Masset Camillo
Sottotenente di complemento
7° Alpini, 268ª cp. battaglione Val Piave
Nato il 18 maggio 1888 a Rochemolles – Bardonecchia (TO)
Morto il 16 agosto 1917 sul Forame
Decorazioni
Medaglia d'Argento
Già distintosi in precedenti azioni per fermezza, coraggio e sprezzo del pericolo, comandante
di un posto avanzato, in località difficile, all'inizio di un bombardamento avversario, che con tiro
preciso sconvolgeva le nostre difese, volle personalmente portarsi presso le vedette per
assicurarsi della loro incolumità, per incoraggiarle e rassicurarle. Nel recarsi da un posto
ad un altro, venne colpito in pieno da granata nemica. Fulgido esempio di alto sentimento
del dovere, morì serenamente gridando alle vedette: 'Fermi, coraggio!'
Forame, 16 agosto 1917
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
Camillo Masset nasce a Rochemolles, una frazione di Bardonecchia, il 18 maggio del 1888. Suo padre
Enrico fa l’agricoltore e con la moglie, Rosa Melanto, tira su la famiglia coi magri raccolti
che gli fornisce la terra della sua valle. Camillo è il terzo figliolo, venuto al mondo dieci
anni più tardi della primogenita Emilia e sette anni dopo suo fratello Giuseppe. Camillo lo
battezzano nella chiesa di San Pietro poco distante dalla scuola elementare che, una volta divenuto
grandicello, frequenterà con buon profitto. Come le altre donne del paese, anche sua madre se la
cava bene col tombolo e sotto lo sguardo incuriosito di Camillo, incrocia velocemente i fili che
prima ha avvolto sui fuselli, dando forma un po’ alla volta a dei raffinati pizzi che, per
arrotondare gli esigui guadagni, vende poi alle signore della valle ed a quelle che vengono dalla
città che con quelle piccole opere d’arte ornano vestiti, cuffie e ventagli. Ma i soldi non bastano
mai, perché intanto è venuto al mondo un altro figliolo, Enrico, e mantenere tutti costa caro!
Camillo poi, si è messo in testa di proseguire negli studi ed i genitori, considerato il buon
profitto scolastico, pur aggiungendo sacrifici ai sacrifici, si convincono che valga la pena
d’assecondare le sue aspettative. Rosa è una donna forte che non si dà mai per vinta e si adatta a
qualunque mestiere pur di tirare avanti. Così, anche se a malincuore, appena possibile parte per
Parigi dove le hanno offerto un buon lavoro di governante con licenza di portare con sé anche sua
figlia.
Frattanto Giuseppe, Camillo ed Enrico restano a casa per dare una mano nel lavoro e proseguire
negli studi, ma alla debita età ciascuno deve sobbarcarsi anche il servizio militare. A vent’anni
tocca anche a Camillo che, come suo fratello, viene chiamato nel 3º reggimento alpini. Negli ultimi
mesi di naja lo fanno caporal maggiore, ma quello che a lui più importa è di tornare presto a casa
dove lo aspetta il suo amour. Appena rincasato non perde tempo e porta all’altare la sua
Margherita, una compaesana due anni più giovane di lui che da lì a pochi mesi mette al mondo una
bambina. La chiamano Rosa, come la nonna, ma Camillo può godersi ben poco quel tesoro perché il
12 maggio del 1915 lo richiamano alle armi per la mobilitazione generale.
La Grande Guerra
Nel marzo del 1916 lo mandano al fronte, sulle Dolomiti d’Ampezzo, ed il 30 novembre viene
provvisoriamente assunto in forza nel 24º reggimento di fanteria
Como per frequentare il corso allievi ufficiali dal quale esce,
poco più tardi, come Aspirante assegnato alla 268ª compagnia del battaglione Val Piave. Quando
raggiunge il suo reparto, gli alpini sono già alle prese coi rigori invernali, in particolare sul
Monte Cristallo dove quell’anno la neve è caduta molto abbondante. A Son Forca il 10 gennaio
Camillo scampa ad una valanga che seppellisce sette uomini della sua compagnia: in sei si sono
salvati, ma per l’alpino Emilio Monaci, un ventiduenne cadorino, i soccorsi sono arrivati troppo
tardi. Contro le intemperie c’è da lottare senza sosta, anche per provvedere ai rifornimenti in
alta quota, perché la teleferica che serve le posizioni del Cristallino si guasta di continuo ed
allora si devono organizzare faticose corvée per il trasporto dei viveri e dei materiali necessari
ai compagni che lassù, in situazione alquanto precaria, aspettano con ansia gli
approvvigionamenti.
Il primo di febbraio Camillo è nominato sottotenente di complemento ma non c’è tempo per
festeggiare, anche perché in quegli stessi giorni c’è il cambio alla guida del battaglione, col
maggiore Neri che lascia provvisoriamente il comando al capitano
Robecchi sostituito qualche giorno più tardi dal maggiore
Celoria.
È una primavera fredda e nevosa quella del 1917, specialmente sulle forcellette del Cristallo
dove, alla fine di marzo di notte la temperatura scende ancora sotto i meno dieci, e non mancano
neppure la nebbia ed il fastidioso nevischio ghiacciato che graffia la faccia. Come gli altri
reparti, anche quello del sottotenente Masset è impegnato nei turni di guardia e di pattuglia,
anche verso il Forame dove gli austriaci, dopo aver riconquistato le posizioni che avevano perdute
a settembre, si sono rinforzati piazzando nuove mitragliatrici e pezzi d’artiglieria. Azioni di
disturbo si susseguono continuamente e più di una volta Masset ed i suoi alpini si mettono in
evidenza per audacia e intraprendenza.
«... salute ottima, come spero di te ... abbraccia caldamente la mia piccina ...» scrive
Camillo alla sua Margherita il 12 di maggio, quando ancora è impegnato col suo plotone sulle rocce
del Cristallo. Successivamente, con un’altra cartolina in franchigia spedita l’11 giugno, cerca di
infonderle un po’ di spensieratezza: «Carissima, spero che la presente ti trovi in mezzo alla
cara famiglia e in buona salute. Sempre allegro, tuo marito Camillo.», ma questo sarà l’ultimo
messaggio rivolto ai suoi cari!
La morte
Il 16 agosto del 1917, all’età di 29 anni, il sottotenente Camillo Masset muore sui salti superiori
del Forame colpito da una granata austriaca. Portato a valle dai suoi alpini, è sepolto nel piccolo
cimitero allestito nei pressi del passo Tre Croci ed a guerra finita lo affiancheranno a molti altri
compagni, caduti come lui sul fronte delle Dolomiti, nel Sacrario militare di Pocol.
Gli verrà concessa una medaglia d’argento al valore, una magra consolazione per la giovane moglie e
per la bambina che di lui potrà avere solo un vago ricordo.
Il piccolo cimitero militare al Tre Croci. Di fronte alla cappelletta è evidente la colonnina
che distingue la tomba del sottotenente Masset.
La colonnina recuperata dal vecchio cimitero di guerra del Passo Tre Croci, un tempo eretta
sulla tomba di Camillo Masset. Sorge ora ad un centinaio di metri dall’albergo sul margine destro
della mulattiera che porta a Forcella Son Forca-Val Padeon. Le scritte e l’aquila che coronava il
piccolo monumento risultano molto danneggiate causa l’erosione.
La targhetta in bronzo posta ai piedi della colonnina dal Gruppo ANA di Cortina.
Camillo Masset
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Nato il 18 maggio 1888 a Rochemolles – Bardonecchia (TO)
Morto il 16 agosto 1917 sul Forame
Decorazioni
Medaglia d'Argento
Già distintosi in precedenti azioni per fermezza, coraggio e sprezzo del pericolo, comandante di un posto avanzato, in località difficile, all'inizio di un bombardamento avversario, che con tiro preciso sconvolgeva le nostre difese, volle personalmente portarsi presso le vedette per assicurarsi della loro incolumità, per incoraggiarle e rassicurarle. Nel recarsi da un posto ad un altro, venne colpito in pieno da granata nemica. Fulgido esempio di alto sentimento del dovere, morì serenamente gridando alle vedette: 'Fermi, coraggio!'Forame, 16 agosto 1917
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
Camillo Masset nasce a Rochemolles, una frazione di Bardonecchia, il 18 maggio del 1888. Suo padre Enrico fa l’agricoltore e con la moglie, Rosa Melanto, tira su la famiglia coi magri raccolti che gli fornisce la terra della sua valle. Camillo è il terzo figliolo, venuto al mondo dieci anni più tardi della primogenita Emilia e sette anni dopo suo fratello Giuseppe. Camillo lo battezzano nella chiesa di San Pietro poco distante dalla scuola elementare che, una volta divenuto grandicello, frequenterà con buon profitto. Come le altre donne del paese, anche sua madre se la cava bene col tombolo e sotto lo sguardo incuriosito di Camillo, incrocia velocemente i fili che prima ha avvolto sui fuselli, dando forma un po’ alla volta a dei raffinati pizzi che, per arrotondare gli esigui guadagni, vende poi alle signore della valle ed a quelle che vengono dalla città che con quelle piccole opere d’arte ornano vestiti, cuffie e ventagli. Ma i soldi non bastano mai, perché intanto è venuto al mondo un altro figliolo, Enrico, e mantenere tutti costa caro! Camillo poi, si è messo in testa di proseguire negli studi ed i genitori, considerato il buon profitto scolastico, pur aggiungendo sacrifici ai sacrifici, si convincono che valga la pena d’assecondare le sue aspettative. Rosa è una donna forte che non si dà mai per vinta e si adatta a qualunque mestiere pur di tirare avanti. Così, anche se a malincuore, appena possibile parte per Parigi dove le hanno offerto un buon lavoro di governante con licenza di portare con sé anche sua figlia.Frattanto Giuseppe, Camillo ed Enrico restano a casa per dare una mano nel lavoro e proseguire negli studi, ma alla debita età ciascuno deve sobbarcarsi anche il servizio militare. A vent’anni tocca anche a Camillo che, come suo fratello, viene chiamato nel 3º reggimento alpini. Negli ultimi mesi di naja lo fanno caporal maggiore, ma quello che a lui più importa è di tornare presto a casa dove lo aspetta il suo amour. Appena rincasato non perde tempo e porta all’altare la sua Margherita, una compaesana due anni più giovane di lui che da lì a pochi mesi mette al mondo una bambina. La chiamano Rosa, come la nonna, ma Camillo può godersi ben poco quel tesoro perché il 12 maggio del 1915 lo richiamano alle armi per la mobilitazione generale.
La Grande Guerra
Nel marzo del 1916 lo mandano al fronte, sulle Dolomiti d’Ampezzo, ed il 30 novembre viene provvisoriamente assunto in forza nel 24º reggimento di fanteria Como per frequentare il corso allievi ufficiali dal quale esce, poco più tardi, come Aspirante assegnato alla 268ª compagnia del battaglione Val Piave. Quando raggiunge il suo reparto, gli alpini sono già alle prese coi rigori invernali, in particolare sul Monte Cristallo dove quell’anno la neve è caduta molto abbondante. A Son Forca il 10 gennaio Camillo scampa ad una valanga che seppellisce sette uomini della sua compagnia: in sei si sono salvati, ma per l’alpino Emilio Monaci, un ventiduenne cadorino, i soccorsi sono arrivati troppo tardi. Contro le intemperie c’è da lottare senza sosta, anche per provvedere ai rifornimenti in alta quota, perché la teleferica che serve le posizioni del Cristallino si guasta di continuo ed allora si devono organizzare faticose corvée per il trasporto dei viveri e dei materiali necessari ai compagni che lassù, in situazione alquanto precaria, aspettano con ansia gli approvvigionamenti.Il primo di febbraio Camillo è nominato sottotenente di complemento ma non c’è tempo per festeggiare, anche perché in quegli stessi giorni c’è il cambio alla guida del battaglione, col maggiore Neri che lascia provvisoriamente il comando al capitano Robecchi sostituito qualche giorno più tardi dal maggiore Celoria.
È una primavera fredda e nevosa quella del 1917, specialmente sulle forcellette del Cristallo dove, alla fine di marzo di notte la temperatura scende ancora sotto i meno dieci, e non mancano neppure la nebbia ed il fastidioso nevischio ghiacciato che graffia la faccia. Come gli altri reparti, anche quello del sottotenente Masset è impegnato nei turni di guardia e di pattuglia, anche verso il Forame dove gli austriaci, dopo aver riconquistato le posizioni che avevano perdute a settembre, si sono rinforzati piazzando nuove mitragliatrici e pezzi d’artiglieria. Azioni di disturbo si susseguono continuamente e più di una volta Masset ed i suoi alpini si mettono in evidenza per audacia e intraprendenza.
«... salute ottima, come spero di te ... abbraccia caldamente la mia piccina ...» scrive Camillo alla sua Margherita il 12 di maggio, quando ancora è impegnato col suo plotone sulle rocce del Cristallo. Successivamente, con un’altra cartolina in franchigia spedita l’11 giugno, cerca di infonderle un po’ di spensieratezza: «Carissima, spero che la presente ti trovi in mezzo alla cara famiglia e in buona salute. Sempre allegro, tuo marito Camillo.», ma questo sarà l’ultimo messaggio rivolto ai suoi cari!
La morte
Il 16 agosto del 1917, all’età di 29 anni, il sottotenente Camillo Masset muore sui salti superiori del Forame colpito da una granata austriaca. Portato a valle dai suoi alpini, è sepolto nel piccolo cimitero allestito nei pressi del passo Tre Croci ed a guerra finita lo affiancheranno a molti altri compagni, caduti come lui sul fronte delle Dolomiti, nel Sacrario militare di Pocol.Gli verrà concessa una medaglia d’argento al valore, una magra consolazione per la giovane moglie e per la bambina che di lui potrà avere solo un vago ricordo.
Il piccolo cimitero militare al Tre Croci. Di fronte alla cappelletta è evidente la colonnina che distingue la tomba del sottotenente Masset.
La colonnina recuperata dal vecchio cimitero di guerra del Passo Tre Croci, un tempo eretta sulla tomba di Camillo Masset. Sorge ora ad un centinaio di metri dall’albergo sul margine destro della mulattiera che porta a Forcella Son Forca-Val Padeon. Le scritte e l’aquila che coronava il piccolo monumento risultano molto danneggiate causa l’erosione.
La targhetta in bronzo posta ai piedi della colonnina dal Gruppo ANA di Cortina.
Camillo Masset
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