mi stanno a cuore: la vostra benedizione e la vostra forza d'animo: ho ricevuto la prima con immensa
gioia, ma non sono così sicuro della seconda. E bisogna che per la mia tranquillità anche questa sicurezza
io abbia: - sperate pure nella buona fortuna, ma non fatevi soverchie illusioni, ché, illudendovi
potete prepararvi un disinganno atroce. Sperate, ma nello stesso guardatevi intorno; vedrete molti
padri e molte madri lagrimanti ma fieri della morte del loro caro o dei loro cari; pensate che voi
pure potrete trovarvi nelle loro condizioni e fatevi forti; io confido soprattutto in te che lo
sei tanto e nell'influenza che puoi avere su Maman meno disposta per natura a questo sacrifizio!
Le terre che conquistiamo con mille dolori, con sacrifizi enormi ed a prezzo di tanto sangue,
saranno un giorno nostre e vedrete come sono superbamente belle e come per esse sia stato anche
dolce il morire. Se vivrò, le visiteremo assieme e quella sarà per me una gioia così intensa da
compensarmi ampiamente di tutto; - se io non esisterò più e voi verrete, sentirò la vostra presenza
e la vostra carezza, e vicino a me in infinite altre tombe fremeranno mille ossa, che sentiranno di
dormire in casa loro, sotto lo sguardo dei loro cari, difese dall'odiato nemico da una generazione
novella, che dal nostro sacrifizio avrà imparato ad essere forte e pronta, sempre ed ovunque, alla
difesa dei proprii diritti, dei proprii vivi e dei proprii morti! Ora, alt nelle malinconie e
passiamo ad altro. Purtroppo, non potete venire a trovarmi senza correre soverchi pericoli ed
esporre me a giorni di dolore pel nuovo distacco; fate quindi il favore di rinunciare a questo
progetto. Ricordatevi che se in certi momenti il rivedere i nostri cari è una gioia inesprimibile,
il nuovo distacco dà luogo assai più facilmente ad una profonda depressione che non a novella
energia; non sono il solo qui a fare questo doloroso ragionamento. Mi chiedi della mia salute e
dei miei bisogni; la salute è buona, perché mi avete data e fatta una pelle più dura e più resistente
di quella d'un somaro. In quanto ai bisogni, non ne parlo perché sarebbero troppi e quand'anche
vi riuscisse di provvedermi delle cose deisderate, non saprei dove metterle. Scusatemi se certe
volte non vi rispondo con la dovuta celerità, ma spesso, ultimato il nostro compito, si è
sfiniti e si cade a terra fulminati da un sonno assassino col quale non si viene a patti.
Un bacio di cuore a te, a Maman ed a Punto."
Alla memoria del sottotenente Lobetti Bodoni è dedicato l'intero Cimitero Militare Monumentale di
Santo Stefano di Cadore.
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Nato il 5 marzo 1893 a Saluzzo (CN)
Morto sul Monte Rotheck il 4 agosto 1915
Decorazioni
Medaglia d'Argento
Occupava per primo una trincea nemica dopo avere egli stesso aperto un varco nel reticolati. Ferito una prima volta restò sulla linea di fuoco incitando i dipendenti alla lotta finché venne mortalmente ferito al petto ed al capo.Monte Rotheck, 4 agosto 1915
Note biografiche
Si riportano nel seguito le sue lettere alla famiglia.
"Longarone, 20 maggio 1915
Carissima Maman, pel momento siamo a Longarone (Cadore). Ormai la guerra è sicura e decisa ed i
figli d'Italia attendono con ansia trepidante il momento nel quale risuonerà bello e forte il
grido di guerra di Roma. Quassù, tra una popolazione che odia il tedesco e che attende fiduciosa
il momento della vendetta, siamo pronti a tutto e siamo orgogliosi d'esserci spogliati d'ogni
debolezza umana; ci sentiamo nobili e forti, ci sentiamo tutti fratelli, abbiamo fiducia in noi
stessi e negli altri. Tutto il giorno attendiamo che il rombo del cannone ci annunci che l'ora
bella e tremenda è suonata, suonata per la gloria d'Italia, per la scara vendetta del sangue
versato dai nostri nonni, per il giusto castigo della ... razza tedesca. State tranquilli e
cercate di attendere con la maggiore serenità possibile che il destino si compia. Qualunque
sia la mia sorte l'accetterò contento, sempre vi ricorderò con affetto e riconoscenza. Voi pure,
o nella gioia o nel dolore, ricordatevi sempre di me; non dimenticatemi! Vi abbraccio tutti di un
abbraccio affettuoso, lungo, indimenticabile."
"Dal fronte, 10 giugno 1915
Carissima Maman, ho ricevuto una tua lettera ed una di Papà assieme; poco dopo mi è giunto
il telegramma di Papà. Mi rincresce assai che siate in tanta ansia per me, ma la colpa è del
servizio postale. Vi ho scritto due lettere; chissà dove sono andate a finire! Ti scrivo dalla
rispettabile altezza di 2000 metri, dove sono solo col mio plotone alla difesa di una forcella.
Sto aspettando con ansia indescrivibile il nemico, ma esso purtroppo non compare. Comincio a
disperarmi pensando che tutto il mio lavoro di fortificazione e tutto il mio ragionamento
tattico stanno per andare perduti. Pazienza! Abbiamo un freddo cane; di notte, sotto la tenda,
si provano delle delizie mai provate. Stiamo sopportando fatiche e disagi quali non credevo che
la natura umana potesse sopportare. La pioggia poi è venuta anche lei a metterci il suo
zampino. Per fortuna i nostri soldati sono forti, buoni e valorosi; non cedono se non quando
sono completamente sfiniti. Credimi: sono ammirevoli! Il morale è elevatissimo, la salute
abbastanza buona. Il canto della vittoria dei nostri fratelli che sono a pochi chilometri
da Trieste ci sprona a grandi cose. La nostra avanzata in montagna, tra forti poderosi ed
agguati continui, è difficilissima e assai lunga. Ciò non ostante avanzeremo, ci batteremo
in modo che dalal tomba gli Eori del '48 e del '66 ci riconoscano per figli della forte
Italia per la quale essi si sono così sublimamente sacrificati. Se ritorneremo saremo ricompensati
dei nostri sforzi; se soccomberemo, soccomberemo sereni col nome d'Italia bella sulle
labbra e coll'effigie dei nostri cari negli occhi. Vedo con gioia intensa che sei pronta
ad ogni sacrifizio; se dovrai sacrificarti sii forte, molto forte; le Madri Italiane non devono
in questo momento essere inferiori alle donne di Sparta antica. Grazie del vostro grande
affetto, un abbraccio lungo, lungo a tutti."
"Dal fronte, 28 giugno 1915
Carissima Maman, ho ricevuta la tua fotografia e ti ringrazio di tutto cuore per il gentile pensiero
avuto: questa fotografia è molto meglio riuscita dell'altra, i tuoi occhi, in questa, sono
dolorosi ma non disperati come lo sono in quell'altra. Essa è giunta in un momento assi doloroso
e mi è di gran conforto. Sono triste, molto, molto triste e la pioggia monotona ed insistente
non conferisce certamente a sollevarmi il morale. Credimi: in guerra gli amici diventano fratelli
e la loro morte è terribile, straziante. Un mio compagno è caduto! Era nel pieno vigore della
gioventù, era buono e bravo; è caduto e purtroppo non si rialzerà più. Povera madre! Le voglio
scrivere e giurarle di vendicare la morte del suo caro. Gli Austriaci mietono gli Ufficiali con
una precisione matematica impressionante; oggi è toccato a lui, domani toccherà a noi. La guerra
è una scuola di forza morale e di dolore terribile; beato chi ritorna fra i suoi purificato
e rinvigorito da questa scuola; gloria eterna e pace agli eroi che soccombono. Tu mi scrivi
che non ti senti della tempra delle donne di Sparta antica; veramente, il pretendere tanta forza
d'animo da una donna moderna è una pretesa esagerata; cerca tuttavia di imitarle. Anche noi non
eravamo della tempra fisica e morale degli Eroi del Risorgimento, eppure non saremo ad essi
secondi, e se soccomberemo sono certo che essi ci accoglieranno come loro degni figli. Ieri eravamo
gaudenti, imbelli, timidi, titubanti; avevamo della morte un sacro orrore; oggi siamo forti,
sicuri ed impavidi, consideriamo la morte come una fatalità che quando giunge, va accolta
serenamente col nome d'Italia, di Savoia e di Mamma sulle labbra. Vorrei parlarti una volta sola,
abbracciarti una volta ancora e l'idea di tanta impotenza, l'idea di non poterlo forse fare mai
più mi rattrista enormemente. Questo ti posso dire con certezza, visto che la dolorosa
esperienza me lo insegna; l'uomo che muore sul campo di battaglia, spegnendosi invoca sempre la
Mamma e questa parola sembra gli lenisca gli spasimi più atroci. Se il destino mi impone di
soccombere io pure pronuncierò con immenso affetto questo nome sacro: e quella parola dirà tutto:
dirà tutto quello che ti avrei voluto dire a viva voce; di più ti dirà che mi sono spento serenamente
accettando la mia sorte, conscio della bellezza della mia morte ed orgoglioso di essa; ti dirà
che un giorno ci rivedremo e che quel giorno ci ricompenserà di tutti i nostri dolori; ti dirà
di non abbatterti e di pensare che hai un figlio adolescente che in questo momento ha ancora
tanto bisogno di sua Madre, e che sarebbe meno bello il trascurare un'anima giovane, che deve
plasmarsi su quella materna per incedere francamente nella vita, pensando ad uno scomparso che,
dopo il breve viaggio di una vita, è già arrivato in porto. Dì a Punto (Aldo) che l'ho sempre
molto amato e che mi ricordo tenerissimamente di lui; dì a mio Padre che l'ho venerato e che
penso sempre a lui con immenso affetto. Scusami se t'ho scritto una lettere molto triste; sarà
la prima e l'ultima; la morte di un amico mi ha fatto pensare che era meglio ti scrivessi quanto
pensavo da tanto tempo. Chi ha tempo non aspetti tempo! Un abbraccio di cuore a tutti."
"Dal fronte, 28 giugno 1915
Carissime zie Irene ed Oba, vi ringrazio sentitamente dei vostri auguri; possa Iddio, più per mia
Madre che per me, fare che essi si avverino! Vi scrivo ora chiedendovi un favore che certamente
mi prometterete di adempiere. La nostra guerra è pienamente vittoriosa, le nostre perdite, però,
sono rilevanti per la truppa, gravi per gli Ufficiali; persone care mi hanno già preceduto sulla
via della tomba. Ora non bisogna farsi delle illusioni: è più facile trovar la morte che ritornare
alle proprie case. Ho da tempo un presentimento: quello di non ritornare; probabilmente tra breve
sarà realtà. La mia vita presente è serena, un pensiero solo, costante, implacabile, la tormenta:
se devo soccombere, come sopporterà Maman questa nuova terribile prova? Già logorata da tanti
dolori, come reggerà a questo nuovo colpo atroce? Lo strazio delle nostre carni è un nulla in
confronto allo strazio orrendo di una Madre che viene ad apprendere che le è stato ucciso il figlio
e che le sarà per sempre vietato di piangere sulle spoglie della sua creatura; le nostre tombe per
lo più sono umili ed ignote! E' a voi, al vostro cuore di donne e sorelle, che io mi rivolgo pregandovi
di far di tutto per lenire gli spasimi di quella povera donna; mio Padre nel dolore non avrà
forse la forza di sorreggerla sufficientemente! Se qualcosa di brutto ha da accadere non pensate
allo scomparso che ormai ha trovato la pace, ma pensate a quelli che restano in questa lunga valle
di lacrime e che hanno il dovere di percorrerla fortemente onde essere di guida e di appoggio
all'infanzia che cresce. Punto (Aldo) in questo momento ha bisogno della Mamma come del sole;
per lui e per me in caso di sventura siatele di forte appoggio! A voi e a tutte le persone di cuore
affido questo compito assai difficile. Scriverò pure ad Anna Maria; è su voi tutte, che circondate
Maman e l'amate, ch'io poggio le mie speranze: fate in modo ch'io non mi illuda!
Perdonatemi per questa triste missiva; essa era necessaria. Presto vi scriverò più allegramente.
Un abbraccio di cuore."
"Dal fronte, 7 luglio 1915
il mio nuovo indirizzo è: 3ª compagnia e non più 8ª; ricordatene, altrimenti le tue lettere non
giungeranno a destinazione. Vado a raggiungere, per colmare qualche vuoto verificatosi nei quadri,
il I battaglione che sta combattendo in prima linea. Tu certamente non sarai troppo contenta;
io invece sono allegro pur sapendo che dove vado non c'è troppo da scherzare. Il comandante del
mio ex-battaglione mi ha salutato dicendomi: - spero di sentir presto parlare di lei -. Speriamo!
Ho viaggiato con tutti i mezzi di locomozione possibili ed immaginabili e finalmente sto per
giungere a destinazione. Chi non vive tra l'orrore del sangue e tra la distruzione di una
fiorente gioventù, non pensa spesso che questa gioventù soffre e muore anche pel suo placido riposo!
Mi sono comperato un formidabile paio di scarpe da montagna che basta da solo a metter paura
ad un battaglione di Austriaci; [...] Siamo a 2500 metri! Tra la neve, i sassi, la nebbia e la
pioggia continua. La vita qui è dolorosa e selvaggia, ma tutto scompare quando si è giurato di
vincere o morire. Si vedono e si fanno delle cose che non si sarebbe mai pensato di potere e
saper fare. Io ti posso giurare questo: non mi riconosco più! Per fortuna il mio fisico forte e
resistente mi sostiene a meraviglia; soffor, ma confesso con piacere che la salute pel momento
è buona, ottima. La nostra artiglieria è meravigliosa; tutte le armi e specialità ottime. Il mio
battaglione, pur essendo in prima linea, non è ancora stato seriamente impegnato; è quasi in
riserva. Seguo e quindi faccio la guerra sportivamente. Al mattino prendo un binocolo, mi trasformo
in Ufficiale d'artiglieria e mi vado a mettere nei posti d'osservazione dominanti le batterie più
seriamente impegnate. Stamane, profondamente emozionato da uan lotta superba e meravigliosa, mi sono
per un momento dimenticato di essere alla guerra e mi sono distrattamente alzato in piedi per meglio
osservare. L'avessi mai fatto! CRAC! M'avevano inviato una granata. Ho capito che non sarebbe stata
la sola, e mi sono raggomitolato dietro un sasso facendomi piccolo piccolo. Con profonda emozione
me ne sono sentite arrivare altre due. Passato il pericolo, ho respirato a pieni polmoni ed ho iniziata
una classica ritirata a quattro zampe!
A tavola, più tardi, abbiamo riso di gusto; ciò hce ti può dimostrare che il buon umore non
manca e che il morale è sempre elavato, anche quando per necessità superiori si volge il posteriore
al nemico e si ritorna ai propri appartamenti con un sistema di locomozione non dei più comuni. Si
vince e si avanza lentissimamente, ma irresistibilmente. Un abbraccio di cuore a tutti."
"Dal fronte, 10 luglio 1915
Carissimo Aldo, ti scrivo con un nome col quale non sei avvezzo ad essere chiamato, ma che so procurarti
immenso piacere. Ti ricordi qualche volta di Jano? Jano pensa spesso a te e, tra tante sofferenze e tanti
orrori, ringrazia in Cielo per la tua giovanissima età. Fatti uomo serio e studioso: sii di prezioso
conforto a tuo Padre e a tua Madre, che ne hanno tanto bisogno. Prega; la preghiera dei bimbi è cara a Dio;
prega tanto, pei morti e pei vivi! Un bacio lungo lungo dal tuo Jano"
"Dal fronte, 31 luglio 1915
Carissimo Papà, ho finalmente ricevuto le tue ultime lettere e, con esse, quella del 3 luglio che ho
tanto aspettata. Ora sono perfettamente tranquillo e ve ne sono infinitamente grato. Sono contentissimo
della vostra fiducia, ma purtroppo non posso condividerla; le perdite tra gli Ufficiali sono
semplicemente allarmanti e non permettono di pensare ad un avvenire. Ti assicuro, però, che non ho
bisogno di conforto; sono giovane ed amo la vita, ma so anche disprezzarla quando ne sia il caso.
Oramai la morte è per noi un fatto comune che non ci spaventa e non ci preoccupa; siamo sempre allegri,
e di essere allegri ci facciamo un sacrosanto dovere, visto che il nostro domani è tanto incerto. Sono
perfettamente pronto a lasciare la vita per il mmio paese adorato, lieto se il nostro nome sarà reso
più grande dal mio umile contributo, dal sacrificio del mio sangue e della mia vita! Due cose mi stavano
e mi stanno a cuore: la vostra benedizione e la vostra forza d'animo: ho ricevuto la prima con immensa
gioia, ma non sono così sicuro della seconda. E bisogna che per la mia tranquillità anche questa sicurezza
io abbia: - sperate pure nella buona fortuna, ma non fatevi soverchie illusioni, ché, illudendovi
potete prepararvi un disinganno atroce. Sperate, ma nello stesso guardatevi intorno; vedrete molti
padri e molte madri lagrimanti ma fieri della morte del loro caro o dei loro cari; pensate che voi
pure potrete trovarvi nelle loro condizioni e fatevi forti; io confido soprattutto in te che lo
sei tanto e nell'influenza che puoi avere su Maman meno disposta per natura a questo sacrifizio!
Le terre che conquistiamo con mille dolori, con sacrifizi enormi ed a prezzo di tanto sangue,
saranno un giorno nostre e vedrete come sono superbamente belle e come per esse sia stato anche
dolce il morire. Se vivrò, le visiteremo assieme e quella sarà per me una gioia così intensa da
compensarmi ampiamente di tutto; - se io non esisterò più e voi verrete, sentirò la vostra presenza
e la vostra carezza, e vicino a me in infinite altre tombe fremeranno mille ossa, che sentiranno di
dormire in casa loro, sotto lo sguardo dei loro cari, difese dall'odiato nemico da una generazione
novella, che dal nostro sacrifizio avrà imparato ad essere forte e pronta, sempre ed ovunque, alla
difesa dei proprii diritti, dei proprii vivi e dei proprii morti! Ora, alt nelle malinconie e
passiamo ad altro. Purtroppo, non potete venire a trovarmi senza correre soverchi pericoli ed
esporre me a giorni di dolore pel nuovo distacco; fate quindi il favore di rinunciare a questo
progetto. Ricordatevi che se in certi momenti il rivedere i nostri cari è una gioia inesprimibile,
il nuovo distacco dà luogo assai più facilmente ad una profonda depressione che non a novella
energia; non sono il solo qui a fare questo doloroso ragionamento. Mi chiedi della mia salute e
dei miei bisogni; la salute è buona, perché mi avete data e fatta una pelle più dura e più resistente
di quella d'un somaro. In quanto ai bisogni, non ne parlo perché sarebbero troppi e quand'anche
vi riuscisse di provvedermi delle cose deisderate, non saprei dove metterle. Scusatemi se certe
volte non vi rispondo con la dovuta celerità, ma spesso, ultimato il nostro compito, si è
sfiniti e si cade a terra fulminati da un sonno assassino col quale non si viene a patti.
Un bacio di cuore a te, a Maman ed a Punto."
Alla memoria del sottotenente Lobetti Bodoni è dedicato l'intero Cimitero Militare Monumentale di
Santo Stefano di Cadore.