Nazione De Toni Antonio

Grado Sottotenente

Mostrina  7° Alpini, 268ª compagnia battaglione Val Piave

Ritratto

Nato il 6 giugno 1889 a Venezia

Morto il 7 giugno 1915 presso l'OdC 039

Decorazioni

Decorazione Medaglia di Bronzo

Ferito gravemente, ricusava ogni assistenza ed incitava i dipendenti a persistere nella lotta.
Monte Piana, 7 giugno 1915

Note biografiche (Archivio Franco Licini)

Prima della Guerra

Antonio De Toni nasce a Venezia il 6 giugno del 1889; suo padre è il professor Ettore, sua madre Italia Battistella. Dopo aver frequentato le scuole elementari e secondarie nella sua città, nel 1906 si iscrive all'Università di Modena dove, fin dai primi anni, dimostra la sua attitudine allo studio pubblicando alcune note botaniche[1]. Passato nel 1907 all'Università di Padova, tre anni più tardi si laurea in scienze naturali. Diventa assistente e quindi professore effettivo di mineralogia, geografia applicata e idrografia. Affiancando i professori Luigi De Marchi e Giorgio Dal Piaz (il geologo del Vajont), pubblica numerosi studi mineralogici e geologici[2]. Nel 1913, con Dal Piaz, prende parte ad una missione scientifica in Albania e alla fine del 1914 è impegnato in una ricerca geologica sull'alta valle del Tagliamento, lavoro che gli è stato affidato dal Regio magistrato alle acque.
Alla visita di leva Antonio è stato dichiarato rivedibile ma, approssimandosi la dichiarazione di guerra, viene ugualmente ammesso al corso ufficiali. Per tutto il mese di febbraio dei 1915, ogni domenica, va in quartiere a impratichirsi sui regolamenti militari ed ai primi di marzo ottiene il grado di sottotenente della milizia territoriale. Dopo aver prestato per un mese il servizio di prova ad Auronzo, è assegnato al Battaglione alpini "Val Piave" dove gli viene affidato un plotone della 268ª compagnia.

La Grande Guerra

All'inizio delle ostilità è a Misurina agli ordini della 10ª Divisione per svolgere servizio di avamposti in Val Bona e in Val Popena. In una sua lettera a casa, nell'intento di tranquillizzare sua madre, Antonio scherza scrivendo: "... quei testoni di austriaci si divertono - guardate un po' - a sprecare fragorosi proietti da 305 per sgelare il laghetto di Misurina. Non è proprio il caso che la mamma stia in pena".
Dopo il primo schieramento, agli ordini del tenente colonnello Antonio Gioppi, le compagnie del "Val Piave" si spostano dapprima in Val dell'Acqua e a Monte Cengia e quindi a Forcella Longeres. Il 4 giugno il Battaglione è impiegato a Forcella Lavaredo e a Monte Piana. Purtroppo il giorno 7 il nemico, con una improvvisa azione a colpi di mano, riesce ad aver ragione dei posti avanzati della 268ª compagnia sul Monte Piana: gli alpini sferrano un contrattacco e impediscono all'avversario di dilagare, ma non riescono a scacciarlo dalle sue posizioni. In quell'azione perdono la vita i tenenti fratelli De Pluri e quattro altri alpini. De Toni viene ferito ed i suoi uomini lo vedono impallidire e comprimersi il ventre con le mani. E' stato colpito all'addome, una ferita che non perdona! A fatica riescono a trasportarlo alla sezione someggiata e poi ad un ospedaletto da campo allestito nei pressi di Auronzo. All'inizio pare migliorare e, raccolte le forze, scrive la sua ultima lettera a casa nel tentativo, ancora una volta, e con una pietosa menzogna, di rassicurare sua madre: "... sono stato ferito non gravemente a una coscia ..." racconta, "... sono curato all'infermeria avanzata di Auronzo, dove si ha per me tutte le cure. Spero di guarire presto." Verso sera Antonio si aggrava, la febbre sale e lo fa delirare. La notte, dopo 36 ore di sofferenze, il suo volto viene coperto con il risvolto del lenzuolo. L'indomani lo portano al cimitero: è uno dei primi funerali di guerra che attraversa le vie di Auronzo. Ad Antonio De Toni verrà attribuita una semplice medaglia di bronzo. I giornali di Venezia annunciano la sua morte sfumando il fatto in poche righe marginali volte, più che altro, a non impressionare troppo l'opinione pubblica. Così Antonio Berti, anche lui veneziano, anche lui del "Val Piave", in "Guerra in Ampezzo e Cadore" descriverà le fasi cruciali di quella tragica azione: "[...] Gli attaccanti salgono uno dietro l'altro favoriti, oltre che dal buio, da una pioggia fine e dalle brume che precedono l'alba. Si avvicinano con le scarpe fasciate di tela, nel più assoluto silenzio; giunti sull'orlo del tavolato, ancora coperto di neve, si distendono e innestano le baionette. Le loro sagome si profilano d'improvviso agli italiani, vicinissime, e quasi nello stesso istante crepita la loro mitragliatrice. All'allarme subitaneo il grosso del presidio italiano accorre quanto più presto può, mentre gli avamposti fronteggiano sul posto e trattengono gli assalitori. I tenenti fratelli De Pluri e il tenente De Toni accorrono con i loro plotoni verso la Piramide Carducci, maggiormente minacciata. Il tenente Giuseppe De Pluri, che procede a sinistra, segnala al fratello forze nemiche che avanzano da destra. Immediatamente il tenente Giovanni De Pluri e il tenente De Toni spostano verso destra i rispettivi plotoni. Durante lo spostamento De Toni viene ferito all'addome (morirà due giorni dopo ad Auronzo, chiedendo, fino all'ultimo istante, notizie del monte Piana) [...]".

NOTE

[1] Ricerche su Polysiphonia e Sargassum lunense.
[2] "Studio mineralogico delle sabbie della Piave", "Escursione geologica all'Isola d'Elba", "Fauna liasica di Vedana", "Studi geologici e morfologici sul Lido di Venezia", "Brachiopodi delle zone a -Ceratites trinodosus- del monte Ritte in Cadore", "Fauna triassica di Val di Pena (Lorenzago di Cadore)", ecc.