Salaris Ignazio
Sottotenente
45° Brigata Reggio
Nato l'11 aprile 1892 a Bortigali (NU)
Morto il 21 maggio 1916 su Monte Sief
Decorazioni
Medaglia d'Argento
Guidò, con mirabile slancio, energia e perizia il suo plotone fin sotto i reticolati avversari.
Ferito alla spalla destra, dopo essersi fasciato alla meglio, continuò a combattere incitando i
suoi dipendenti a perseverare nella lotta ed a procedere alla distruzione dei reticolati stessi.
Lasciò il comando del plotone, soltanto quando venne l'ordine di ritirarsi.
Piccolo Lagazuoi, 22 ottobre 1915
Medaglia d'Oro
Costante, fulgido esempio di eccezionale coraggio, di calma e di prudenza, in un combattimento per
la conquista di una forte posizione nemica, gli fu affidato il comando d'un reparto scelto,
incaricato d'una difficile e pericolosa missione. Ferito una prima volta, continuò a combattere;
ferito nuovamente, non appena medicato, volle ritornare al comando del suo reparto, e, mentre
arditamente incuorava i suoi all'esecuzione dell'arduo compito, colpito da scheggia di granata
perdette eroicamente la vita.
Monte Sief, 21 maggio 1916
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Nel seguito si riporta la Lettera di don Luigi Fiorentino, Cappellano Militare del 45° Reggio alla
Signora Virginia Conti, madre del sottotenente Salaris (pubblicata sul quotidiano “La Nuova Sardegna” l’11 giugno 1916):
«Egregia Signora,
Non pianga, perché suo figlio Ignazio era buono, era un eroe. Il suo ardimento, la sua bontà,
la sua audacia, il suo eroismo furono tali, che egli ha ben meritato della Patria; egli vivrà
sempre, esempio luminoso, nel cuore di tutti i commilitoni e soldati e di quelli che hanno avuto
l’occasione di conoscerlo. Se non era quel giorno, era certo un altro che il suo entusiasmo
l’avrebbe trascinato a fare sacrificio di sé, a versare il suo sangue per la Patria. Dopo essere
stato ferito due volte il giorno 20 maggio, volle, dopo medicato, tornare al combattimento
nonostante tutte le premure per trattenerlo fatte dai suoi superiori. Era proprio il destino di Dio
che lo seguiva.
Colpito al capo cessò di vivere quasi istantaneamente, fu raccolto, da me composto entro una cassa
di legno e sepolto cogli onori militari, in luogo sicuro, accanto ad un suo commilitone e
compatriota. Vi feci porre una croce col suo nome e dopo la guerra sarà facilmente reperibile.
Le presento, signora, le mie condoglianze e le ripeto: Sia orgogliosa di aver dato alla Patria un
santo figlio; non pianga perché ho ferma fiducia che suo figlio tanto buono sia già a godere il
frutto della sua bontà, il premio dei forti. Debbo anche dirle, a maggior sollievo, che suo figlio
è stato proposto per una seconda Medaglia al Valore.»
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Nato l'11 aprile 1892 a Bortigali (NU)
Morto il 21 maggio 1916 su Monte Sief
Decorazioni
Medaglia d'Argento
Guidò, con mirabile slancio, energia e perizia il suo plotone fin sotto i reticolati avversari. Ferito alla spalla destra, dopo essersi fasciato alla meglio, continuò a combattere incitando i suoi dipendenti a perseverare nella lotta ed a procedere alla distruzione dei reticolati stessi. Lasciò il comando del plotone, soltanto quando venne l'ordine di ritirarsi.Piccolo Lagazuoi, 22 ottobre 1915
Medaglia d'Oro
Costante, fulgido esempio di eccezionale coraggio, di calma e di prudenza, in un combattimento per la conquista di una forte posizione nemica, gli fu affidato il comando d'un reparto scelto, incaricato d'una difficile e pericolosa missione. Ferito una prima volta, continuò a combattere; ferito nuovamente, non appena medicato, volle ritornare al comando del suo reparto, e, mentre arditamente incuorava i suoi all'esecuzione dell'arduo compito, colpito da scheggia di granata perdette eroicamente la vita.Monte Sief, 21 maggio 1916
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Nel seguito si riporta la Lettera di don Luigi Fiorentino, Cappellano Militare del 45° Reggio alla
Signora Virginia Conti, madre del sottotenente Salaris (pubblicata sul quotidiano “La Nuova Sardegna” l’11 giugno 1916):
«Egregia Signora,
Non pianga, perché suo figlio Ignazio era buono, era un eroe. Il suo ardimento, la sua bontà,
la sua audacia, il suo eroismo furono tali, che egli ha ben meritato della Patria; egli vivrà
sempre, esempio luminoso, nel cuore di tutti i commilitoni e soldati e di quelli che hanno avuto
l’occasione di conoscerlo. Se non era quel giorno, era certo un altro che il suo entusiasmo
l’avrebbe trascinato a fare sacrificio di sé, a versare il suo sangue per la Patria. Dopo essere
stato ferito due volte il giorno 20 maggio, volle, dopo medicato, tornare al combattimento
nonostante tutte le premure per trattenerlo fatte dai suoi superiori. Era proprio il destino di Dio
che lo seguiva.
Colpito al capo cessò di vivere quasi istantaneamente, fu raccolto, da me composto entro una cassa
di legno e sepolto cogli onori militari, in luogo sicuro, accanto ad un suo commilitone e
compatriota. Vi feci porre una croce col suo nome e dopo la guerra sarà facilmente reperibile.
Le presento, signora, le mie condoglianze e le ripeto: Sia orgogliosa di aver dato alla Patria un
santo figlio; non pianga perché ho ferma fiducia che suo figlio tanto buono sia già a godere il
frutto della sua bontà, il premio dei forti. Debbo anche dirle, a maggior sollievo, che suo figlio
è stato proposto per una seconda Medaglia al Valore.»