Verdinois Alberto
Sottotenente
15ª / IV / 82° Brigata Torino
Nato il 29 febbraio 1892 a Trapani
Morto il 28 ottobre 1915 sul Settsass
Decorazioni
Medaglia d'Oro
Con intrepida energia, benché ferito da una scheggia di bomba a mano, tenne saldo il suo plotone presso i
reticolati avversari, sotto l'infuriare dell'improvviso ed intenso fuoco del nemico; sostituì immediatamente,
sui reticolati stessi, tre vedette cadute; fece compiere ripetutamente il brillamento dei tubi esplosivi e
mantenne, per tutta la notte, la difficile posizione, cooperando, il mattino seguente, all'assalto delle posizioni
avversarie. In altra circostanza, trovandosi senza comando di truppa, perchè adibito al altro incarico, e avendo
saputo che un battaglione era rimasto quasi privo di ufficiali, insistentemente chiese l'autorizzazione di
assumere il comando di qualche repartodel battaglione stesso. Ottenutala, attraversava un tratto di terreno battuto
da ogni sorta di proiettili ed accorreva presso i reticolati nemici. Assunto, ivi, il comando di una compagnia,
ritto, sotto le raffiche di fuoco, con la voce e coll'esempio animò i dipendenti all'attacco. Colpito una prima
volta, non si curò della ferita, ma, con maggiore lena ed ardimento, lanciò la truppa in avanti. Ferito una
seconda volta gravemente, rifiutò qualsiasi assistenza, e, sempre gridando: "avanti", e avanti spingendosi egli
stesso, colpito una terza volta mortalmente, cadde per non più rialzarsi: fulgido esempio di virtù militari.
Settsass, 24-28 ottobre 1915
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
Alberto nasce a Trapani il 29 febbraio del 1892 da Sofia ed Enrico Verdinois, ingegnere ed ispettore generale
del Genio Civile. Seguendo la famiglia nei suoi trasferimenti, prima a Palermo e quindi a Napoli, si diploma
con successo al Liceo Ginnasio Torquato Tasso di Roma. All’età di 21 anni viene ammesso alla scuola militare di
Modena e nel marzo del 1915 riceve i gadi da sottotenente. A Roma raggiunge la sede dell’82° reggimento di
fanteria al quale è stato assegnato ed alla soddisfazione per la sua nomina, si aggiunge quella della recente
concessione a suo parde dell’onorificenza di grand'ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro,
accordatagli in occasione del collocamento a riposo quando riveste il ruolo di Presidente di Sezione del
Consiglio Superiore del Lavori Pubblici.
La Grande Guerra
Nell’imminenza della dichiarazione di guerra contro l’Austria, alla metà di maggio del 1915, parte
da Roma e per Longarone e la Valle Zoldana raggiunge l’Alto Cordevole dove il 3 giugno la brigata
Torino si schiera fra Andraz, occupato il giorno 16, ed il Passo Giau. Prende parte alle prime
azioni contro gli sbarramenti dell’Alto Cordevole intesi alla conquista della cortina
Settsass–Monte Sief. I combattimenti si susseguono per parecchi giorni, senza portare comunque a
tangibili risultati, sia per la consistenza delle difese passive, sia per la tenace resistenza del
nemico. Le compagnie dell’82° fanteria avanzano in vari tratti fino a contatto col primo ordine di
reticolati, contro i quali però s’infrange la loro avanzata.
In quegli stessi giorni Alberto esprime le proprie sensazioni scrivendo a casa:
“Cara madre, La fede nella vittoria finale delle nostre armi è grandissima nei soldati e negli
ufficiali, perché siamo certi di essere ben guidati e bene organizzati; siamo certi di essere
forti. Ma è anche certo che le vittorie non si acquistano se non a caro prezzo. Conosco il mio
temperamento facile ad esaltarsi, ad entusiasmarsi. Chi sa che non sia io una vittima fra le tante
che ne farà la guerra? E se così fosse, perché rattristarsi? Perché disperarsi? Ah no, cara madre!
Se ti accadrà di leggere fra le colonne di un giornale, o fra le liste funebri che tuo figlio
Alberto è morto combattendo, no, non piangere; pensa che era quello il suo dovere di cittadino e di
soldato; pensa che quella è la morte degna di ogni italiano; pensa che tuo figlio è felice perché,
in un sublime momento di attaccamento al dovere ed alla Patria, ha saputo sugellare con la morte
sul campo di battaglia la sua giovane vita”.
La morte
Nel corso di un’offensiva per la conquista del tratto antistante la selletta a sud di Settsass, al
comando di uno del plotoni della 15ª compagnia, il 24 ottobre il sottotenente Alberto Verdinois si
lancia decisamente all’attacco risalendo il costone orientale del Monte Sief e con alcuni uomini
riesce a superare il primo ordine di reticolati ed a rafforzare, durante la notte, la posizione
raggiunta. Ferito da alcune schegge di bomba a mano, mantiene la calma e dirige l’opera di sfondamento
della seconda linea di fili spinati utilizzando tubi esplosivi coi quali apre alcuni varchi nelle
difese. Il mattino successivo partecipa quindi ai nuovi assalti alle trincee austriache, senza però
riuscire nell’intento di conquistarle. Due giorni più tardi, pur essendo stato assegnato ad altre
mansioni, assume volontariamente il comando della sua compagnia rimasta senza ufficiali e la conduce
all’assalto. Due volte ferito e colpito mortalmente una terza volta al petto, cade eroicamente nei
pressi della trincea nemica meritando la Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Sepolto nel cimitero di Andraz, il suo corpo sarà poco dopo tumulato presso il Sacrario Militare di
Pian dei Salesei ed a lui saranno intitolate vie cittadine nelle città di Trapani, Palermo e Napoli.
Il vecchio cimitero militare presso il castello di Andraz intitolato ad Alberto Verdinois
La lapide presente a Napoli, presso il n. 62 di Via G. Martucci, dove la famiglia Verdinois risiedette per qualche tempo
L’insegna stradale in Via Verdinois a Trapani
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Nato il 29 febbraio 1892 a Trapani
Morto il 28 ottobre 1915 sul Settsass
Decorazioni
Medaglia d'Oro
Con intrepida energia, benché ferito da una scheggia di bomba a mano, tenne saldo il suo plotone presso i reticolati avversari, sotto l'infuriare dell'improvviso ed intenso fuoco del nemico; sostituì immediatamente, sui reticolati stessi, tre vedette cadute; fece compiere ripetutamente il brillamento dei tubi esplosivi e mantenne, per tutta la notte, la difficile posizione, cooperando, il mattino seguente, all'assalto delle posizioni avversarie. In altra circostanza, trovandosi senza comando di truppa, perchè adibito al altro incarico, e avendo saputo che un battaglione era rimasto quasi privo di ufficiali, insistentemente chiese l'autorizzazione di assumere il comando di qualche repartodel battaglione stesso. Ottenutala, attraversava un tratto di terreno battuto da ogni sorta di proiettili ed accorreva presso i reticolati nemici. Assunto, ivi, il comando di una compagnia, ritto, sotto le raffiche di fuoco, con la voce e coll'esempio animò i dipendenti all'attacco. Colpito una prima volta, non si curò della ferita, ma, con maggiore lena ed ardimento, lanciò la truppa in avanti. Ferito una seconda volta gravemente, rifiutò qualsiasi assistenza, e, sempre gridando: "avanti", e avanti spingendosi egli stesso, colpito una terza volta mortalmente, cadde per non più rialzarsi: fulgido esempio di virtù militari.Settsass, 24-28 ottobre 1915
Note biografiche (Archivio Franco Licini)
Prima della guerra
Alberto nasce a Trapani il 29 febbraio del 1892 da Sofia ed Enrico Verdinois, ingegnere ed ispettore generale del Genio Civile. Seguendo la famiglia nei suoi trasferimenti, prima a Palermo e quindi a Napoli, si diploma con successo al Liceo Ginnasio Torquato Tasso di Roma. All’età di 21 anni viene ammesso alla scuola militare di Modena e nel marzo del 1915 riceve i gadi da sottotenente. A Roma raggiunge la sede dell’82° reggimento di fanteria al quale è stato assegnato ed alla soddisfazione per la sua nomina, si aggiunge quella della recente concessione a suo parde dell’onorificenza di grand'ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, accordatagli in occasione del collocamento a riposo quando riveste il ruolo di Presidente di Sezione del Consiglio Superiore del Lavori Pubblici.La Grande Guerra
Nell’imminenza della dichiarazione di guerra contro l’Austria, alla metà di maggio del 1915, parte da Roma e per Longarone e la Valle Zoldana raggiunge l’Alto Cordevole dove il 3 giugno la brigata Torino si schiera fra Andraz, occupato il giorno 16, ed il Passo Giau. Prende parte alle prime azioni contro gli sbarramenti dell’Alto Cordevole intesi alla conquista della cortina Settsass–Monte Sief. I combattimenti si susseguono per parecchi giorni, senza portare comunque a tangibili risultati, sia per la consistenza delle difese passive, sia per la tenace resistenza del nemico. Le compagnie dell’82° fanteria avanzano in vari tratti fino a contatto col primo ordine di reticolati, contro i quali però s’infrange la loro avanzata.In quegli stessi giorni Alberto esprime le proprie sensazioni scrivendo a casa: “Cara madre, La fede nella vittoria finale delle nostre armi è grandissima nei soldati e negli ufficiali, perché siamo certi di essere ben guidati e bene organizzati; siamo certi di essere forti. Ma è anche certo che le vittorie non si acquistano se non a caro prezzo. Conosco il mio temperamento facile ad esaltarsi, ad entusiasmarsi. Chi sa che non sia io una vittima fra le tante che ne farà la guerra? E se così fosse, perché rattristarsi? Perché disperarsi? Ah no, cara madre! Se ti accadrà di leggere fra le colonne di un giornale, o fra le liste funebri che tuo figlio Alberto è morto combattendo, no, non piangere; pensa che era quello il suo dovere di cittadino e di soldato; pensa che quella è la morte degna di ogni italiano; pensa che tuo figlio è felice perché, in un sublime momento di attaccamento al dovere ed alla Patria, ha saputo sugellare con la morte sul campo di battaglia la sua giovane vita”.
La morte
Nel corso di un’offensiva per la conquista del tratto antistante la selletta a sud di Settsass, al comando di uno del plotoni della 15ª compagnia, il 24 ottobre il sottotenente Alberto Verdinois si lancia decisamente all’attacco risalendo il costone orientale del Monte Sief e con alcuni uomini riesce a superare il primo ordine di reticolati ed a rafforzare, durante la notte, la posizione raggiunta. Ferito da alcune schegge di bomba a mano, mantiene la calma e dirige l’opera di sfondamento della seconda linea di fili spinati utilizzando tubi esplosivi coi quali apre alcuni varchi nelle difese. Il mattino successivo partecipa quindi ai nuovi assalti alle trincee austriache, senza però riuscire nell’intento di conquistarle. Due giorni più tardi, pur essendo stato assegnato ad altre mansioni, assume volontariamente il comando della sua compagnia rimasta senza ufficiali e la conduce all’assalto. Due volte ferito e colpito mortalmente una terza volta al petto, cade eroicamente nei pressi della trincea nemica meritando la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Sepolto nel cimitero di Andraz, il suo corpo sarà poco dopo tumulato presso il Sacrario Militare di Pian dei Salesei ed a lui saranno intitolate vie cittadine nelle città di Trapani, Palermo e Napoli.Il vecchio cimitero militare presso il castello di Andraz intitolato ad Alberto Verdinois
La lapide presente a Napoli, presso il n. 62 di Via G. Martucci, dove la famiglia Verdinois risiedette per qualche tempo
L’insegna stradale in Via Verdinois a Trapani
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