Manini Germano
Sottotenente
7° Alpini, 67ª cp. battaglione Pieve di Cadore
Nato il 2 novembre 1893 ad Argenta (FE)
Morto il 21 ottobre 1915 sul Cristallino d'Ampezzo
Decorazioni
Medaglia di Bronzo
Pur intravedendo il grave pericolo dell'audace impresa, si slanciava all'assalto, alla testa di
una squadra, percorrendo una sottile e difficile cresta di ghiaccio, e trascinava i propri soldati
nell'arduo sacrificio, lasciandovi, egli stesso, la vita.
Schonleitenschneid, 21 ottobre 1915
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Da Guglielmo e Agrippina Mainardi, Germano nasce a Consandolo, una frazione di Argenta in provincia
di Ferrara, il 2 novembre del 1893. All'età di 5 anni si trasferisce con la famiglia nel capoluogo
e dopo gli studi classici si iscrive alla facoltà di giurisprudenza.
Impegnato politicamente, frequenta dapprima il "circolo socialista" dal quale successivamente si
distacca per fondare, assieme ad altri, il "circolo autonomo" dandosi quindi alla propaganda
interventista. Sul "Gazzettino rosa" di Ferrara sostiene che ".. ogni guerra riassume un
problema di libertà, e chi ama la libertà deve difenderla...". Coerente con se stesso, ai primi
di giugno del 1915 lascia gli studi universitari per entrare come volontario alla scuola militare
di Modena.
«... sono contento di essere soldato in questo periodo ...» ha modo di scrivere «... lo
scopo della nostra preparazione ne fa dimenticare e parer lievi i sacrifici. [...] Stando qui a
vivere questa vita intensa si sente anche più vivo il desiderio di avvicinarsi al luogo dell'azione
».
Dopo alcuni intensi mesi d'istruzione è promosso sottotenente di complemento e viene inviato a
Belluno dove si presenta al comando del 7° Alpini. Assegnato alla 67ª compagnia del Battaglione
"Pieve di Cadore", alla fine di settembre parte per il fronte sulle Dolomiti. Dal Cristallo l'8
ottobre scrive a suo padre:
«Finalmente sono arrivato a contatto immediato di questa nostra guerra, e provarne le emozioni...
Nonostante i grandi disagi, che aspettano in ispecie gli alpini, io mi trovo sanissimo in mezzo a
buoni e disciplinati soldati. Sono in prima linea, proprio di fronte ai nostri eterni nemici ...»
Il 15 ottobre il battaglion Cadore è riunito a Passo Tre Croci in attesa di salire al Cristallino
d'Ampezzo per attaccare le posizioni austriache del versante nord. Quattro giorni più tardi, saliti
a Forcella Grande gli alpini indossano un camicione bianco per mimetizzarsi nell'attraversamento dei
punti più esposti del ghiacciaio e chi non ce l'ha, piuttosto di nulla, indossa la camicia e le
mutande sopra la divisa. Il 19 ottobre il capitano Pocchiola dirige
l'attacco della 67ª e da Forcella Grande punta sulla Schönleitenschneide tenendosi a destra, lungo
le rocce basali del Cristallino d'Ampezzo. Gli alpini si aprono la strada impediti da mezzo metro
di neve e solo il giorno dopo raggiungono l'attacco della cresta. La affrontano di notte, con in
testa il capitano ed il maggiore Buffa di Perrero. Gli
austriaci si accorgono del movimento e aprono il fuoco; il maggiore viene colpito all'orecchio ma
prosegue; molti altri restano uccisi. All'alba del 21 ottobre lo scontro riprende ma l'avanzata
lungo la cresta è pressoché impossibile. Ciò nonostante giunge l'ordine di procedere ad ogni costo
e il maggiore Buffa di Perrero, radunati gli ufficiali, dice loro: "Signori ufficiali, andiamo
alla morte; facciamo vedere come sanno morire gli alpini ...".
Nessuno si ritrae, ma quelli che avanzano sono feriti o uccisi. A quota 2.727 del Cristallino
d'Ampezzo, in testa al suo plotone, a mezzogiorno e mezzo cade colpito da una scheggia di bomba a
mano il sottotenente Lauro Bosio e mezz'ora più tardi, su quella
terribile cresta, anche il sottotenente Germano Manini viene colpito a morte da un colpo di fucile
che lo centra alla testa. Ai due sottotenenti saranno concesse Medaglie d'Argento al Valore
riportanti la stessa motivazione.
Come nota di colore si riporta la dicitura riportata nella motivazione presso l'Albo d'Oro,
secondo il quale la località sarebbe: "Schonlciten Scku"!
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Nato il 2 novembre 1893 ad Argenta (FE)
Morto il 21 ottobre 1915 sul Cristallino d'Ampezzo
Decorazioni
Medaglia di Bronzo
Pur intravedendo il grave pericolo dell'audace impresa, si slanciava all'assalto, alla testa di una squadra, percorrendo una sottile e difficile cresta di ghiaccio, e trascinava i propri soldati nell'arduo sacrificio, lasciandovi, egli stesso, la vita.Schonleitenschneid, 21 ottobre 1915
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Da Guglielmo e Agrippina Mainardi, Germano nasce a Consandolo, una frazione di Argenta in provincia
di Ferrara, il 2 novembre del 1893. All'età di 5 anni si trasferisce con la famiglia nel capoluogo
e dopo gli studi classici si iscrive alla facoltà di giurisprudenza.
Impegnato politicamente, frequenta dapprima il "circolo socialista" dal quale successivamente si
distacca per fondare, assieme ad altri, il "circolo autonomo" dandosi quindi alla propaganda
interventista. Sul "Gazzettino rosa" di Ferrara sostiene che ".. ogni guerra riassume un
problema di libertà, e chi ama la libertà deve difenderla...". Coerente con se stesso, ai primi
di giugno del 1915 lascia gli studi universitari per entrare come volontario alla scuola militare
di Modena.
«... sono contento di essere soldato in questo periodo ...» ha modo di scrivere «... lo
scopo della nostra preparazione ne fa dimenticare e parer lievi i sacrifici. [...] Stando qui a
vivere questa vita intensa si sente anche più vivo il desiderio di avvicinarsi al luogo dell'azione
».
Dopo alcuni intensi mesi d'istruzione è promosso sottotenente di complemento e viene inviato a
Belluno dove si presenta al comando del 7° Alpini. Assegnato alla 67ª compagnia del Battaglione
"Pieve di Cadore", alla fine di settembre parte per il fronte sulle Dolomiti. Dal Cristallo l'8
ottobre scrive a suo padre:
«Finalmente sono arrivato a contatto immediato di questa nostra guerra, e provarne le emozioni...
Nonostante i grandi disagi, che aspettano in ispecie gli alpini, io mi trovo sanissimo in mezzo a
buoni e disciplinati soldati. Sono in prima linea, proprio di fronte ai nostri eterni nemici ...»
Il 15 ottobre il battaglion Cadore è riunito a Passo Tre Croci in attesa di salire al Cristallino
d'Ampezzo per attaccare le posizioni austriache del versante nord. Quattro giorni più tardi, saliti
a Forcella Grande gli alpini indossano un camicione bianco per mimetizzarsi nell'attraversamento dei
punti più esposti del ghiacciaio e chi non ce l'ha, piuttosto di nulla, indossa la camicia e le
mutande sopra la divisa. Il 19 ottobre il capitano Pocchiola dirige
l'attacco della 67ª e da Forcella Grande punta sulla Schönleitenschneide tenendosi a destra, lungo
le rocce basali del Cristallino d'Ampezzo. Gli alpini si aprono la strada impediti da mezzo metro
di neve e solo il giorno dopo raggiungono l'attacco della cresta. La affrontano di notte, con in
testa il capitano ed il maggiore Buffa di Perrero. Gli
austriaci si accorgono del movimento e aprono il fuoco; il maggiore viene colpito all'orecchio ma
prosegue; molti altri restano uccisi. All'alba del 21 ottobre lo scontro riprende ma l'avanzata
lungo la cresta è pressoché impossibile. Ciò nonostante giunge l'ordine di procedere ad ogni costo
e il maggiore Buffa di Perrero, radunati gli ufficiali, dice loro: "Signori ufficiali, andiamo
alla morte; facciamo vedere come sanno morire gli alpini ...".
Nessuno si ritrae, ma quelli che avanzano sono feriti o uccisi. A quota 2.727 del Cristallino
d'Ampezzo, in testa al suo plotone, a mezzogiorno e mezzo cade colpito da una scheggia di bomba a
mano il sottotenente Lauro Bosio e mezz'ora più tardi, su quella
terribile cresta, anche il sottotenente Germano Manini viene colpito a morte da un colpo di fucile
che lo centra alla testa. Ai due sottotenenti saranno concesse Medaglie d'Argento al Valore
riportanti la stessa motivazione.
Come nota di colore si riporta la dicitura riportata nella motivazione presso l'Albo d'Oro,
secondo il quale la località sarebbe: "Schonlciten Scku"!