Romagnoli Mario
Tenente
33° Artiglieria da Campagna
Nato il 22 marzo 1896 a Roma
Fucilato dai tedeschi il 24 settembre 1943 a Cefalonia
Decorazioni
Medaglia di Bronzo
Motivazione
LLDD
Note biografiche (Archivio Claudio Provana)
Mario Romagnoli nasce a Roma il 22 marzo 1896, 8 anni dopo suo fratello Carlo, noto pittore.
Nel 1915 si arruola volontario come allievo ufficiale di complemento e nel luglio dello stesso anno
viene promosso sottotenente nel 33° Reggimento Artiglieria da Campagna, inquadrato nella 4ª Armata,
nella zona del Col di Lana. Nel 1917 con la promozione a tenete passa al servizio permanente
effettivo e nello stesso reparto combatte sul Piave e sul Monte Grappa fino alla conclusione del
conflitto, guadagnandosi due medaglie di bronzo ed una croce al valore militare.
Nel dopoguerra presta servizio per più di tre anni al Ministero della Guerra e nel luglio 1921
consegue la laurea in giurisprudenza e viene abilitato all'esercizio della professione di
procuratore legale. Nel marzo 1923 viene trasferito quale istruttore alla scuola allievi ufficiali
di complemento di Roma.
Dal 1925 al 1926 presta servizio al 6° Reggimento Artiglieria da Campagna; promosso capitano nel
1927 viene trasferito al 15° Reggimento Artiglieria e frequenta, dal 1929 al 1932, quale allievo
del 59° corso, la Scuola di Guerra. In seguito è assegnato allo stato maggiore del comando corpo
d'armata di Roma.
Nel 1933 fa ritorno al 33° Reggimento Artiglieria fino a che, nel settembre 1934, è destinato al
comando della divisione militare del "Monte Nero"; promosso maggiore a scelta speciale nel 1935
ottiene il comando di un gruppo del 15° Reggimento Artiglieria da Campagna. Nel 1937 passa al corpo
di stato maggiore come capo sezione, viene promosso tenente colonnello nel giugno 1938 e colonnello
nel gennaio 1942.
Come da sua richiesta l'1 giugno 1942, ottiene il comando di un reggimento di artiglieria: il 33°,
il reparto in cui aveva iniziato la sua brillante carriera, all'epoca inquadrato nella divisione
"Acqui" e dislocato come forza di presidio nell'isola greca di Cefalonia. Annunciato l'armistizio
l'8 settembre 1943 e con la mancanza di disposizioni in merito dagli alti comandi delle forze
armate, a Cefalonia si creò nei giorni successivi una situazione di diffidenza nei rapporti della
"Acqui" con il presidio tedesco nell'isola, il quale dopo qualche giorno presentò una proposta di
rimpatrio delle truppe italiane dopo la consegna delle armi; questa proposta fu rifiutata
categoricamente creando un sentimento anti tedesco tra gli ufficiali della "Acqui" i quali il 15
settembre, dopo un referendum, dichiararono al comando tedesco che non avrebbero lasciato l'isola;
questo fu l'inizio di una cruenta battaglia. Dopo pochi giorni si determinò l'esito della battaglia
in favore delle truppe tedesche perché rafforzate dall'aeronautica che dominava il cielo dell'isola,
per cui il giorno 22 settembre il generale Gandin, comandante della divisione, convocò il consiglio
di guerra nel quale si decise la resa; questa fu incondizionata e per ordine di Hitler seguì una
terribile rappresaglia, ricordata come "eccidio di Cefalonia" in cui tutti i militari italiani
cominciando dagli ufficiali, vennero passati per le armi. Il massacro durò due giorni ed al termine
i pochi superstiti rimasti furono imbarcati su tre navi ed avviati all'internamento in Germania, ma
nella traversata due navi urtarono delle mine ed affondarono.
Una stima ufficiale delle perdite italiane in quei giorni non si conosce, ma si presume dai 7.000 ai
9.000 uomini.
Il colonnello Mario Romagnoli, arrestato con il generale Gandin e la maggioranza degli ufficiali,
venne fucilato nella località, tristemente conosciuta, della casetta rossa. Dei suoi ultimi momenti
di vita c'è la testimonianza del cappellano del 33° don Formato, al quale affidò l'anello e
l'orologio da consegnare alla moglie ed alla adorata figlia; poi addentata la pipa, andò verso la
morte con orgoglioso distacco.
Gli venne conferita la medaglia d'oro al valore militare alla memoria con la seguente motivazione:
"Tenace sostenitore della lotta contro i tedeschi, durante la battaglia di Cefalonia sotto
furioso spezzonamento e mitragliamento aereo, trascinava i suoi soldati ad una titanica lotta
destando l'ammirazione dei suoi superiori e gregari per le sue eccezionali doti di capacità e per
la sua audacia. Dopo disperata resistenza, travolte dalla potenza nemica tutte le batterie veniva
catturato. Affrontava la morte dinanzi il plotone di esecuzione con sprezzante e fiero contegno
meritando la gloria dei martiri. Isola di Cefalonia 8-24 settembre 1943"
Il comune di Roma intitolò una via a suo nome nella zona Balduina e la caserma del 33° Artiglieria
prese il suo nome; in tale caserma ha oggi sede il Comando dell'Aeronautica Militare di Roma.
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Nato il 22 marzo 1896 a Roma
Fucilato dai tedeschi il 24 settembre 1943 a Cefalonia
Decorazioni
Medaglia di Bronzo
MotivazioneLLDD
Note biografiche (Archivio Claudio Provana)
Mario Romagnoli nasce a Roma il 22 marzo 1896, 8 anni dopo suo fratello Carlo, noto pittore.
Nel 1915 si arruola volontario come allievo ufficiale di complemento e nel luglio dello stesso anno
viene promosso sottotenente nel 33° Reggimento Artiglieria da Campagna, inquadrato nella 4ª Armata,
nella zona del Col di Lana. Nel 1917 con la promozione a tenete passa al servizio permanente
effettivo e nello stesso reparto combatte sul Piave e sul Monte Grappa fino alla conclusione del
conflitto, guadagnandosi due medaglie di bronzo ed una croce al valore militare.
Nel dopoguerra presta servizio per più di tre anni al Ministero della Guerra e nel luglio 1921
consegue la laurea in giurisprudenza e viene abilitato all'esercizio della professione di
procuratore legale. Nel marzo 1923 viene trasferito quale istruttore alla scuola allievi ufficiali
di complemento di Roma.
Dal 1925 al 1926 presta servizio al 6° Reggimento Artiglieria da Campagna; promosso capitano nel
1927 viene trasferito al 15° Reggimento Artiglieria e frequenta, dal 1929 al 1932, quale allievo
del 59° corso, la Scuola di Guerra. In seguito è assegnato allo stato maggiore del comando corpo
d'armata di Roma.
Nel 1933 fa ritorno al 33° Reggimento Artiglieria fino a che, nel settembre 1934, è destinato al
comando della divisione militare del "Monte Nero"; promosso maggiore a scelta speciale nel 1935
ottiene il comando di un gruppo del 15° Reggimento Artiglieria da Campagna. Nel 1937 passa al corpo
di stato maggiore come capo sezione, viene promosso tenente colonnello nel giugno 1938 e colonnello
nel gennaio 1942.
Come da sua richiesta l'1 giugno 1942, ottiene il comando di un reggimento di artiglieria: il 33°,
il reparto in cui aveva iniziato la sua brillante carriera, all'epoca inquadrato nella divisione
"Acqui" e dislocato come forza di presidio nell'isola greca di Cefalonia. Annunciato l'armistizio
l'8 settembre 1943 e con la mancanza di disposizioni in merito dagli alti comandi delle forze
armate, a Cefalonia si creò nei giorni successivi una situazione di diffidenza nei rapporti della
"Acqui" con il presidio tedesco nell'isola, il quale dopo qualche giorno presentò una proposta di
rimpatrio delle truppe italiane dopo la consegna delle armi; questa proposta fu rifiutata
categoricamente creando un sentimento anti tedesco tra gli ufficiali della "Acqui" i quali il 15
settembre, dopo un referendum, dichiararono al comando tedesco che non avrebbero lasciato l'isola;
questo fu l'inizio di una cruenta battaglia. Dopo pochi giorni si determinò l'esito della battaglia
in favore delle truppe tedesche perché rafforzate dall'aeronautica che dominava il cielo dell'isola,
per cui il giorno 22 settembre il generale Gandin, comandante della divisione, convocò il consiglio
di guerra nel quale si decise la resa; questa fu incondizionata e per ordine di Hitler seguì una
terribile rappresaglia, ricordata come "eccidio di Cefalonia" in cui tutti i militari italiani
cominciando dagli ufficiali, vennero passati per le armi. Il massacro durò due giorni ed al termine
i pochi superstiti rimasti furono imbarcati su tre navi ed avviati all'internamento in Germania, ma
nella traversata due navi urtarono delle mine ed affondarono.
Una stima ufficiale delle perdite italiane in quei giorni non si conosce, ma si presume dai 7.000 ai
9.000 uomini.
Il colonnello Mario Romagnoli, arrestato con il generale Gandin e la maggioranza degli ufficiali,
venne fucilato nella località, tristemente conosciuta, della casetta rossa. Dei suoi ultimi momenti
di vita c'è la testimonianza del cappellano del 33° don Formato, al quale affidò l'anello e
l'orologio da consegnare alla moglie ed alla adorata figlia; poi addentata la pipa, andò verso la
morte con orgoglioso distacco.
Gli venne conferita la medaglia d'oro al valore militare alla memoria con la seguente motivazione:
"Tenace sostenitore della lotta contro i tedeschi, durante la battaglia di Cefalonia sotto
furioso spezzonamento e mitragliamento aereo, trascinava i suoi soldati ad una titanica lotta
destando l'ammirazione dei suoi superiori e gregari per le sue eccezionali doti di capacità e per
la sua audacia. Dopo disperata resistenza, travolte dalla potenza nemica tutte le batterie veniva
catturato. Affrontava la morte dinanzi il plotone di esecuzione con sprezzante e fiero contegno
meritando la gloria dei martiri. Isola di Cefalonia 8-24 settembre 1943"
Il comune di Roma intitolò una via a suo nome nella zona Balduina e la caserma del 33° Artiglieria
prese il suo nome; in tale caserma ha oggi sede il Comando dell'Aeronautica Militare di Roma.