Pavesi Ernesto
Soldato
5ª / 53° Brigata Umbria
Nato il 17 giugno 1891 a Luino (VA)
Morto l'11 agosto 1915 su Monte Piana
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
Domizio Pavesi vive in un modesto appartamento messogli a disposizione dalla Società ferroviaria
presso la stazione di Luino, sul Lago Maggiore, non molto distante dalla frontiera con la Svizzera.
Sua moglie, Clotilde Persico, bada alla casa mentre lui s’interessa del minuto mantenimento nella
nuova rimessa delle locomotive costruita in occasione dell'apertura del traforo del Gottardo.
Domizio ha compiuto ventinove anni quando, il 17 giugno del 1891, sua moglie mette al mondo il
loro figliolo, Ernesto, che cresce nella cittadina lacuale frequentando le scuole e sperando, un
giorno, di poter lavorare in una delle piccole industrie che da quelle parti stanno proliferando.
I suoi programmi sono però scombinati dal trasferimento di suo padre che, all’inizio del nuovo
secolo, è chiamato a prendere servizio alla stazione ferroviaria di Vercelli con l’incarico di
“Guardia Sala”.
La Grande Guerra
Quando nel 1915 è ormai evidente che anche il Regno d’Italia entrerà in guerra contro l’Austria
Ungheria, Ernesto, ormai ventitreenne, si sente in dovere di offrire il proprio servizio alla
Patria e, nonostante la preoccupazione di sua madre, si presenta come volontario, nella sua città,
presso la caserma del 53° Fanteria.
In treno e poi a bordo di un autocarro raggiunge, con i suoi compagni d’arme, Venas di Cadore,
nella Valle del Boite, in occupazione avanzata a poca distanza dal confine. All’inizio delle
ostilità, il 5 giugno, risalendo la Valle del Bigontina si trasferisce col suo reggimento al
Passo Tre Croci e qualche giorno più tardi è in Val Padeon, tra i monti Cristallo e Pomagagnon,
dove, con la 5ª compagnia, rimane a disposizione del Comando. Alla metà del mese la sua compagnia
è schierata di fronte a Son Pauses ed Ernesto partecipa ad azioni esplorative che si spingono fino
alla strada di Alemanga, nei pressi del Lago Nero di Cimabanche, trovando la zona completamente
sgombra dal nemico, nonostante la presenza di reticolati attraversati da corrente elettrica che
vengono prontamente resi inoffensivi.
Chiamate a concorrere, il 14 luglio, alle operazioni d’attacco al Monte Piana, quattro compagnie
del II battaglione sono messe agli ordini del maggiore Giordana. I loro obiettivi sono i
trinceramenti austriaci del Ponte della Marogna che dovranno essere prese sul rovescio. Durante la
marcia di avvicinamento, il giorno 15, i fanti si imbattono nelle trincee poste alle pendici Nord
della Punta del Forame ed approffittando della nebbia, decidono di attaccarle di sorpresa. La
foschia si dirada e gli assalitori vengono avvistati e fatti segno di un nutrito fuoco di fucili e
mitragliatrici. Col tenente Bargiotti, anche la 5ª compagnia, quella di Ernesto, è costretta a
ritirarsi inseguita dal preciso tiro dei landesschützen. Tra morti, dispersi e feriti, il reparto
ha sacrificato otto uomini che si aggiungono agli altri 68 persi dall’intero battaglione. Radunati
in zona defilata, il giorno seguente i fanti del maggiore Giordana vengono raggiunti dal generale
Cantore di persona che dispone di rafforzare e mantenere le
posizioni acquisite. Sulle pendici Nord-Occidentali dello Zurlong, disturbati costantemente dai
bombardamenti provenienti dal Son Pauses, Ernesto e i suoi compagni si dedicano allo scavo di
trincee ed alla sistemazione dei sentieri d’accesso fin quando, il giorno 26, ricevono il cambio
da alcuni reparti del 54° reggimento della Brigata Umbria. La settimana precedente erano venuti a
sapere della morte del genarale Cantore, ucciso durante una
ricognizione nei pressi della forcella di Fontana Negra, ai piedi delle Tofane.
Ritornati al Passo Tre Croci, il 2 agosto anche i fanti della 5ª compagnia muovono verso Misurina,
apprestandosi ad operare sul Monte Piana dove, gìà dal 7 di giugno, gli alpini dei battaglioni
Pieve di Cadore e Val Piave
sopportano i ripetuti attacchi dei Landesschützen e degli Standschützen. Da principio, col II
battaglione Ernesto rimane di riserva nei pressi delle Pale di Misurina, trasferendosi il 7 di
agosto verso il Monte Piana ad occupare le trincee della Val Rimbianco. La posizione è
continuamente disturbata dai colpi d’artiglieria e dai tentativi d’assalto da parte degli
avversari, e così succede anche l’11 agosto quando, poco dopo mezzogiorno, colpi di granate e
shrapnel scoppiano fra le trincee occupate dalla 5ª compagnia causando la morte di quattro uomini,
ferendone gravemente altri due.
Una decina di giorni più tardi, il Sindaco di Vercelli riceverà una lettera da parte del Ufficio
d’amministrazione del 53° Reggimento in linea, avente ad oggetto una partecipazione di decesso
rivolta alla famiglia di Ernesto: “Con i sensi del più profondo rammarico, partecipo alla S.V.
ILL/ma che il volontario per la guerra Pavesi Ernesto [...] è morto da valoroso in un combattimento
avvenuto al fronte il giorno 11 agosto. Si prega pertanto la S.V. ILL/ma di voler comunicare con i
dovuti riguardi la luttuosa notizia alla famiglia del predetto militare, estendendole il dolore e
le sincere condoglianze del Comando scrivente".
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Nato il 17 giugno 1891 a Luino (VA)
Morto l'11 agosto 1915 su Monte Piana
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
Domizio Pavesi vive in un modesto appartamento messogli a disposizione dalla Società ferroviaria presso la stazione di Luino, sul Lago Maggiore, non molto distante dalla frontiera con la Svizzera. Sua moglie, Clotilde Persico, bada alla casa mentre lui s’interessa del minuto mantenimento nella nuova rimessa delle locomotive costruita in occasione dell'apertura del traforo del Gottardo. Domizio ha compiuto ventinove anni quando, il 17 giugno del 1891, sua moglie mette al mondo il loro figliolo, Ernesto, che cresce nella cittadina lacuale frequentando le scuole e sperando, un giorno, di poter lavorare in una delle piccole industrie che da quelle parti stanno proliferando. I suoi programmi sono però scombinati dal trasferimento di suo padre che, all’inizio del nuovo secolo, è chiamato a prendere servizio alla stazione ferroviaria di Vercelli con l’incarico di “Guardia Sala”.La Grande Guerra
Quando nel 1915 è ormai evidente che anche il Regno d’Italia entrerà in guerra contro l’Austria Ungheria, Ernesto, ormai ventitreenne, si sente in dovere di offrire il proprio servizio alla Patria e, nonostante la preoccupazione di sua madre, si presenta come volontario, nella sua città, presso la caserma del 53° Fanteria.In treno e poi a bordo di un autocarro raggiunge, con i suoi compagni d’arme, Venas di Cadore, nella Valle del Boite, in occupazione avanzata a poca distanza dal confine. All’inizio delle ostilità, il 5 giugno, risalendo la Valle del Bigontina si trasferisce col suo reggimento al Passo Tre Croci e qualche giorno più tardi è in Val Padeon, tra i monti Cristallo e Pomagagnon, dove, con la 5ª compagnia, rimane a disposizione del Comando. Alla metà del mese la sua compagnia è schierata di fronte a Son Pauses ed Ernesto partecipa ad azioni esplorative che si spingono fino alla strada di Alemanga, nei pressi del Lago Nero di Cimabanche, trovando la zona completamente sgombra dal nemico, nonostante la presenza di reticolati attraversati da corrente elettrica che vengono prontamente resi inoffensivi.
Chiamate a concorrere, il 14 luglio, alle operazioni d’attacco al Monte Piana, quattro compagnie del II battaglione sono messe agli ordini del maggiore Giordana. I loro obiettivi sono i trinceramenti austriaci del Ponte della Marogna che dovranno essere prese sul rovescio. Durante la marcia di avvicinamento, il giorno 15, i fanti si imbattono nelle trincee poste alle pendici Nord della Punta del Forame ed approffittando della nebbia, decidono di attaccarle di sorpresa. La foschia si dirada e gli assalitori vengono avvistati e fatti segno di un nutrito fuoco di fucili e mitragliatrici. Col tenente Bargiotti, anche la 5ª compagnia, quella di Ernesto, è costretta a ritirarsi inseguita dal preciso tiro dei landesschützen. Tra morti, dispersi e feriti, il reparto ha sacrificato otto uomini che si aggiungono agli altri 68 persi dall’intero battaglione. Radunati in zona defilata, il giorno seguente i fanti del maggiore Giordana vengono raggiunti dal generale Cantore di persona che dispone di rafforzare e mantenere le posizioni acquisite. Sulle pendici Nord-Occidentali dello Zurlong, disturbati costantemente dai bombardamenti provenienti dal Son Pauses, Ernesto e i suoi compagni si dedicano allo scavo di trincee ed alla sistemazione dei sentieri d’accesso fin quando, il giorno 26, ricevono il cambio da alcuni reparti del 54° reggimento della Brigata Umbria. La settimana precedente erano venuti a sapere della morte del genarale Cantore, ucciso durante una ricognizione nei pressi della forcella di Fontana Negra, ai piedi delle Tofane.
Ritornati al Passo Tre Croci, il 2 agosto anche i fanti della 5ª compagnia muovono verso Misurina, apprestandosi ad operare sul Monte Piana dove, gìà dal 7 di giugno, gli alpini dei battaglioni Pieve di Cadore e Val Piave sopportano i ripetuti attacchi dei Landesschützen e degli Standschützen. Da principio, col II battaglione Ernesto rimane di riserva nei pressi delle Pale di Misurina, trasferendosi il 7 di agosto verso il Monte Piana ad occupare le trincee della Val Rimbianco. La posizione è continuamente disturbata dai colpi d’artiglieria e dai tentativi d’assalto da parte degli avversari, e così succede anche l’11 agosto quando, poco dopo mezzogiorno, colpi di granate e shrapnel scoppiano fra le trincee occupate dalla 5ª compagnia causando la morte di quattro uomini, ferendone gravemente altri due.
Una decina di giorni più tardi, il Sindaco di Vercelli riceverà una lettera da parte del Ufficio d’amministrazione del 53° Reggimento in linea, avente ad oggetto una partecipazione di decesso rivolta alla famiglia di Ernesto: “Con i sensi del più profondo rammarico, partecipo alla S.V. ILL/ma che il volontario per la guerra Pavesi Ernesto [...] è morto da valoroso in un combattimento avvenuto al fronte il giorno 11 agosto. Si prega pertanto la S.V. ILL/ma di voler comunicare con i dovuti riguardi la luttuosa notizia alla famiglia del predetto militare, estendendole il dolore e le sincere condoglianze del Comando scrivente".
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