Nazione Locarni Giuseppe

Grado Capitano

Mostrina  11ª / III / 53° Brigata Umbria

Ritratto

Nato il 25 settembre 1889 a Vercelli

Morto il 22 ottobre 1915 in Val Popena

Decorazioni

Decorazione Medaglia d'Argento

Fece, sempre e fino all'ultimo, in modo nobilissimo, il proprio dovere di soldato. Esempio fulgido di valore militare, mentre si accingeva, alla testa dei suoi soldati, all'assalto di forti trinceramentinemici, nell'attraversare un tratto di terreno completamente sguarnito e battuto dal fuoco nemico, cadeva mortalmente ferito all'addome.
Val Popena, 22 ottobre 1915

Note biografiche (Archivio Franco Licini)

Prima della guerra

Giuseppe Locarni nasce in 25 settembre del 1889 a Vercelli.
Rimasto ben presto orfano di padre, cresce tra le cure di sua madre, Teresa Ardizzone, e delle zie insegnanti di scuola elementare. Conseguito il diploma di ragioniere presso l'Istituto tecnico "Camillo Cavour" di Vercelli, trova subito dopo lavoro alla Banca Popolare di Novara. Chiamato a prestare il servizio militare, frequenta la Scuola allievi ufficiali di Torino ottenendo la nomina a sottotenente di complemento classificandosi tra i primi del suo corso. Ottiene quindi l'assegnazione al 53° reggimento di fanteria potendo così tornare alla città natale.

La guerra Italo-Turca e la campagna di Albania

Nella campagna italo-turca, in Libia, la brigata Umbria contribuisce alla mobilitazione di diversi reggimenti e nell'ottobre del 1911, anche il sottotenente Locarni parte come volontario. Nei pressi di Tripoli partecipa alle azioni del 4 dicembre contro le difese turche di Ain Zara e l'anno successivo ai combattimenti dell'8 giugno e del 20 settembre a Zanzùr. Rimpatriato cinque mesi dopo, ottenuta per merito la nomina a sottotenente effettivo, viene chiamato a far parte del corpo di spedizione in Albania. Durante gli otto mesi trascorsi a Scutari, per la sua buona conoscenza delle lingue straniere, Locarni ottiene la stima del comandante inglese, il colonnello Philipp, capo del corpo di internazionale di spedizione, che lo vuole al suo sevizio.
Ritornato da Scutari nel marzo del 1914, viene comandato alla Scuola di Parma dalla quale esce primo fra i 500 ufficiali che la frequentano. Rientrato al 53° fanteria, il 1° agosto del 1914 viene posto al comando della neo costituita sezione mitragliatrici. Diventa quindi aiutante maggiore ed il 1° aprile è promosso al grado di tenente conservando la carica di aiutante maggiore; il 20 settembre, con decreto del Comando Supremo, gli giunge - quando ha solo 26 anni - la nomina a capitano.

La Grande Guerra

Allo scoppio della guerra parte con il suo reggimento verso il confine e ad Acquabona, nei pressi di Cortina d'Ampezzo, anche i suoi fanti piantano per la prima volta l'accampamento. Ai primi di giugno, per Auronzo di Cadore, il reggimento raggiunge il Passo Tre Croci e pochi giorni più tardi viene impiegato, nei ranghi della 2ª divisione, contro lo sbarramento di Son Pauses, ma le asperità del terreno ed il fuoco nemico rendono gli attacchi cruenti e infruttuosi. I fanti lasciano sul terreno un centinaio di morti ed alla fine sono costretti a ripiegare. Il combattimento prosegue con azioni di pattuglia dirette specialmente verso la Croda dell'Ancona fino al mese di luglio quando, il giorno 28, la brigata si trasferisce alla conca di Misurina.
Dopo la morte del generale Cantore, avvenuta otto giorni prima, Bertotti, il suo successore, aveva infatti disimpegnato la brigata Marche dalle posizioni di Val Popena, fino a quelle della Croda dell'Arghena e la brigata Umbria era stata chiamata a sostituirla. La direttrice di Val Popena viene ora considerata la via principale per la quale raggiungere la Val di Landro, nel tentativo di aggirare i forti sbarramenti di Son Pauses. A valle viene impiegato il 54° reggimento, sulle creste sono destinati ad agire due battaglioni del 53° che si schierano dal ciglio ovest del Monte Piana al Vallone dei Castrati, Val Rimbianco, Croda dell'Arghena; l'11ª compagnia del capitano Locarni va ad occupare Forcella Bassa.
Da quelle linee vengono fatti numerosi sforzi per sfondare le ben presidiate posizioni austriache difese, oltre che dagli ostacoli naturali, da ben guarniti grovigli di filo spinato. I ripetuti tentativi d'attacco e le ostinate controffensive si risolvono, dall'una e dall'altra parte, con inutili carneficine e la cattura di numerosi prigionieri. Per qualche tempo la situazione si stabilizza, ma nel mese di ottobre gli attacchi riprendono preceduti dall'azione delle pattuglie dei guastatori tagliafili che, esposte al fuoco dell'artiglieria e delle mitragliatrici, hanno il compito di spianare la strada agli assalitori. In una di queste imprese, esponendo prima di tutti se stesso al pericolo, anche il capitano Giuseppe Locarni si avvicina all'intrico dei reticolati. Coraggio e sangue freddo non gli mancano, ma è ben conscio delle difficoltà e del rischio che corrono lui e i suoi soldati in quell'azione che si deve svolgere allo scoperto, facendo da facile bersaglio al fuoco ravvicinato degli avversari. L'ardimento e il valore però non bastano e la fortuna quel giorno gli gira le spalle. La medaglia d'argento che gli sarà attribuita non servirà a lenire il dolore del cuore straziato di sua madre.