Nazione Riva Rocci Torquato

Grado Maggiore

Mostrina  91° Brigata Basilicata

Ritratto

Nato il 3 aprile 1867 ad Almese (TO)

Disperso il 18 luglio 1915 sul Monte Cavallino

Note biografiche (Archivio Franco Licini)

Torquato Riva Rocci nasce ad Almese, in provincia di Torino, il 3 aprile del 1867. Sua madre è Petronilla Griffa e suo padre, Pietro, è il medico condotto del paese. Il fratello maggiore, Scipione, anch'egli medico come il padre, diverrà un pioniere nella lotta contro la tubercolosi e sarà l'ideatore dello sfigmomanometro a mercurio, lo strumento per misurare la pressione arteriosa. Compiuti gli studi a Torino, Torquato entra come allievo nella scuola militare di Modena il 10 dicembre del 1883 e due anni dopo, a Pisa, viene nominato sottotenente nel 22° fanteria della Brigata "Cremona". Nel 1887 passa al 3° reggimento Alpini ed il successivo anno viene promosso tenente. Il 6 giugno del 1901 è promosso capitano passando al 1° Alpini, ma un anno più tardi, essendo mancata sua moglie, per rimanere vicino al giovane figlio, ottiene di tornare a Torino presso il 49° fanteria. Il 7 novembre del 1912 è decorato della croce di Cavaliere della Corona d'Italia.
Nominato successivamente maggiore, lascia il figlio alle cure dei famigliari ed il 12 maggio del 1915 parte per il fronte inquadrato nel 91° reggimento della Brigata "Basilicata". In una sua lettera ha modo di esprimere il proprio senso del dovere e l'attaccamento alla Patria: "... il sentimento della mia responsabilità è quello dell'esempio verso gli uomini votati al bene della Patria. Pensate anche voi a questi supremi miei doveri e soffrite serenamente se io non posso più dedicarmi tutto a voi. Sarà questo il sacrificio e il contributo vostro per la Patria! Alto il cuore dunque, alto lo spirito sulle altre miserie terrene. Se Dio ci concederà di vedere ancora la pace, saremo fieri dei nostri sacrifici, attori anche noi di un dramma imposto dai tempi in cui viviamo e dal quale ci ripromettiamo benefici grandissimi per i venturi, nella memoria dei quali vivremo oltre la tomba ..."
Giunto in Cadore, il 25 maggio gli viene affidato il comando del II battaglione col quale partecipa ai primi attacchi a Cima Palombino. Tra il 9 ed il 10 luglio si schiera, alla testa di tre compagnie, per concorrere all'occupazione di Monte Cavallino. Fallito il primo tentativo, le truppe italiane ritentano l'azione e nella notte sul 17; anche il maggiore Riva Rocci risale il versante boscoso ai piedi delle alture occupate dagli austriaci. La nebbia ed il nevischio proteggono gli attaccanti, ma nel momento in cui i fanti si accostano ai primi reticolati, la nebbia si alza e le mitragliatrici nemiche aprono il fuoco. Il combattimento prosegue cruento per tutta la giornata ma alla fine, dopo aver subito gravissime perdite, gli italiani sono costretti a rientrare. Fra quelli che mancano all'appello, quella sera, c'é anche il maggiore Torquato Riva Rocci; nessuno sa se sia morto o caduto prigioniero, ma dopo minuziose ricerche, protrattesi anche a guerra finita, il comandante del II battaglione del 91° reggimento della Brigata Basilicata è dichiarato "disperso".