Pàntano Alvise
Maggiore
3° Bersaglieri
Nato il 17 dicembre 1866 a Oderzo (TV)
Morto il 16 novembre 1941 a Merano (BZ)
Decorazioni
Medaglia di Bronzo
Comandante interinale del battaglione preparava con sagge disposizioni ed eseguiva poi, con
slancio ed energia, l'attacco notturno ad una ridotta, scacciandone il nemico alla baionetta
e mantenendo il possesso della posizione conquistata.
Col di Lana, 16-17 luglio 1915
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
Opitergino di nascita, Alvise viene al mondo il 17 dicembre del 1866, poco dopo l’annessione della
sua città al Regno d’Italia. Qualche giorno più tardi, nella Chiesa di S. Giovanni Battista di Oderzo,
la signora Elena Ghirardi e il cavalier Giuseppe Pantano, assistono al suo battesimo. Il ragazzo
cresce e ben presto si convince che la sua massima aspirazione sia la carriera militare, coronando
finalmente il suo sogno all’età di vent’anni quando si arruola nel plotone Allievi Sottufficiali
del 1° Bersaglieri. L’anno successivo lo fanno caporale e nel 1888, col trasferimento al 4°
reggimento, gli appuntano i galloni da sergente. Nel 1890 è ammesso alla Scuola Ufficiali e
dopo tre anni, col grado di sottotenente, viene destinato alla caserma “La Marmora” di Livorno.
Da tenente, nel 1903, è inviato col Regio Corpo delle Truppe Coloniali in Somalia dove si
trattiene per quattro anni, dovendo in fine tornare in Italia per aver contratto un’infezione
malarica. Promosso capitano, nel 1909 è di nuovo in Somalia, a Mogadiscio, rientrando brevemente
in Patria l’anno successivo quando, il 30 aprile del 1910, prende in sposa la giovane Emma Rotti.
Tra il 1911 ed il 1912 partecipa alla guerra di Libia in Tripolitania e Cirenaica, tornando
definitivamente il Patria dopo la promozione a Primo Capitano.
La Grande Guerra
Col 3° reggimento Bersaglieri, allo scoppio della guerra contro l’Austria-Ungheria è a Falcade,
a ridosso del confine, schierandosi poi con la sua compagnia al Monte Allochet, nella Valle di
San Pellegrino, dov’è impegnato in combattimento fino al 18 giugno del 1915. Nei due mesi successivi
è al Col di Lana dove i fanti e gli alpini si sono già inutilmente sacrificati nei ripetuti tentativi
di sfondamento; ora, a versare il loro tributo di sangue, sono chiamati anche i bersaglieri che,
ammassati nel vallone di Larzonei, nei pressi di Livinallongo, la sera dell'8 luglio risalgono verso
le trincee di Salesei e Ciadinei dove li attende il fuoco delle mitragliatrici degli jäger bavaresi.
Quel giorno ed in quelli successivi, i combattimenti si protraggono cruenti ed il capitano Alvise
Pantano merita una medaglia di bronzo.
Nel mese di settembre gli viene affidato il comando del suo battaglione che, cooperando con la
brigata Torino, attacca le postazioni austriache del Sasso
Staccato. Rimane egli stesso ferito in battaglia ma dopo una breve convalescenza, tra i mesi
di maggio e giugno del 1916, segue le vicende del 17° battaglione autonomo inviato nel Trentino
meridionale, ai Coni di Zugna ed al Passo Buole, per fare fronte all’offensiva che gli
austro-ungarici hanno concepito come spedizione punitiva: la “Strafexpedition”.
L'1 di giugno viene nominato comandante del 19° battaglione ed ai primi di febbraio del 1917,
col grado di colonnello, è trasferito nell’Alto Degano, sopra Comeglians, con la 26ª Divisione.
Dopo i fatti di Caporetto, il 28 ottobre dà inizio alla ritirata dei suoi reparti per Forcella
Losa e Sauris. Sotto intense nevicate, il 30 ottobre è a Casera Mediana dove, senza rifornimenti,
i bersaglieri restano all’addiaccio, a 12 gradi sotto lo zero per tre giorni, opponendo resistenza
all’avanzata degli austro-germanici nei pressi di Malga Tragonia. Poi, finalmente, da Forni di
Sopra arrivano le salmerie coi rifornimenti ed il 4 novembre i bersaglieri riprendono la marcia per
il Passo Mauria e quindi lungo la valle del Piave. Il 7 novembre sono a Pieve di Cadore ma viene
loro ordinato di tornare indietro per contrastare gli avversari sopra Vallesella, tra il Piave e
Monte Brente. Per tale fatto al colonnello Pantano sarà concessa una Croce di Guerra al Valore
in quanto: “Comandante interinale di Reggimento, durante il ripiegamento dell’esercito al Piave,
dava belle prove di energia, ardimento, tenacia e valore. Vallesella, 8-9 novembre 1917".
Per non farla cadere in mano nemica, Pantano ordina la distruzione della polveriera di Gai, sotto
Domegge, e disimpegnatosi quindi dai combattimenti, come da ordini ricevuti si ritira verso
Longarone per raggiungere Belluno. Dopo una marcia di trenta di chilometri, i bersaglieri
raggiungono l’imbocco della Val Zoldana dove giunge voce che poco più a valle, a Ponte nelle
Alpi, la via per Belluno è ormai in mano avversaria. Per non cadere in trappola, affidandosi
alla guida di un cacciatore locale, Pantano fa salire i suoi bersaglieri - quasi duemila
uomini – dall’abitato di Igne per le Selle del Gravedel verso il Pian di Cajada. Per
Forcella Tanzon, dopo un giorno di faticoso cammino, lungo scoscesi sentieri che discendendo
la Valle dell’Ardo, raggiunge il centro abitato di Bolzano Bellunese. Stanchi ed affamati,
i bersaglieri sono soccorsi dalla popolazione e lui stesso avrà modo di ricordare che:
“[...] quei poveri contadini portarono ai Bersaglieri pane e sacchi di castagne, e
ceste di mele e persino un vinello di canna e cioè tutto quello che potevano avere.
E di ci? serbo sempre grande riconoscenza per quei generosi montanari.”
Targa commemorativa posta sul muto della scuola elementare di Bolzano Bellunese
Non paghi delle loro fatiche, lo stesso giorno i bersaglieri proseguono per Tisoi, Mas
e Le Roe per passare il ponte sul Cordevole tra Sedico e Bribano, ma giunge voce che il
collegamento stia per essere interrotto dalle truppe in ritirata. Con una bicicletta
fortunosamente rimediata lungo il tragitto, con un’affannosa pedalata un bersagliere
riesce a raggiungere i genieri già intenti al minamento, convincendoli a ritardare
l’esplosione per far transitare il reparto. Cos? avviene, e giunti a Feltre, dopo un
breve riposo, sull'imbrunire del 12 novembre gli uomini di Pantano possono procedere
per Arten. Imboccata la Val Brenta, verso Bassano, arrivano a Valstagna e per ferrovia,
il giorno successivo, partono alla volta di Treviso dove, finalmente, in località Casier
si accampano. Dopo aver riordinato i reparti ed inquadrato nuovi elementi, il 19°
battaglione Bersaglieri viene inglobato nella 1ª Armata ed impegnato in Bassa Val Lagarina,
tra Ala e Serravalle all’Adige, Passo Buole e Coni Zugna. Il 1° marzo del 1918 scende
quindi a Coldogno per costituire col 5° battaglione la V brigata Bersaglieri con la
quale si schiera a Cava Zuccherina fino al termine della guerra.
Il dopoguerra
Militare di carriera, Alvise Pantano terminerà il suo servizio nel 1933 andando in
congedo col grado di Generale di Brigata. Per alcuni anni si dedicherà alla scrittura
dei fatti accaduti ai suoi bersaglieri, affermando l´ingiustizia del silenzio calato
sul coraggio e lo spirito di sacrificio da loro dimostrato. Morirà a Merano il
16 novembre del 1941.
Bagni di Cava Zuccherina (oggi Jesolo)
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Nato il 17 dicembre 1866 a Oderzo (TV)
Morto il 16 novembre 1941 a Merano (BZ)
Decorazioni
Medaglia di Bronzo
Comandante interinale del battaglione preparava con sagge disposizioni ed eseguiva poi, con slancio ed energia, l'attacco notturno ad una ridotta, scacciandone il nemico alla baionetta e mantenendo il possesso della posizione conquistata.Col di Lana, 16-17 luglio 1915
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
Opitergino di nascita, Alvise viene al mondo il 17 dicembre del 1866, poco dopo l’annessione della sua città al Regno d’Italia. Qualche giorno più tardi, nella Chiesa di S. Giovanni Battista di Oderzo, la signora Elena Ghirardi e il cavalier Giuseppe Pantano, assistono al suo battesimo. Il ragazzo cresce e ben presto si convince che la sua massima aspirazione sia la carriera militare, coronando finalmente il suo sogno all’età di vent’anni quando si arruola nel plotone Allievi Sottufficiali del 1° Bersaglieri. L’anno successivo lo fanno caporale e nel 1888, col trasferimento al 4° reggimento, gli appuntano i galloni da sergente. Nel 1890 è ammesso alla Scuola Ufficiali e dopo tre anni, col grado di sottotenente, viene destinato alla caserma “La Marmora” di Livorno. Da tenente, nel 1903, è inviato col Regio Corpo delle Truppe Coloniali in Somalia dove si trattiene per quattro anni, dovendo in fine tornare in Italia per aver contratto un’infezione malarica. Promosso capitano, nel 1909 è di nuovo in Somalia, a Mogadiscio, rientrando brevemente in Patria l’anno successivo quando, il 30 aprile del 1910, prende in sposa la giovane Emma Rotti.Tra il 1911 ed il 1912 partecipa alla guerra di Libia in Tripolitania e Cirenaica, tornando definitivamente il Patria dopo la promozione a Primo Capitano.
La Grande Guerra
Col 3° reggimento Bersaglieri, allo scoppio della guerra contro l’Austria-Ungheria è a Falcade, a ridosso del confine, schierandosi poi con la sua compagnia al Monte Allochet, nella Valle di San Pellegrino, dov’è impegnato in combattimento fino al 18 giugno del 1915. Nei due mesi successivi è al Col di Lana dove i fanti e gli alpini si sono già inutilmente sacrificati nei ripetuti tentativi di sfondamento; ora, a versare il loro tributo di sangue, sono chiamati anche i bersaglieri che, ammassati nel vallone di Larzonei, nei pressi di Livinallongo, la sera dell'8 luglio risalgono verso le trincee di Salesei e Ciadinei dove li attende il fuoco delle mitragliatrici degli jäger bavaresi. Quel giorno ed in quelli successivi, i combattimenti si protraggono cruenti ed il capitano Alvise Pantano merita una medaglia di bronzo.Nel mese di settembre gli viene affidato il comando del suo battaglione che, cooperando con la brigata Torino, attacca le postazioni austriache del Sasso Staccato. Rimane egli stesso ferito in battaglia ma dopo una breve convalescenza, tra i mesi di maggio e giugno del 1916, segue le vicende del 17° battaglione autonomo inviato nel Trentino meridionale, ai Coni di Zugna ed al Passo Buole, per fare fronte all’offensiva che gli austro-ungarici hanno concepito come spedizione punitiva: la “Strafexpedition”.
L'1 di giugno viene nominato comandante del 19° battaglione ed ai primi di febbraio del 1917, col grado di colonnello, è trasferito nell’Alto Degano, sopra Comeglians, con la 26ª Divisione.
Dopo i fatti di Caporetto, il 28 ottobre dà inizio alla ritirata dei suoi reparti per Forcella Losa e Sauris. Sotto intense nevicate, il 30 ottobre è a Casera Mediana dove, senza rifornimenti, i bersaglieri restano all’addiaccio, a 12 gradi sotto lo zero per tre giorni, opponendo resistenza all’avanzata degli austro-germanici nei pressi di Malga Tragonia. Poi, finalmente, da Forni di Sopra arrivano le salmerie coi rifornimenti ed il 4 novembre i bersaglieri riprendono la marcia per il Passo Mauria e quindi lungo la valle del Piave. Il 7 novembre sono a Pieve di Cadore ma viene loro ordinato di tornare indietro per contrastare gli avversari sopra Vallesella, tra il Piave e Monte Brente. Per tale fatto al colonnello Pantano sarà concessa una Croce di Guerra al Valore in quanto: “Comandante interinale di Reggimento, durante il ripiegamento dell’esercito al Piave, dava belle prove di energia, ardimento, tenacia e valore. Vallesella, 8-9 novembre 1917".
Per non farla cadere in mano nemica, Pantano ordina la distruzione della polveriera di Gai, sotto Domegge, e disimpegnatosi quindi dai combattimenti, come da ordini ricevuti si ritira verso Longarone per raggiungere Belluno. Dopo una marcia di trenta di chilometri, i bersaglieri raggiungono l’imbocco della Val Zoldana dove giunge voce che poco più a valle, a Ponte nelle Alpi, la via per Belluno è ormai in mano avversaria. Per non cadere in trappola, affidandosi alla guida di un cacciatore locale, Pantano fa salire i suoi bersaglieri - quasi duemila uomini – dall’abitato di Igne per le Selle del Gravedel verso il Pian di Cajada. Per Forcella Tanzon, dopo un giorno di faticoso cammino, lungo scoscesi sentieri che discendendo la Valle dell’Ardo, raggiunge il centro abitato di Bolzano Bellunese. Stanchi ed affamati, i bersaglieri sono soccorsi dalla popolazione e lui stesso avrà modo di ricordare che: “[...] quei poveri contadini portarono ai Bersaglieri pane e sacchi di castagne, e ceste di mele e persino un vinello di canna e cioè tutto quello che potevano avere. E di ci? serbo sempre grande riconoscenza per quei generosi montanari.”
Non paghi delle loro fatiche, lo stesso giorno i bersaglieri proseguono per Tisoi, Mas e Le Roe per passare il ponte sul Cordevole tra Sedico e Bribano, ma giunge voce che il collegamento stia per essere interrotto dalle truppe in ritirata. Con una bicicletta fortunosamente rimediata lungo il tragitto, con un’affannosa pedalata un bersagliere riesce a raggiungere i genieri già intenti al minamento, convincendoli a ritardare l’esplosione per far transitare il reparto. Cos? avviene, e giunti a Feltre, dopo un breve riposo, sull'imbrunire del 12 novembre gli uomini di Pantano possono procedere per Arten. Imboccata la Val Brenta, verso Bassano, arrivano a Valstagna e per ferrovia, il giorno successivo, partono alla volta di Treviso dove, finalmente, in località Casier si accampano. Dopo aver riordinato i reparti ed inquadrato nuovi elementi, il 19° battaglione Bersaglieri viene inglobato nella 1ª Armata ed impegnato in Bassa Val Lagarina, tra Ala e Serravalle all’Adige, Passo Buole e Coni Zugna. Il 1° marzo del 1918 scende quindi a Coldogno per costituire col 5° battaglione la V brigata Bersaglieri con la quale si schiera a Cava Zuccherina fino al termine della guerra.
Il dopoguerra
Militare di carriera, Alvise Pantano terminerà il suo servizio nel 1933 andando in congedo col grado di Generale di Brigata. Per alcuni anni si dedicherà alla scrittura dei fatti accaduti ai suoi bersaglieri, affermando l´ingiustizia del silenzio calato sul coraggio e lo spirito di sacrificio da loro dimostrato. Morirà a Merano il 16 novembre del 1941.
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