Mason Egidio
Soldato
55° Brigata Marche
Nato il 31 luglio 1888 a Resana (TV)
Morto il 10 giugno 1915 su Monte Piana
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
A sud di Castelfranco Veneto, alla fine dell’ottocento, Resana è un paese agricolo dove la forte
emigrazione, soprattutto verso il Sud America e l’Australia, rappresenta per molta gente l’unica
alternativa per poter affrontare le precarie condizioni della vita. Qui vive Speranza Simeoni, una
giovane contadina portata all’altare da Simeone Mason, villico pure lui. I due giovani decidono di
non cedere alle lusinghe di una vita da emigranti e, seppure con grandi sacrifici, pensano di poter
tirare avanti a casa loro coi pur modesti guadagni che può offrire la campagna. Quando Simeone ha
compiuto i trentun anni, viene al mondo un figliolo che decidono di chiamare coi nomi di Egidio e
Giuseppe. L’infanzia e la giovinezza di Egidio trascorrono serene tra casa, scuola e parrocchia e
quando lo chiamano militare, a Treviso, ci va in treno perché al suo paese c’è anche la stazione
ferroviaria ... una comodità impagabile che gli permette, ogni tanto, di tornarsene a casa, fosse
anche solo per una mezza giornata. Per la fiera di San Bortolo, il 24 agosto, chiede un permesso
speciale, perché non può di certo rinunciare all’occasione di incontrarsi con gli amici, e poi ci
sono le ragazze con le quali, se va bene, magari ci scappa anche un ballo.
La Grande Guerra
Finiti gli obblighi militari Egidio torna a casa e riprende a lavorare con suo padre fin quando
iniziano a spirare venti di guerra ed allora anche lui, come tanti suoi compagni, viene richiamato
alle armi. Torna, un po’ rassegnato, al suo vecchio reggimento, il 55° della brigata Marche, quello
con le mostrine azzurre rigate di bianco, ma anche se volentieri se ne sarebbe rimasto a casa sua,
sa che adesso è ora di fare il proprio dovere e lui non è certo uno di quelli che si tirano
indietro.
Qualche giorno prima dell'inizio delle ostilità Egidio è a Federavecchia, non distante da Misurina.
Il panorama tra le vette dolomitiche del Cristallo, del Sorapis e della Punta Nera è magnifico e
chi, come lui, lo ammira per la prima volta ne resta estasiato. Sembra perfino impossibile che
proprio in quei luoghi da favola si debba di lì a poco combattere una guerra. Per ora, comunque,
del nemico non si vede neppure l’ombra anche se, proprio la mattina del 24 maggio, dalle parti di
Misurina si son sentiti colpi di cannone. Qualche giorno più tardi una pattuglia del suo reggimento
è discesa a Cortina d’Ampezzo ed anche lì non ha trovato alcuna traccia degli austriaci che però,
si sa, sono ben appostati sulle vette di confine. Sul Monte Piana, sopra Misurina, il 7 di giugno
gli alpini del Val Piave hanno combattuto ed Egidio ha visto
passare per Federavecchia le ambulanze dirette all’ospedale di Auronzo. Si sente dire che, tra
morti e feriti, la 268ª compagnia abbia perso più di un centinaio di uomini.
La morte
I comandanti
riferiscono che di lì a poco spetterà anche alla fanteria salire lassù con l’intento di scacciare
il nemico e, si spera, avanzare poi verso la retrostante valle in territorio austriaco. Bisogna
allora impratichirsi del posto, andare in esplorazione, prendere buona nota delle difese e delle
possibili linee d’attacco, riportare le informazioni a chi deve definire tattiche e strategie.
Tocca anche ad Egidio uscire di pattuglia, ed il 10 di giugno parte col suo plotone diretto verso
la Val Rinbianco. Albeggia appena quando si avvia; il lago di Misurina, ancora mezzo ghiacciato,
è uno splendore; poi la squadra prosegue in direzione delle Tre Cime che si stagliano contro il
cielo; un altro laghetto passato il quale, deviando a sinistra, si imbocca una mulattiera che
procede fra abeti e mughi non lontano da un torrente. La pattuglia sale fin quando la vegetazione
si fa più rada lasciando il posto a ghiaioni e roccia viva. Ad un tratto, d’improvviso, degli
spari; tra il Sasso Gemello e il costone delle Forcellette gli Austriaci sferrano un attacco.
Tirano anche verso il gruppo di fanti che risale la Val Rinbianco. Chi ci riesce si getta al
riparo di un masso, carica il fucile e risponde al fuoco. Egidio viene colpito, una prima volta e
poi una seconda. Cade riverso in terra. Di lì a non molto l’incursione austriaca rientra e torna
il silenzio. In silenzio rientra anche la pattuglia, riportando a valle il corpo del povero Egidio
che, fatalmente, ha perso la vita proprio nel giorno del suo battesimo del fuoco.
Il 55° a Treviso
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Nato il 31 luglio 1888 a Resana (TV)
Morto il 10 giugno 1915 su Monte Piana
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
A sud di Castelfranco Veneto, alla fine dell’ottocento, Resana è un paese agricolo dove la forte emigrazione, soprattutto verso il Sud America e l’Australia, rappresenta per molta gente l’unica alternativa per poter affrontare le precarie condizioni della vita. Qui vive Speranza Simeoni, una giovane contadina portata all’altare da Simeone Mason, villico pure lui. I due giovani decidono di non cedere alle lusinghe di una vita da emigranti e, seppure con grandi sacrifici, pensano di poter tirare avanti a casa loro coi pur modesti guadagni che può offrire la campagna. Quando Simeone ha compiuto i trentun anni, viene al mondo un figliolo che decidono di chiamare coi nomi di Egidio e Giuseppe. L’infanzia e la giovinezza di Egidio trascorrono serene tra casa, scuola e parrocchia e quando lo chiamano militare, a Treviso, ci va in treno perché al suo paese c’è anche la stazione ferroviaria ... una comodità impagabile che gli permette, ogni tanto, di tornarsene a casa, fosse anche solo per una mezza giornata. Per la fiera di San Bortolo, il 24 agosto, chiede un permesso speciale, perché non può di certo rinunciare all’occasione di incontrarsi con gli amici, e poi ci sono le ragazze con le quali, se va bene, magari ci scappa anche un ballo.La Grande Guerra
Finiti gli obblighi militari Egidio torna a casa e riprende a lavorare con suo padre fin quando iniziano a spirare venti di guerra ed allora anche lui, come tanti suoi compagni, viene richiamato alle armi. Torna, un po’ rassegnato, al suo vecchio reggimento, il 55° della brigata Marche, quello con le mostrine azzurre rigate di bianco, ma anche se volentieri se ne sarebbe rimasto a casa sua, sa che adesso è ora di fare il proprio dovere e lui non è certo uno di quelli che si tirano indietro.Qualche giorno prima dell'inizio delle ostilità Egidio è a Federavecchia, non distante da Misurina. Il panorama tra le vette dolomitiche del Cristallo, del Sorapis e della Punta Nera è magnifico e chi, come lui, lo ammira per la prima volta ne resta estasiato. Sembra perfino impossibile che proprio in quei luoghi da favola si debba di lì a poco combattere una guerra. Per ora, comunque, del nemico non si vede neppure l’ombra anche se, proprio la mattina del 24 maggio, dalle parti di Misurina si son sentiti colpi di cannone. Qualche giorno più tardi una pattuglia del suo reggimento è discesa a Cortina d’Ampezzo ed anche lì non ha trovato alcuna traccia degli austriaci che però, si sa, sono ben appostati sulle vette di confine. Sul Monte Piana, sopra Misurina, il 7 di giugno gli alpini del Val Piave hanno combattuto ed Egidio ha visto passare per Federavecchia le ambulanze dirette all’ospedale di Auronzo. Si sente dire che, tra morti e feriti, la 268ª compagnia abbia perso più di un centinaio di uomini.
La morte
I comandanti riferiscono che di lì a poco spetterà anche alla fanteria salire lassù con l’intento di scacciare il nemico e, si spera, avanzare poi verso la retrostante valle in territorio austriaco. Bisogna allora impratichirsi del posto, andare in esplorazione, prendere buona nota delle difese e delle possibili linee d’attacco, riportare le informazioni a chi deve definire tattiche e strategie.Tocca anche ad Egidio uscire di pattuglia, ed il 10 di giugno parte col suo plotone diretto verso la Val Rinbianco. Albeggia appena quando si avvia; il lago di Misurina, ancora mezzo ghiacciato, è uno splendore; poi la squadra prosegue in direzione delle Tre Cime che si stagliano contro il cielo; un altro laghetto passato il quale, deviando a sinistra, si imbocca una mulattiera che procede fra abeti e mughi non lontano da un torrente. La pattuglia sale fin quando la vegetazione si fa più rada lasciando il posto a ghiaioni e roccia viva. Ad un tratto, d’improvviso, degli spari; tra il Sasso Gemello e il costone delle Forcellette gli Austriaci sferrano un attacco. Tirano anche verso il gruppo di fanti che risale la Val Rinbianco. Chi ci riesce si getta al riparo di un masso, carica il fucile e risponde al fuoco. Egidio viene colpito, una prima volta e poi una seconda. Cade riverso in terra. Di lì a non molto l’incursione austriaca rientra e torna il silenzio. In silenzio rientra anche la pattuglia, riportando a valle il corpo del povero Egidio che, fatalmente, ha perso la vita proprio nel giorno del suo battesimo del fuoco.
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