Turati Cesare
Tenente
23° Brigata Como
Nato il 12 maggio 1890 a Busto Arsizio (VA)
Morto l'1 maggio 1917 in Val Fiscalina
Note biografiche (Archivio Danilo Morell)
Cesare nacque il 12 maggio 1890 a Busto Arsizio, in provincia di Milano.
Fin dai primi anni dell’adolescenza effettuò lunghe e difficili ascensioni in
montagna anche con l’uso degli sky. Studiò e si laureò a Torino nella facoltà di giurisprudenza.
Mostrò sempre più un alto spirito patriottico tanto che fu tra i primi ad iscriversi nel corpo di
volontari ciclisti. Dette gli esami a Verona davanti ad una commissione presieduta dal generale
Ragni ottenendo una splendida votazione con la conseguente promozione
ad ufficiale dei volontari ciclisti.
Con lo scoppio della grande guerra si trovava a Busto Arsizio dove esercitava la professione di
avvocato nello studio del nonno Cesare e dello zio Giuseppe Rossi.
Cesare non aveva obblighi militari immediati perché fu riformato per deficienza toracica. Sposando
la causa irredentista ed interventista fece subito domanda per essere arruolato volontario ma non
riuscì nell’intento.
Partì così alla volta di Perugia per tentare l’arruolamento nella Brigata
Alpi. Questa volta la sua domanda venne accolta e, dopo un primo
periodo passato al deposito, cominciò a frequentare il corso per aspiranti ufficiali.
Venne nominato sottotenente di complemento e partì per il fronte assegnato al 49° Reggimento Fanteria
Brigata Parma.
Nominato tenente di complemento venne trasferito al 23° Reggimento Fanteria Brigata Como.
Così scrisse in una lettera indirizzata al fratello Silvio:
“Non è vero che cominci a pesarmi l’ospitalità delle montagne cadorine; anzi ne sento tanto
gioiosamente il fascino, che talvolta, per amore loro, mi cambio d’umore. Come quando ebbi ad essere
comandato per effettuare un traino non lieve: partii imbronciato e mi impazientii dapprima coi miei
200 uomini, ma poi, poco dopo, col nascere della prima luce diurna, la montagna mi prese e trascinò
fino all’entusiasmo.”
Il 1° maggio 1917 gli venne comandato di effettuare una ricognizione sul Passo Fiscalino (Oberbacher).
Vista la situazione, ed essendo un conoscitore della montagna e delle sue insidie, volle partire da solo.
Non vedendolo rientrare i suoi soldati furono mandati alla sua ricerca.
Non videro nessuna traccia sulla neve, solamente uno squarcio profondo nel cornicione soprastante un abisso
di 1500m di profondità. In fondo, presso ad un picco ergentesi dal burrone, la neve smossa indicava esservi
precipitato un corpo, che, rimbalzando, era caduto nella gola sottostante.
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Nato il 12 maggio 1890 a Busto Arsizio (VA)
Morto l'1 maggio 1917 in Val Fiscalina
Note biografiche (Archivio Danilo Morell)
Cesare nacque il 12 maggio 1890 a Busto Arsizio, in provincia di Milano.
Fin dai primi anni dell’adolescenza effettuò lunghe e difficili ascensioni in
montagna anche con l’uso degli sky. Studiò e si laureò a Torino nella facoltà di giurisprudenza.
Mostrò sempre più un alto spirito patriottico tanto che fu tra i primi ad iscriversi nel corpo di
volontari ciclisti. Dette gli esami a Verona davanti ad una commissione presieduta dal generale
Ragni ottenendo una splendida votazione con la conseguente promozione
ad ufficiale dei volontari ciclisti.
Con lo scoppio della grande guerra si trovava a Busto Arsizio dove esercitava la professione di
avvocato nello studio del nonno Cesare e dello zio Giuseppe Rossi.
Cesare non aveva obblighi militari immediati perché fu riformato per deficienza toracica. Sposando
la causa irredentista ed interventista fece subito domanda per essere arruolato volontario ma non
riuscì nell’intento.
Partì così alla volta di Perugia per tentare l’arruolamento nella Brigata
Alpi. Questa volta la sua domanda venne accolta e, dopo un primo
periodo passato al deposito, cominciò a frequentare il corso per aspiranti ufficiali.
Venne nominato sottotenente di complemento e partì per il fronte assegnato al 49° Reggimento Fanteria
Brigata Parma.
Nominato tenente di complemento venne trasferito al 23° Reggimento Fanteria Brigata Como.
Così scrisse in una lettera indirizzata al fratello Silvio:
“Non è vero che cominci a pesarmi l’ospitalità delle montagne cadorine; anzi ne sento tanto
gioiosamente il fascino, che talvolta, per amore loro, mi cambio d’umore. Come quando ebbi ad essere
comandato per effettuare un traino non lieve: partii imbronciato e mi impazientii dapprima coi miei
200 uomini, ma poi, poco dopo, col nascere della prima luce diurna, la montagna mi prese e trascinò
fino all’entusiasmo.”
Il 1° maggio 1917 gli venne comandato di effettuare una ricognizione sul Passo Fiscalino (Oberbacher).
Vista la situazione, ed essendo un conoscitore della montagna e delle sue insidie, volle partire da solo.
Non vedendolo rientrare i suoi soldati furono mandati alla sua ricerca.
Non videro nessuna traccia sulla neve, solamente uno squarcio profondo nel cornicione soprastante un abisso
di 1500m di profondità. In fondo, presso ad un picco ergentesi dal burrone, la neve smossa indicava esservi
precipitato un corpo, che, rimbalzando, era caduto nella gola sottostante.