La prima mina austriaca
31 Dicembre 1915
La notte sul 3 dicembre, un centinaio di metri al di sopra del Trincerone, si udì il
caratteristico rumore di un motore. Poiché però l'attività di scavo proseguiva anche durante il
giorno e non si scorgeva il fumo degli scoppi, vennero inviati alcuni ufficiali in ricognizione
nelle posizioni circostanti per cercare di capire cosa stessero tramando gli austriaci.
Il 27 dicembre ogni rumore cessò e gli italiani pensarono che si fosse trattato di lavori
per la costruzione di un ricovero, ma in realtà gli austriaci stavano caricando gli esplosivi nella
camera di scoppio. Verso la mezzanotte del 31 dicembre si scatena un insolito
cannoneggiamento contro il lato orientale della Cengia.
"Lo spettacolo era talmente grandioso ed insolito, che qualcuno dei nostri non esitò a rischiare
la vita pur di assistervi per qualche attimo: una scena irreale illuminata dai bagliori delle
esplosioni e da una quantità ingente di razzi da segnalazione ed illuminazione , da dare
l'illusione che una parte della Cresta del Piccolo Lagazuoi e il fronteggiante Sasso di Stria
fossero divenuti incandescenti." (Luciano Viazzi)
Il bombardamento durò circa 20 minuti, poi alla 0.30 "un rombo formidabile, mentre una scossa
tellurica sembrava scuotere la posizione. Dall'alto una valanga di rocce precipitò sul camminamento
che conduceva alla trincea avanzata, ostruendone l'accesso (L. Viazzi)".
Così descrive l'azione Schemfil:
"Nella notte sul 1 gennaio 1916, mezzora dopo la mezzanotte, il comandante degli zappatori,
alfiere Strikner, innescò tale esplosione con 300 kilogrammi di Donarit.
La perlustrazione effettuata dal cadetto della riserva Mitterhauser confermò il seppellimento di
numerosi ricoveri."
Il materiale franoso andò a urtare contro La Guglia, il Gendarme ed il Dente Filipponi: così la
frana anziché seppellire la posizione italiana si incanalò verso il fondovalle; addirittura invece
un grosso macigno si incastrò davanti agli avamposti e venne subito preso come riparo degli Alpini.
Da allora la Cengia non ebbe più pace: la difesa venne rinforzata ed organizzata su tre linee di
resistenza:
- il Trincerone e la Roccia d'Appoggio (grosso spuntone alto una trentina di metri e largo
diciotto);
- il Sasso Bucato;
- sotto l'Anticima.
"Neppure ulteriori attacchi e sorprese più o meno rilevanti, condotti con uguale impegno e
ardimento il 18 gennaio, nonchè il 18 e il 23 del mese successivo, approdarono all'agognata meta:
gli italiani rimasero sulla cengia. Se, oltre alla tenacia e al valore con cui la cengia del
Lagazuoi fu difesa e tenuta con successo per mesi e mesi, noi mettiamo in conto le gravi difficoltà
della salita, del rifornimento e del trasporto dei feriti, non possiamo esimerci dal riconoscere
che gli italiani hanno al loro attivo un'impresa che merita tutto il nostro rispetto e può stare
pienamente alla pari con i nostri gloriosi successi nelle Dolomiti."
(G. Burtscher)
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