Nazione Occhialini Luigi

Grado Capitano

Mostrina  45° Brigata Reggio

Ritratto

Nato il 25 giugno 1892 a Bologna

Morto sul Monte Sief il 20 settembre 1917

Decorazioni

Decorazione Medaglia d'Argento

Comandante della prima compagnia d’attacco, preparava ottimamente il suo reparto, lo conduceva con impeto travolgente alla conquista di aspra posizione nemica tenacemente difesa, impegnava coraggiosamente la lotta col nemico contrattaccante, abbatteva in lotta corpo a corpo un ufficiale, finché cadeva colpito a morte.
Monte Sief, 20 settembre 1917

Note biografiche (Archivio Danilo Morell)

Luigi nacque a Bologna il 25 giugno 1892 da Cesare e Leonilde Zironi. Studiò e si diplomò sempre nella sua Bologna in ragioneria.
Prestò servizio militare e frequentò la scuola allievi ufficiali. Con lo scoppio della grande guerra partì per il fronte con il grado di capitano nel 119° reggimento fanteria brigata Emilia. Partirà anche il fratello Roberto quale tenente dei bombardieri mentre a casa rimarrà la sorella Rosina. Luigi sarà chiamato a combattere nella zona di Plava, sul monte Nero e sul monte Mrzli per poi spostarsi nella zona di Gorizia. Nel giugno del 1917 verrà trasferito al 45° reggimento fanteria della brigata Reggio e raggiunse il fronte del Col di Lana. Fino al settembre la Reggio si consolidò sulle posizioni raggiunte fino al giorno 20, data in cui il II° battaglione del 45° si lanciò all’assalto dell’imbocco della galleria di mina che gli austro-ungarici stavano scavando sul Sief. I fanti della Reggio riuscirono a raggiungere l’imbocco della galleria ma furono costretti a ripiegare per i furiosi contrattacchi austro-ungarici. Tra i 16 ufficiali che non rientrarono quel giorno c’era anche Luigi. Così scriverà il suo Colonnello alla famiglia: “Ricevuto l’ordine di attaccare la Cima del Monte Sief, il capitano Occhialini, comandante la prima compagnia d’assalto, la portò in breve tempo, con magnifico slancio sulle posizioni nemiche. Uomini della sua compagnia, assicurano di averlo visto cadere fulminato da pallottola nemica che lo colpì in bocca, mentre Egli, in piedi, con quell’ardire che gli dava tanto ascendente, incitava i suoi soldati. E questi che lo amavano di amore fraterno, non poterono raccogliere la salma preziosa, alle quali impediva d’avvicinarsi il rabbioso bombardamento nemico. Egli è rimasto sul campo consacrato dal suo sangue generoso e a noi non è stato dato d’offrire alla salma del giovine Eroe degna sepoltura”. Alla sua memoria gli fu concessa la medaglia d’argento al valor militare.