Nazione Sora Giuseppe

Grado Tenente Colonnello

Mostrina  54° Brigata Umbria

Ritratto

Nato a Menaggio (CO)

Morto per una fucilata in fronte il 13 agosto 1915 su Monte Piana

Decorazioni

Decorazione Medaglia d'Argento

Durante un furioso contrattacco eseguito dal nemico per ricuperare le posizioni perdute, portatosi sulle trincee donde meglio poteva dirigere l’azione, noncurante del pericolo, animava le truppe a resistere, facendo egli stesso fuoco, con la pistola, sull’avversario, giunto già a pochi metri dalla trincea. Ferito mortalmente, incorava ancora i vicini e raccomandava che si proseguisse la lotta e che fossero proposte alcune ricompense per i dipendenti.
Monte Piana, 13 agosto 1915

Note biografiche (Archivio Danilo Morell)

Prima della guerra

Giuseppe nacque a Pavia il 2 gennaio 1865 da Innocente e Adele Ricci. Era nipote del pavese Angelo Sora che era alfiere di Garibaldi e fu uno dei 4 pavesi caduti eroicamente combattendo contro gli austriaci a Luino. Dopo aver intrapreso i primi studi, il 4 ottobre 1882 entrò nella scuola militare di Modena dalla quale uscì, il 3 agosto 1884, con il grado di sottotenente e fu aggregato al 72° fanteria. Venne promosso tenente il 7 ottobre 1887 e poi capitano il 10 agosto 1898 passando nel 71° fanteria. Il 29 dicembre 1904 venne trasferito all’11° fanteria, il 14 ottobre 1907 ricevette la croce d’oro per anzianità di servizio ed il 3 novembre 1907 venne messo in aspettativa per motivi di famiglia. Il 2 giugno 1908 ricevette la croce di cavaliere d’Italia per lunghi e buoni servizi.
Giuseppe si sposerà con Linda Bechis da cui ebbe un figlio maschio. Trasferirono la residenza a Messina e sia lui che la sua famiglia furono salvi per miracolo dal terribile terremoto del 28 dicembre 1908 e Giuseppe si distinse nell’opera di soccorso tanto da meritarsi la medaglia commemorativa e la medaglia d’argento. Venne richiamato in servizio nell’83° fanteria il 15 marzo 1908, il 1° luglio 1911 venne promosso maggiore nel 6° fanteria e fu messo al comando del deposito di Palermo. Dopo insistenti sue domande il 7 ottobre 1912 partì per la Libia e raggiunse il suo reggimento. Siccome quest’ultimo era mancante del suo colonnello ne assunse il comando interinale. Il reggimento era aggregato alla colonna del generale Tassoni e combattè valorosamente a Sidi-Rafa, Sidi-Budria e Psiara. Il 21 novembre 1912 Giuseppe ricevette la medaglia commemorativa della guerra italo-turca ed il 26 settembre 1913 si meritò un encomio solenne con questa motivazione: “Comandante interinale del reggimento seppe con franchezza, discernimento e oculatezza impiegare le truppe ai suoi ordini. Talcazzà-Cirenaica”. Rientrò in Italia il 10 novembre 1913 ed il 4 giugno 1914 ricevette la croce di cavaliere dell’ordine dei S.S. Maurizio e Lazzaro per speciali benemerenze acquistate nella guerra di Libia.
Il 25 giugno 1914 venne trasferito al 92° fanteria per poi essere promosso Tenente Colonnello nel 54° fanteria. Destinato a Torino vi si trasferì con la sua famiglia e qui si procurò un infortunio al ginocchio cadendo da cavallo. Si recò ai fanghi di Acqui in convalescenza e quindi a Pavia a salutare la madre e fu proprio quando si trovava qui che ricevette il telegramma che lo chiamava a raggiungere il suo reggimento.

La Grande Guerra

Da li a poco l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria e Giuseppe con il suo reggimento partì per il fronte del Cadore al comando del III battaglione dove mostrò tanto valore e raccolse tanta ammirazione tanto che nella presa di Podestagno e negli attacchi al Son Pauses venne definito dai colleghi “il modesto eroe di Son Pauses”.
Così Giuseppe scriveva sulla fine di luglio ad un parente: “... gli auguri vostri mi porteranno certamente fortuna e dopo la conquista delle nostre terre ritornerò in mezzo a voi con la soddisfazione del dovere compiuto da buon soldato italiano e pavese ...”. Nelle sue lettere parlava del morale altissimo delle sue truppe, incitava ad aver fede nel trionfo finale, pregava di confortare la sua mamma che invece di piangere doveva essere orgogliosa di avere un figlio combattente per la Patria, mandava un affettuoso ricambio di pensieri alla moglie, voleva essere ricordato agli amici di Pavia e concludeva sempre con un arrivederci.
Dal 28 luglio il 54° fanteria si spostò ad operare in Val Popena e sul Monte Piana coadiuvando il 53° fanteria.

La morte

L’11 agosto 1915 due compagnie del 54° fanteria riescono ad occupare dei trinceramenti austro-ungarici sul costone occidentale del Monte Piana catturando una quarantina di prigionieri. Gli austro-ungarici tentarono invano di contrattaccare la posizione nei giorni 12 e 13 agosto. Così si legge nel diario storico del 53° fanteria: “13 agosto 1915 - Il 54° fanteria viene attaccato dal nemico con forze rilevanti sulle nuove posizioni conquistate [...] l’attacco dei nemici è stato completamente respinto ed il 54° mantiene le posizioni conquistate”. In questo contrattacco Giuseppe riceverà una ferita d’arma da fuoco alla fronte e morirà sul colpo. Venne raccolto e sepolto nel cimitero militare di Casera Mosca. Così scriveva il maggiore comandante del deposito nel partecipare alla famiglia la dolorosa notizia: “Sia alla famiglia di conforto sapere che tutto il reggimento, che altamente apprezzava le virtù civili e militari dell’estinto, ne condivide l’acerbo dolore e che il nome del prode ufficiale rimarrà scritto a caratteri d’oro nelle gloriose gesta del 54° fanteria per la grandezza e l’onore della Patria”.
Alla sua memoria fu concessa la medaglia d’argento al valor militare.