Negri Guido
Capitano
55° Brigata Marche
Nato il 25 agosto 1888 a Este (PD)
Morto il 27 giugno 1916 su Monte Colombara
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Nasce il 25 agosto 1888 ad Este (PD), ultimo di 12 figli, orfano di padre a 4 anni, è cresciuto
dalla madre che cura anche la sua educazione cristiana. Già in seconda ginnasio, scrivendo un
componimento, esprime i suoi sentimenti patriottici e religiosi: "Amiamo la Patria nostra come
il nostro prossimo; facciamo che in essa trionfi il sentimento dell'amore e della fratellanza e
guai a chi in essa porterà il germe della discordia" ... e più avanti negli anni conferma il
suo pensiero rivolto, da un lato all'amor patrio e dall'altro alla fede in Dio, scrivendo: "Io
comprendo l'odio dei moderni demagoghi sociali contro la superstizione nazionale; essi hanno
strappato dal Decalogo della coscienza la carità verso Dio, la famiglia, gli uomini e con essa la
devozione per la patria, che di quei sublimi doveri si compenetra; essi non sanno la legge
dell'amore, non conoscono la vita. No, non può fiorire il fiore gentile dell'amor patrio nell'arido
deserto cui non allieta una sola speranza, cui non bacia il raggio della Fede".
Fino dagli anni della prima giovinezza, Guido aderisce alla Società della Gioventù Cattolica e più
tardi si impegna anche come relatore in diversi convegni regionali. Diventa discepolo spirituale di
padre Leopoldo Mandic, un padre francescano divenuto poi santo, che si deve preoccupare, più che di
esaltare, di moderare gli slanci ascetici del giovane Negri. La sua grande fede lo porta comunque a
prendere i voti come Terziario domenicano.
Tra il 1908 ed il 1910 Guido Negri è militare di leva a Firenze dove, tra il settembre e l'ottobre
del 1909, partecipa alla IV Settimana Sociale dei Cattolici d'Italia. Al congresso si presenta in
divisa militare asserendo che quell'abito per lui rappresenta "... la veste nuziale della Patria
... ".
Più tardi, rivolgendosi a un amico ricordando il periodo trascorso a Firenze, gli scrive: "Sentii
la Chiesa santa e la Patria diletta, unite, fuse nel solo amore dei miei vent'anni, come due
grandezze che si integrano."
Nel 1911, all'inizio della guerra italo-turca - la campagna di Libia - Guido è richiamato alle armi
e viene mandato a Treviso dove, col grado di tenente, è aggregato al 55° Fanteria della Brigata
Marche.
Congedatosi nel 1912, tra il '14 e il '15, insegna al Collegio Canova Cavanis di Possagno.
Richiamato nuovamente allo scoppio della prima guerra mondiale entra in una lunga fase di malattia.
Col grado di capitano raggiunge comunque il fronte dolomitico sul Monte Piana col 55° Fanteria da
dove, in attesa dell'attacco, scrive a sua madre: "In tali sublimi momenti ti scrivo l'ultimo mio
bacio di quaggiù. Muoio mediatamente per la Patria terrena e direttamente per la Celeste, per la
Chiesa, per il Papa ...". Nella notte fra il 15 ed il 16 giugno del 1915 partecipa quindi al suo
primo combattimento guidando un reparto del I battaglione del 55°.
Gastone Paccanaro riporta anche il seguente episodio:
Alle tre pomeridiane del venerdì 20 agosto 1915, un Tenente italiano, dopo lunga e faticosa
marcia, arrivò trafelato dal Cappellano militare del 7° Alpini, Battaglione Val Piave.
L'appuntamento era stato fissato la sera precedente.
"Spero - disse il Cappellano - che non avrà voluto rimanere digiuno fino a quest'ora...".
"Sì, sono digiuno - rispose il Tenente - ma la Santa Comunione basta da sé sola a saziare la mia
fame".
E ricevette la Santa Comunione.
All'appuntamento, nell'ora sacra della morte di Gesù, l'Ufficiale era giunto dopo aver vegliato
tutta la notte con i suoi soldati, con i quali, per tutta la mattina seguente aveva lavorato a
rafforzare le trincee e dopo aver camminato per picchi e rocce scoscese per almeno un paio d'ore.
Questo episodio, realmente accaduto, fu pubblicato su tutti i giornali cattolici d'Italia, ma fu
ripreso dalla stampa francese ed americana, sempre sotto il titolo di "Un Capitano Santo".
Il 5 settembre prende parte, sempre col I battaglione, ad un'azione verso cresta Vallorera per
attaccare le posizioni dell'Eisenreich. Dopo un giorno e una notte di cruenti scontri rientra in
linea, ma per la febbre alta che lo ha accompagnato anche in battaglia, viene ricoverato
all'ospedale di Auronzo.
Durante la convalescenza si reca a Padova per laurearsi in Lettere con una tesi su "Scienza e fede
nella poesia di Giacomo Zanella".
Il 20 maggio del 1916 viene costituita la nuova Brigata Rovigo e Guido Negri entra a farne parte al
comando della 5ª compagnia del 228° reggimento.
Solo una settimana più tardi la Brigata viene mandata in linea sull'Altopiano dei Sette Comuni ed
alle dipendenze della 4ª Divisione, si dispone presso il Bosco dei Laghetti.
Il 26 giugno, ricevuto l'ordine di espugnare le posizioni di quota 1095 (Monte Zingarella)
sull'altipiano di Asiago, sceso in val di Nos con la sua Compagnia, Guido Negri muove verso il
Monte Colombara dove, risalendo le pendici nord-orientali, il giorno dopo, il 27 giugno 1916, cade
colpito al cuore da una palla nemica. Pur non completamente ristabilitosi dalla malattia, non aveva
voluto abbandonare i commilitoni, guidandoli fin sotto i reticolati avversari.
La salma di Guido Negri venne provvisoriamente deposta nel cimitero di Val di Nos per essere poi
traslata al cimitero di Gallio. Il 3 giugno del 1917, nella piazza maggiore di Este, sua terra
madre, fra un quadrato di un migliaio di soldati ritti sull'attenti e alla presenza di tutta la
popolazione, gli viene conferita la medaglia d'argento al valor militare.
Nel giugno del 1934 la salma è trasferita dal cimitero di Gallio a quello di Este dove si tiene una
commemorazione ufficiale. Da allora la sua tomba è meta di numerose visite: Guido Negri viene
ricordato come "il Capitano santo".
Don Giuseppe Ghibaudo, che lo aveva seguito nella sua preparazione dell'esame universitario di
greco, scrive la sua biografia che viene più tardi tradotta in quattro lingue.
Durante il III congresso nazionale del Terz'Ordine Domenicano, tenutosi il 26 aprile del 1935, è
proposta la beatificazione del "Capitano santo" ma il 14 settembre il processo di beatificazione
tenutosi a Padova si conclude senza esito.
Molte sono le vie, le scuole e le associazioni intitolate al suo nome e tra queste, al tempo della
resistenza, anche una "brigata bianca" partigiana costituita nel padovano.
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Nato il 25 agosto 1888 a Este (PD)
Morto il 27 giugno 1916 su Monte Colombara
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Nasce il 25 agosto 1888 ad Este (PD), ultimo di 12 figli, orfano di padre a 4 anni, è cresciuto
dalla madre che cura anche la sua educazione cristiana. Già in seconda ginnasio, scrivendo un
componimento, esprime i suoi sentimenti patriottici e religiosi: "Amiamo la Patria nostra come
il nostro prossimo; facciamo che in essa trionfi il sentimento dell'amore e della fratellanza e
guai a chi in essa porterà il germe della discordia" ... e più avanti negli anni conferma il
suo pensiero rivolto, da un lato all'amor patrio e dall'altro alla fede in Dio, scrivendo: "Io
comprendo l'odio dei moderni demagoghi sociali contro la superstizione nazionale; essi hanno
strappato dal Decalogo della coscienza la carità verso Dio, la famiglia, gli uomini e con essa la
devozione per la patria, che di quei sublimi doveri si compenetra; essi non sanno la legge
dell'amore, non conoscono la vita. No, non può fiorire il fiore gentile dell'amor patrio nell'arido
deserto cui non allieta una sola speranza, cui non bacia il raggio della Fede".
Fino dagli anni della prima giovinezza, Guido aderisce alla Società della Gioventù Cattolica e più
tardi si impegna anche come relatore in diversi convegni regionali. Diventa discepolo spirituale di
padre Leopoldo Mandic, un padre francescano divenuto poi santo, che si deve preoccupare, più che di
esaltare, di moderare gli slanci ascetici del giovane Negri. La sua grande fede lo porta comunque a
prendere i voti come Terziario domenicano.
Tra il 1908 ed il 1910 Guido Negri è militare di leva a Firenze dove, tra il settembre e l'ottobre
del 1909, partecipa alla IV Settimana Sociale dei Cattolici d'Italia. Al congresso si presenta in
divisa militare asserendo che quell'abito per lui rappresenta "... la veste nuziale della Patria
... ".
Più tardi, rivolgendosi a un amico ricordando il periodo trascorso a Firenze, gli scrive: "Sentii
la Chiesa santa e la Patria diletta, unite, fuse nel solo amore dei miei vent'anni, come due
grandezze che si integrano."
Nel 1911, all'inizio della guerra italo-turca - la campagna di Libia - Guido è richiamato alle armi
e viene mandato a Treviso dove, col grado di tenente, è aggregato al 55° Fanteria della Brigata
Marche.
Congedatosi nel 1912, tra il '14 e il '15, insegna al Collegio Canova Cavanis di Possagno.
Richiamato nuovamente allo scoppio della prima guerra mondiale entra in una lunga fase di malattia.
Col grado di capitano raggiunge comunque il fronte dolomitico sul Monte Piana col 55° Fanteria da
dove, in attesa dell'attacco, scrive a sua madre: "In tali sublimi momenti ti scrivo l'ultimo mio
bacio di quaggiù. Muoio mediatamente per la Patria terrena e direttamente per la Celeste, per la
Chiesa, per il Papa ...". Nella notte fra il 15 ed il 16 giugno del 1915 partecipa quindi al suo
primo combattimento guidando un reparto del I battaglione del 55°.
Gastone Paccanaro riporta anche il seguente episodio:
Alle tre pomeridiane del venerdì 20 agosto 1915, un Tenente italiano, dopo lunga e faticosa
marcia, arrivò trafelato dal Cappellano militare del 7° Alpini, Battaglione Val Piave.
L'appuntamento era stato fissato la sera precedente.
"Spero - disse il Cappellano - che non avrà voluto rimanere digiuno fino a quest'ora...".
"Sì, sono digiuno - rispose il Tenente - ma la Santa Comunione basta da sé sola a saziare la mia
fame".
E ricevette la Santa Comunione.
All'appuntamento, nell'ora sacra della morte di Gesù, l'Ufficiale era giunto dopo aver vegliato
tutta la notte con i suoi soldati, con i quali, per tutta la mattina seguente aveva lavorato a
rafforzare le trincee e dopo aver camminato per picchi e rocce scoscese per almeno un paio d'ore.
Questo episodio, realmente accaduto, fu pubblicato su tutti i giornali cattolici d'Italia, ma fu
ripreso dalla stampa francese ed americana, sempre sotto il titolo di "Un Capitano Santo".
Il 5 settembre prende parte, sempre col I battaglione, ad un'azione verso cresta Vallorera per
attaccare le posizioni dell'Eisenreich. Dopo un giorno e una notte di cruenti scontri rientra in
linea, ma per la febbre alta che lo ha accompagnato anche in battaglia, viene ricoverato
all'ospedale di Auronzo.
Durante la convalescenza si reca a Padova per laurearsi in Lettere con una tesi su "Scienza e fede
nella poesia di Giacomo Zanella".
Il 20 maggio del 1916 viene costituita la nuova Brigata Rovigo e Guido Negri entra a farne parte al
comando della 5ª compagnia del 228° reggimento.
Solo una settimana più tardi la Brigata viene mandata in linea sull'Altopiano dei Sette Comuni ed
alle dipendenze della 4ª Divisione, si dispone presso il Bosco dei Laghetti.
Il 26 giugno, ricevuto l'ordine di espugnare le posizioni di quota 1095 (Monte Zingarella)
sull'altipiano di Asiago, sceso in val di Nos con la sua Compagnia, Guido Negri muove verso il
Monte Colombara dove, risalendo le pendici nord-orientali, il giorno dopo, il 27 giugno 1916, cade
colpito al cuore da una palla nemica. Pur non completamente ristabilitosi dalla malattia, non aveva
voluto abbandonare i commilitoni, guidandoli fin sotto i reticolati avversari.
La salma di Guido Negri venne provvisoriamente deposta nel cimitero di Val di Nos per essere poi
traslata al cimitero di Gallio. Il 3 giugno del 1917, nella piazza maggiore di Este, sua terra
madre, fra un quadrato di un migliaio di soldati ritti sull'attenti e alla presenza di tutta la
popolazione, gli viene conferita la medaglia d'argento al valor militare.
Nel giugno del 1934 la salma è trasferita dal cimitero di Gallio a quello di Este dove si tiene una
commemorazione ufficiale. Da allora la sua tomba è meta di numerose visite: Guido Negri viene
ricordato come "il Capitano santo".
Don Giuseppe Ghibaudo, che lo aveva seguito nella sua preparazione dell'esame universitario di
greco, scrive la sua biografia che viene più tardi tradotta in quattro lingue.
Durante il III congresso nazionale del Terz'Ordine Domenicano, tenutosi il 26 aprile del 1935, è
proposta la beatificazione del "Capitano santo" ma il 14 settembre il processo di beatificazione
tenutosi a Padova si conclude senza esito.
Molte sono le vie, le scuole e le associazioni intitolate al suo nome e tra queste, al tempo della
resistenza, anche una "brigata bianca" partigiana costituita nel padovano.